Web Analytics Made Easy - Statcounter
Forum Irredentismo e Nazionalismo italiano

Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento una pulizia etnica contro gli Italiani

« Older   Newer »
  Share  
Occit@n
view post Posted on 15/1/2011, 16:34     +1   -1




CITAZIONE (Pandrea @ 15/1/2011, 16:21) 
Bestie: e questi sarebbero i croati che sarebbero stati felici di un'annessione all'Italia?

Come puoi ben notare si parla nella quasi totalità di episodi avvenuti a Spalato, Traù e nelle isole meridionali.

In queste zone e soprattutto a Spalato il nazionalismo serbo-croato era altissimo.

Nazionalismo appoggiato dagli Asburgo che hanno sempre visto gli italiani di Dalmazia come degli irredentisti che minavano l'integrità dell'Impero.

La situazione era molto più calma nel nord della Dalmazia.

A Zara, Sebenico, Tenin, Arbe, e in tutto l'entroterra dalmata i croati (parlo dei contadini e dei ceti sociali più poveri) erano assai più filo-italiani che filo-serbi.

Nel 1919 quando venne creato il nuovo regno SHS e i croati oramai sapevano di finire sotto il dominio di Belgrado molti di loro cominciarono a vedere nell'annessione all'Italia una sorta di salvezza.

Visto che oramai era comunque sfumata la costituzione di uno stato croato per i croati dalmati era prefereibile essere italiani che non costretti in uno stato a preponderanza serba.

Tanto comunque tutti conoscevano l'italiano o il dialetto veneto ed erano sempre stati abituati alla convivenza.

 
Top
view post Posted on 15/1/2011, 18:39     +1   -1

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
4,814

Status:


CITAZIONE (Occit@n @ 15/1/2011, 16:34) 
CITAZIONE (Pandrea @ 15/1/2011, 16:21) 
Bestie: e questi sarebbero i croati che sarebbero stati felici di un'annessione all'Italia?

Come puoi ben notare si parla nella quasi totalità di episodi avvenuti a Spalato, Traù e nelle isole meridionali.

In queste zone e soprattutto a Spalato il nazionalismo serbo-croato era altissimo.

Nazionalismo appoggiato dagli Asburgo che hanno sempre visto gli italiani di Dalmazia come degli irredentisti che minavano l'integrità dell'Impero.

La situazione era molto più calma nel nord della Dalmazia.

A Zara, Sebenico, Tenin, Arbe, e in tutto l'entroterra dalmata i croati (parlo dei contadini e dei ceti sociali più poveri) erano assai più filo-italiani che filo-serbi.

Nel 1919 quando venne creato il nuovo regno SHS e i croati oramai sapevano di finire sotto il dominio di Belgrado molti di loro cominciarono a vedere nell'annessione all'Italia una sorta di salvezza.

Visto che oramai era comunque sfumata la costituzione di uno stato croato per i croati dalmati era prefereibile essere italiani che non costretti in uno stato a preponderanza serba.

Tanto comunque tutti conoscevano l'italiano o il dialetto veneto ed erano sempre stati abituati alla convivenza.

concordo con Occitan, e i dati presentati (ovviamente senza gli articoletti di cronaca del tempo) erano già stati discussi nel th "irredentismo".
sia io che Occit@an avevamo sottolineato, come nel sud della dalmazia continentale, la componente ultranazionalista croata, aizzata dai serbi, non solo era la maggioranza.
Ma era anche meglio organizzata.
Come avevamo sottolineato sopratutto a Spalato, lo zoccolo duro della componente ultranazionalista, aveva una organizzazione sociale degna di nota.
e non semplici tafferugli da facinorosi da stadio, che si creavano e disperdevano con la stessa facilità.

Credo che ne fossero a conoscenza anche i piani alti italiani, difatti nel patto di londra la zona trau-spalato non era "richiesta", ma solo le isole davanti per controllarne i porti.

come sottolinea Occit@an, i croati "italianizzati" si trovavano su una fascia costiera che andava da zara a sebenico, passando per tenin.

lo stesso per le isole, diciamo quasi tutte quel del nord, i croati erano maggiormente inclini a finire in italia che non sotto SHS.
se vogliamo una buona linea di demarcazione delle isole è che erano "pro italia" quasi tutte le isole da Lissa in su.
mentre tutte le isole del sud, erano fortemente pro SHS.

A nord solo l'isola grande di Pago, era pro SHS.
come diciamo a sud l'isola di curzola forse era pro italia.
 
