CITAZIONE (Marcus Tullius Cicero @ 14/1/2011, 09:35)
Caro Fulvio Dip,
anzitutto, i dati dei censimenti che ho riportato non li ho tratti per nulla dalla Rete informatica, ma dal libro di Luciano Monzali "Italiani di Dalmazia".
Il dominio austriaco determinò a partire dalla sua imposizione nel 1815 un rapido ed irreversibile tracollo della presenza italiana. Fu un genocidio silenzioso, documentato dagli stessi censimenti austriaci. Ancora ad inizio Ottocento gli Italiani erano nella regione 1/3 degli abitanti. Sotto la duplice pressione dello stato asburgico e dei nazionalisti slavi si ridussero sempre più:
1845 - 19.7%
1865 - 12,5%
1869 - 10,8%
1880 - 5,8%
1890 - 3,1%
1900 - 2,6%
1910 - 2,7%
E' bene precisare che ancora ad inizio del secolo XIX gli Italiani in Dalmazia rappresentavano almeno 1/3 dell'intera popolazione, malgrado la crescita numerica dell'elemento slavo nel corso del Settecento. Quindi L'Austria ha fatto scendere gli Italiani dàlmati da 1/3 a una percentuale enormemente più bassa.
Non vi è dubbio che i censimenti austriaci cercassero in ogni modo d'aumentare la presenza slava e diminuire quella italiana e difatti è certo che per ognuna delle date sopra indicate la presenza italiana fosse maggiore di quanto segnalata: tuttavia, è altrettanto indubbia che essa sia diminuita vertiginosamente in seguito all'azione congiunta della persecuzione austriaca e del nazionalismo slavo.
Se l'Austria avesse avuto tempo e modo, avrebbe germanizzato e slavizzato a forza anche il Veneto e la Lombardia ed anzi già Radetzky aveva ipotizzato misure di pulizia etnica contro le classi dirigenti di queste due regioni.
In quanto alle "giustificazioni" che tu porti, scrivendo che era "completamente normale" ciò che l'impero ha fatto, ho già spiegato perché Francesco Giuseppe abbia programmato un GENOCIDIO di Italiani, anche se non ho ancora iniziato a spiegare in quale modo lo abbia attuato. Per principio non entro mai in questioni etiche, perché di per sé estranee alla storia intesa quale conoscenza e comprensione della stessa: mi limito a far osservare senza polemica alcuna che, sulla base dei criteri che tu hai indicato, si potrebbe "giustificare" ogni misura genocida.
Cordiali saluti
nessuno vuole entrare in polemica con te.
i dati da te riportati sono stati presi dal libro di Monzali e riportati anche sulla wikipedia.
anche io come ti ho scritto nei miei due post ti sto spiegando perchè, fino al 1848, l'etnia italiana era preferita a quella slava, e anzi era una delle più ricche ed operose
(anche numericamente parlando, era la terza etnia dell'impero dopo tedeschi e ungheresi)
e poi dal 1866 invece divenne un etnia scomoda da eliminare.
non credo che chiunque, quindi anche Francesco Giuseppe, un giorno si sia alzato dal suo letto regale, abbia preso una mappa dell'impero, tirato una freccetta e visto quale etnia era il caso di eliminare dall'impero.
i motivi storici che ti ho elencato sopra, infatti poi portano anche al fatto che dal 1866 in poi, si preferì una componente slava ad una italiana nell'impero, da affiancare alle classiche austriache e magiare.
In soli 20 anni, l'italiano dall'esser la terza etnia dell'impero, e uno dei centri propulsivi ed economici, divenne una sacca di fermento, localizzata sola a trento e tra gorizia e pola, che se pur esigua numericamente, era quella che aveva i mezzi economici e culturali per sfasciare un impero che già si reggeva ormai sul solo prestigio della casata asburgica.
Quindi è ovvio, facendosi due conti, era l'etnia indiziata per esser eliminata dall'impero.
Ovviamente o si restituivano quei territori all'italia, o se non si voleva perderli bisognava eliminare fisicamente quel rimasuglio di componente italica dentro l'impero.