Top
spartaco schergat
view post Posted on 15/1/2011, 21:03     +1   -1




E' appurato che nessun triestino ha sentimenti filo-asburgici. C'è soltanto qualche merda appartenente alla minoranza s'ciava che, non potendo chiedere l'annessione allo stato sloveno, si trincera dietro a questa maschera carnevalesca pur di dar contro all'Italia.
 
Top
Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 15/1/2011, 23:33     +1   -1




CITAZIONE (Occit@n @ 15/1/2011, 16:34) 
CITAZIONE (Pandrea @ 15/1/2011, 16:21) 
Bestie: e questi sarebbero i croati che sarebbero stati felici di un'annessione all'Italia?

Come puoi ben notare si parla nella quasi totalità di episodi avvenuti a Spalato, Traù e nelle isole meridionali.

In queste zone e soprattutto a Spalato il nazionalismo serbo-croato era altissimo.

Nazionalismo appoggiato dagli Asburgo che hanno sempre visto gli italiani di Dalmazia come degli irredentisti che minavano l'integrità dell'Impero.

La situazione era molto più calma nel nord della Dalmazia.

A Zara, Sebenico, Tenin, Arbe, e in tutto l'entroterra dalmata i croati (parlo dei contadini e dei ceti sociali più poveri) erano assai più filo-italiani che filo-serbi.

Nel 1919 quando venne creato il nuovo regno SHS e i croati oramai sapevano di finire sotto il dominio di Belgrado molti di loro cominciarono a vedere nell'annessione all'Italia una sorta di salvezza.

Visto che oramai era comunque sfumata la costituzione di uno stato croato per i croati dalmati era prefereibile essere italiani che non costretti in uno stato a preponderanza serba.

Tanto comunque tutti conoscevano l'italiano o il dialetto veneto ed erano sempre stati abituati alla convivenza.

Caro Occitan,
hai senz'altro ragione. Bisogna distinguere fra zona e zona, in una regione come la Dalmazia che ha avuto per secoli una struttura etnica incredibilmente intricata. Esistevano Italiani a tutti gli effetti e persone d’origine croata ma di lingua, cultura, senso d’identità italiane.
Tuttavia, la persecuzione contro gli Italiani di Dalmazia comprese ogni sua parte e località.



VIOLENZE CROATE NELLA DALMAZIA SETTENTRIONALE
A partire dal 1866 e dal diffondersi dell’odio italofobo fanatico propagandato dai nazionalisti Croati, presso questi ultimi divenne sempre più comune e diffuso l’atteggiamento ostile verso gli Italiani, che pure già esisteva in passato, anche grazie all'opera di personaggi come Jelacic ed alla predicazione italofoba del clero croato.
Le violenze croate furono frequenti anche nella parte settentrionale della Dalmazia, come appunto Zara, Sebenico ecc., ovvero le varie località che hai citato. Alcuni degli episodi più gravi anzi ebbero luogo proprio in queste città.
Si possono portare alcuni esempi:

-Il 31 luglio 1868, i nazionalisti Croati linciarono per strada 14 (quattordici) marinai Italiani della nave “Monzambano”, che si trovava nel comune di Sebenico, su invito delle autorità asburgiche e per partecipazione a lavori idrografici in zona.
-Il 13 febbraio 1870 il teatro comunale di Zara fu dato alle fiamme, sempre da nazionalisti Croati.
-L’8 marzo del 1870 una folla di Croati assalì gli abitanti di Zara in piazza della Signoria, nel cuore della città. I nazionalisti slavi aggredirono con mannaie, mazze e bastoni gli Italiani, disarmati e mentre si stavano recando a votare, provocando numerosi morti e molte decine di feriti, alcuni dei quali riportarono lesioni e traumi irreversibili.
-Nel 1898 le scuole italiane (interamente a carico delle associazioni italiane, poiché le autorità si rifiutavano d’insegnare la lingua e la cultura italiane nelle scuole pubbliche) di Zara e Sebenico furono assaltate a mano armata, sempre da nazionalisti Croati, che devastarono ed incendiarono i locali apportando danni gravissimi.

Come questi esempi dimostrano, le violenze contro gli Italiani erano comunque estese a tutta la Dalmazia, comprendendo anzi anche Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.



LA CONNIVENZA DEL GENERALE ASBURGICO RODICH CON LE VIOLENZE CROATE IN DALMAZIA
I Croati avevano organizzato, col pieno sostegno delle autorità pubbliche e la connivenza della polizia asburgica, degli organismi para-militari, camuffati da associazioni sportive. Infatti, il grande burattinaio della prima grande ondata di violenze contro gli Italiani in Dalmazia, dopo il 1866, fu il suo governatore, il Croato generale Rodich, che si prefiggeva sia di servire agli ordini di Francesco Giuseppe di compiere una pulizia etnica contro gli Italiani, sia di servire la causa del nazionalismo croato.
Il sindaco di Spalato, l’italiano Bajamonti, nel tentativo disperato ed inutile d’opporsi alla sistematica repressione e cancellazione dell’identità italiana tenne un durissimo discorso alla Camera dei deputati austriaca nel dicembre 1876''. Il deputato autonomista accusò apertamente il generale Rodich di avere reso Dalmazia una terra senza leggi e ordine, in cui i Croati erano liberi d’infliggere impunemente ogni violenza agli Italiani ed in cui l'amministrazione era asservita ai nazionalisti slavi.
Bajamonti affermò fra l’altro: “Noi non abbiamo governatore dappoiché il generale Rodich […] è un capo-partito che talvolta semina l'odio e le preferenze, l'ostracismo e il favoritismo, fino ad offendere la più istintiva delle virtù umane - il pudore”. Questi aveva aveva creato «un pascialato in uno 'Stato costituzionale», con l’obiettivo di «snaturare la Dalmazia, la quale naturalmente ritrae un carattere misto dalle due stirpi che la abitano, per darle un carattere prettamente slavo» (Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia, cit., p. 81)


http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.

Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:51
 
Top
Occit@n
view post Posted on 16/1/2011, 00:03     +1   -1




Che gli slavi ci abbiano sempre odiato è cosa risaputa.

Io mi riferivo principalmente al biennio di occupazione italiana della Dalmazia dalla fine del 1918 al 1920.

In questo periodo quando oramai era chiaro cha la Dalmazia sarebbe stata inglobata (Zara esclusa) con il neonato regno SHS, molti croati erano dalla nostra parte e non ne volevano sapere di finire sotto un regno serbo.

Lo stesso Monzali riporta la richiesta di occupazione di Sebenico rivolta a D'Annunzio a testimonianza del forte spirito italiano di quella città malgrado gli italiani fossero in minoranza.
 
Top
view post Posted on 16/1/2011, 00:12     +1   -1

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
4,814

Status:


il discorso che viene da chiedersi, dopo queste cose, è come i croati e sloveni si siano lasciati intortare a finire nel regno dei SHS.
evidentemente, credevano di poter controbattere, ai soprusi serbi.
Forse, e dico forse, fecero il fatale difetto di credersi superiori ai serbi, semplicemente perchè si credevano di aver assorbito tutto quello che c'era da assorbire dagli austriaci in tema di gestione del territorio.
Considerando i serbi poco più che dei pecorari retrogradi.
Grosso errore, un conto è prendersela con una minoranza di 70000 persone, un conto è poi trattare, con dei "cugini" che forse in quanti a metodi subdoli, sono stati peggio anche dei croati.

strano come a volte in pochi anni le carte si rigirano, da oppressori dell'etnia italiana, a finir oppressi dai serbi.
Un popolo anche facilmente influenzabile, prima dagli asburgo contro gli italiani, e poi nel 1940 dagli italiani contro i serbi.

boh non capisco, evidentemente pensavano di entrare dentro SHS come croazia, intesa come croazia+dalmazia+bosnia+erzegovina.
E invece detto fatto la bosnia erzegovina se la presero i serbi (come da patto iniziale che non prevedeva il regno SHS), anche se la mascherarono come regno indipendente.

e i croati si trovarono a far da paggetti ai serbi...

questo tanto per rimarcare una certa natura dei popoli slavi, che fino a quando c'è qualcuno che gli dice cosa bisogna fare (venezia,austria, tito) funziona tutto bene, poi appena li lasci soli, finiscono per fare scelte assurde e controproducenti, per loro stessi e per i loro vicini.

CITAZIONE (Occit@n @ 16/1/2011, 00:03) 
Che gli slavi ci abbiano sempre odiato è cosa risaputa.

Io mi riferivo principalmente al biennio di occupazione italiana della Dalmazia dalla fine del 1918 al 1920.

In questo periodo quando oramai era chiaro cha la Dalmazia sarebbe stata inglobata (Zara esclusa) con il neonato regno SHS, molti croati erano dalla nostra parte e non ne volevano sapere di finire sotto un regno serbo.