E mi sembra che questa situazione sia spiegata perfettamente anche nel libro di monzali che citi.
non avendo piu possibilità di espansione nella bassa germania, ne in alto italia, bisognava guardare ai balcani....quindi farsi amici la componente slava, contrapporre se possibile componente slava dell'impero a quella italiana e a quella serba.
una volta eliminata la componente italiana dell'impero, divenire una monachia tri-etnica tedesco-magiara-slava.
non mi sembra di aver detto nel mio posto precedente, cose cosi dissimili dal libro che citi tu. Anzi credo che qualsiasi amante della storia, con un minimo di senso critico, arrivi a comprendere benissimo che tipo di situazione c'era pre 1848, e come si è evoluta al 1866.
Sia guardando cosa è successo a nord dell'austria, sia a sud.
Senza contare che l'italia era un "doppio avversario" non solo reclamando parti dell'impero, ma era anche un concorrente alla corsa balcanica, sopratutto per il controllo dell'albania.
Quindi gli asburgo si trovavano da una parte uno stato italiano unitario e compatto che pretendeva i loro territori abitati da italiani, ed era anche un concorrente per il dominio dei balcani. Dall'altra ancora un cospicuo numero di italiani che premevano per una riunificazione all'italia, e rischiavano di far saltare i delicati equilibri inter etnici che reggevano il mosaico dell'impero Asburgico.
mentre per il trentino e la zona della bassa giulia e istria occidentale e del sud, la componente italiana era elevate e storicamente radicata, quindi per quanto ci si impegnasse, eliminare 700000 italiani , divisi quasi equamente per regione, era complicato, sopratutto per un motivo strategico.
Erano entrambi territori vicini all'italia, e quasta pulizia etnica avrebbe dato un casus belli all'italia.
Quindi etnocidio in quelle zone andava preparato in maniera silenziosa e che desse poco nell'occhio, e quindi voleva dire "su tempi lunghi" (difatti la popolazione italiana del trentino e della venezia giulia-istria dal 1866 al 1915 non aveva subito radicali cambiamenti etnici)
discorso diverso si poteva fare in dalmazia, staccata dall'italia, secolarmente multietnica, e una terra dove da sempre l'espansionismo slavo aveva messo gli occhi.
quindi li era molto più facile intervenire in questo senso.
Bastava mostrare ai pecoroni slavi del continente, come sulla costa dalmata si stava bene e si era ricchi, far credere che tutta la ricchezza era in mano agli italiani, e che i croati dalmati, che vivevano in pace con gli italiani integrandosi perfettamente gli uni con gli altri, erano dei collaborazionisti e traditori della patria.
Tra l'altro come ti ho detto, al 1918 si parlava di 60000-70000 italiani in dalmazia, su una popolazione complessiva di circa 600000 abitanti. Quindi la componente italiana si era mantenuta al 10% circa. E sopratutto in quelle stime, non si tiene conto di tutti i croati dalmati che simpatizzavano maggiormente per l'italia, che non per esser riuniti alla jugoslavia.
Insomma come detto anche da Occit@n, se ci fossero stati dei plebisciti in tutta la dalmazia, zone a forte componente croata avrebbero votato cmq per entrare in italia che non nel regno dei serbi croati e sloveni.
come ti ho detto se guardi gli avvenimenti dal 1848 al 1866 si capisce benissimo perchè l'etnia italiana da risorsa dell'impero era diventata un etnia da eliminare.
E non che questo diventi un motivo per giustificare pulizie etniche, ma non devi cadere nell'errore di valutare i metodi del 1860 circa, con al mentalità del 2011.
se no anche il piano per eliminare la componente tedesca dall'altoadige attuato sotto il regime fascista ha gli estremi per diventare un etnocidio, se non le misure per arginare la componente slovena nella venezia giulia.(che rispetto a quello che hanno fatto i titini è niente)
Poi come ti ho detto, se etnocidio è stato (ma vedendo i numeri almeno in trentino e venezia giulia non mi pare, in dalmazia la questione invece è più spinosa)
credo che lo stato austro ungarico, abbia pagato a sufficienza nel 1919.
Per il resto, cmq interessanto a leggere quale tipo di misure gli austriaci avevano in mente per eliminare quei 770000 italiani rimasti nei loro confini circa dal 1866 al 1915.