Lo stesso Monzali riporta la richiesta di occupazione di Sebenico rivolta a D'Annunzio a testimonianza del forte spirito italiano di quella città malgrado gli italiani fossero in minoranza.

Occit@an semplicemente la verità era questa, della dalmazia la parte con i soldi erano le grandi città sulla costa, zara, sebenico, tenin,trau e spalato.

qualsiasi abitante di quelle città, italiano o croato che sia stato, appena si rese conto che finendo sotto il regno dei SHS voleva dire stare dentro un regno non retrogrado, ma di più, e che immancabilmente i loro soldi sarebbero stati sperperati da quel regno, cercarono un disperato fuggi fuggi generale.

questo tanto per sottolineare quello che ho scritto prima, che a far i "grossi" con 70000 italiani e gli asburgo dietro le spalle erano capaci, quando capirono che SHS era una sottomissione alle serbia (che erano ben piu di 70000 miseri italiani), i croati dalmatini si fecero due conti...
e con la scusa che non erano ne della regione di Zagabria, ne della slavonia, provarono un ultimo disperato tentativo di o finire sotto l'italia con grande autonomia, o di finire come stato autonomo.

è simpatico notare, che la proposta dello stato autonomo, o confederazione di 5 città, fu naufraga proprio per zara, l'unica città sicura di finire in italia.
 
Top
Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 17/1/2011, 12:30     +1   -1




Proseguendo nell'argomento di questo filone di discussione, dopo aver accennato alle violenze, durature e massive, che coinvolsero la Dalmazia nel periodo 1866-1918 e che videro organismi para-militari di slavi accanirsi contro gli Italiani, indifesi e perseguitati anche dalla polizia, si può accennare brevemente a consimili operazioni compiute nella vicina Venezia Giulia. Esse videro sempre gli stessi attori: le autorità poliziesche austriache ed i nazionalisti slavi dediti a perseguitare gli Italiani.


ALCUNI ESEMPI DI VIOLENZE SLAVE IN VENEZIA GIULIA (1866-1918)
Furono innumerevoli le violenze slave, autorizzate ed appoggiate dal governo austro ungarico nella seconda metà dell'Ottocento. Si possono portare alcuni esempi di questo, senza alcun intento esaustivo, poiché il numero e la quantità delle violenze contro gli Italiani compiuto in Venezia Giulia ed in Dalmazia nel periodo 1866-1918 risulta davvero incalcolabile.

Ad esempio, a Trieste dal 10 al 12 luglio 1868, si ebbero violenze sugli Italiani da parte di reparti regolari dell’esercito austro-ungarico, costituite interamente da Sloveni. Questi, dopo aver udito discorsi incendiari di politici nazionalisti Sloveni, che predicavano contemporaneamente l’odio contro gli Italiani e gli Ebrei (tutti gli Ebrei triestini all’epoca erano degli irredentisti italiani), assalirono la popolazione indifesa di Trieste al grido di "morte agli italiani e agli ebrei maledetti". Infatti, come si spiegherà in seguito, il governo asburgico fomentava anche l'antisemitismo in funzione anti-italiana.
L’eccidio fu opera di militari slavi in forza nell'esercito austro-ungarico che assalirono ed uccisero civili italiani disarmati. Si ebbero tre morti: Rodolfo Parisi (ucciso con 26 colpi di baionetta), Francesco Sussa, Emifio Bernardini. Inoltre, furono gravemente feriti altri 21 Italiani: Ignazio Puppi, Giobatta Lucchini Giovanni Krammer, Pietro Bellafronte, Antonio Rustia. Emilio Rupnik, Edoardo Offacio, Giulio Cazzatura, Giacomo Katteri, Giuseppe Santinelli, Pietro Mosettig. Giovanni Stancich, Giuseppe Benporath della Comunità Ebraica cittadina, Teodoro Damillo. Nicolo Modretzky, Gaspare Hans, Giovanni Schmutz, Edgardo Rascovich, Angelo Crosato, Luigi Grusovin ed Ernesto Ehrenfreund,

Nel 1897 una turba di Croati, armati con fucili e strumenti agricoli, si radunò e giunse a stringere in un vero e proprio assedio la città italiana di Parenzo, senza alcun intervento delle autorità. Prima che i facinorosi si disperdessero fecero però in tempo a devastare le coltivazioni italiane attorno a Parenzo, a bruciare le case sparse, ed a sparare colpi di fucile contro le abitazioni cittadine.
Durante le elezioni era comune il ricorso alla violenza da parte degli Slavi, specie Croati, contro gli Italiani, il tutto con la connivenza delle autorità austriache. Violente ed intimidatorie manifestazioni di Slavi si svolgevano nelle città, al grido ripetuto più volte di Pri moru taljanski!: Al mare gli Italiani!
Durante le manifestazioni dei nazionalisti slavi i negozi degli Italiani venivano saccheggiati, Italiani stessi assaliti e malmenati. Nelle campagne le viti degli agricoltori Italiani erano tagliate dagli Slavi, il bestiame avvelenato o rubato.

Bersagli privilegiati delle violenze slave erano i giornali italiani, le associazioni sportive, le società di mutuo soccorso, le sedi della Lega nazionale: insomma, ogni possibile centro di aggregazione socio-culturale. Ad esempio, durante il periodo 1866-1914 si ebbero numerosi e ripetuti assalti ed incendi sloveni alle organizzazioni culturali e sociali italiane quali la Ginnastica Triestina, la Lega Nazionale, ed ai quotidiani Il Piccolo e l'Indipendente. La sede triestina del “Il Piccolo” fu assalita ed incendiata da una folla di Slavi xenofobi, senza che la polizia asburgica intervenisse, ma non fu un caso isolato. Diverse sedi di giornali italiani di Dalmazia furono devastate o date alle fiamme.
Oggetto frequentissimo delle violenze slave erano le scuole italiane. Per dare un esempio, basti dire che in un solo anno (1898) furono assaliti da nazionalisti sloveni o croati e gravemente danneggiati gli istituti scolastici di Santa Croce, Borgo Erizzo, Duino. Essi furono oggetto di autentici assalti a mano armata, seguiti da estese devastazioni.

L'operato delle organizzazioni paramilitari slave era quindi funzionale sia a seminare un clima di terrore negli Italiani, sia a danneggiarli economicamente ed ad impedirne la trasmissione della propria cultura.


http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.


Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:52
 
Top
view post Posted on 21/1/2011, 12:56     +1   -1

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
4,814

Status:


CITAZIONE (IfixTzen @ 21/1/2011, 11:27) 
Consiglio; http:// criminiitaliani.click-page.net/

eccone un altro...
qui su questo forum, che considero abbastanza elevato in quanto "onesta intellettuale". Ben sappiamo cosa abbiamo fatto noi in quelle zone.
quello che si sta cercando di capire è cosa hanno fatto a noi in quelle stesse zone.
E di capire quale è stato il fondamento storico che ha fatto scattare incomprensioni in zone multiculturali come la venezia-giulia, l'istria e la dalmazia.

i brani riportati da Marcus, è semplicemente cronaca di cosa accadeva al tempo in quelle zone, sotto Vienna, e di come è stata foraggiato un certo "odio raziale" da entrambe le parti, sia da parte slava, che di conseguenza da parte italiana.

tutto per dirti che non si sceglie a caso, tirando una freccetta sulla mappa di una regione, un etnia da contrastare e ghettizzare.

magari leggendo questi brani, si riesce a capire meglio poi il motivo dell'escalation di violenza che si è registrato in quelle zone, sia da parte italiana sugli slavi, sia da parte slava sugli italiani.

PS a te piace gabriel Pontello?
 
Top
Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 21/1/2011, 13:05     +1   -1




Caro FulvioDip,
secondo me personaggi come quello (quasi sicuramente il solito clone) devono soltanto essere ignorati. Il loro intento è quello d'impedire che si discuta d'argomenti loro sgraditi, trascinando la discussione altrove.
Io suggerirei di segnalarli subito alla Direzione e per il resto d'evitarli.
Come diceva il Poeta: "Fama di loro il mondo esser non lassa, misericordia e giustizia li sdegna, non ragioniam di loro, ma guarda e passa".

Cordiali saluti
 
Top
usop
view post Posted on 21/1/2011, 13:05     +1   -1




a questo signore non interessa l'analisi storica.....cosa che si è sempre rifiutato di fare...per lui esisto solo il regime fascista nella storia del confine orientale....vagli a far capire che il fascismo non è mica sempre esistito,e che la conflittualiata tra etnie diverse e la questione balcanica esiste da secoli....
 
Top
Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 21/1/2011, 13:10     +1   -1




Reinserisco qui il mio intervento precedente non per monotona ripetizione, ma per riprendere il filo del discorso, che l'intervento del solito troll, del tutto disinteressato all'analisi storica, ha tentato di spezzare, con l'intento di trascinare altrove la discussione, fuori da un tema a lui sgradito.


LA PROPAGANDA ANTISEMITA DELL’IMPERO ASBURGICO IN FUNZIONE ANTI-ITALIANA
I molti studi di Leon Poliakov, l'autore di gran lunga più importante sul sorgere dell'antisemitismo moderno, documentano le radici anzitutto germaniche dell’ideologia antisemita, con epicentro proprio a Vienna. La documentazione al riguardo è amplissima, più di quanto si possa immaginare, e l'antisemitismo era giunto in Austria ad una ramificazione ed estensione che appaiono oggigiorno quasi incredibili. (cfr ad esempio Il mito ariano : saggio sulle origini del nazismo e dei nazionalismi, Roma 1999). Il borgomastro di Vienna, Karl Lueger, propose un modello di antisemitismo che era destinato anche a riunificare nell’ostilità contro gli ebrei le varie etnie dell’impero, fornendogli un “capro espiatorio” ed un “nemico” (immaginario) da combattere sotto la guida dell’imperatore. La morte prematura di Lueger fu definita fatale per le sorti dell’impero asburgico quando l’assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo, poiché egli con la sua ideologia razzista stava cercando d’appianare i violenti contrasti sociali e nazionali veicolandoli all’odio antisemita. Al contrario, in Italia l’antisemitismo fu quasi sconosciuto sino alle leggi razziali del 1938, e comunque assolutamente minoritario e neppure lontanamente paragonabile a quello austriaco (Cfr al riguardo gli studi di F. Levi, di Renzo De Felice ecc.).
La lotta contro l'italianità nella Venezia Giulia si servì di una molteplicità di strumenti, fra cui anche la diffusione e la propagazione dell’antisemitismo.

La numerosa colonia ebraica triestina, venutasi formando a partire dagli inizi del ‘700, sebbene fosse di provenienza tedesca conosce una rapida e fortissima italianizzazione, riscontrabile nell’uso della lingua, negli abiti, nella scelta dei nomi, nell’educazione dei figli: bisogna ricordare come l’ebraismo italiano, a differenza di quello d’altri paesi, specialmente dell’Europa orientale, si sia sempre segnalato per una ben maggiore integrazione col tessuto sociale e culturale della circostante comunità cristiana. Alcuni discendenti degli ebrei immigrati divengono anzi irredentisti.
Il forte patriottismo italiano degli askenazi giulio-veneti si può ritrovare nella figura di Giorgio Liuzzi, ebreo di religione, che poco dopo la prima guerra mondiale aderisce convintamente al fascismo, divenendo anzi un generale della Milizia e partecipando in questa veste alla guerra di Spagna. Negli anni Trenta egli scrive una sorta di manifesto rivolto ai suoi correligionari, nel quale li invita non ad abbandonare la propria religione (a cui egli stesso aderiva), bensì a considerarsi tutti e convintamente italiani. Dopo la guerra, Liuzzi prosegue la propria carriera militare, sino a divenire capo di stato maggiore dell’esercito.
Il “caso” degli ebrei tedeschi immigrati a Trieste e ben presto italianizzatisi fornisce un ulteriore esempio di come la cultura italiana fosse capace d’estendere il proprio influsso ben oltre il gruppo nazionale d’appartenenza, costituendo anzi la “koiné” degli abitanti della Venezia-Giulia.
Nel periodo 1866-1918 i numerosi ebrei italiani residenti a Trieste erano praticamente tutti d’idee patriottiche ed irredentiste ed anzi fortemente presenti nella “Lega Nazionale”, l’associazione che tentava di difendere gli Italiani dall’oppressione asburgica.

La strategia utilizzata dal governo asburgico sul piano strettamente politico (poiché si faceva anche largo ricorso ad altri mezzi, inclusa la violenza di massa ed organizzata) contro la Lega Nazionale e l’irredentismo italiano fu quella già sperimentata a Vienna con grande successo, che comprendeva la diffusione dell’anti-semitismo e la presentazione dell’impero quale “baluardo cattolico”. (su questo e su quanto segue, cfr. G. Valdevit, Chiesa e lotte nazionali: il caso di Trieste (1850-1919), Udine 1979, pp. 202, 224-228. 235-244, 260)
Questo piano appariva ai funzionari asburgici sembrava perfettamente adatto allo scopo in quanto rivolta contro un movimento liberal-nazionale italiano in cui era forte la componente giudaica ed anche quella massonica, anch’essa coinvolta nella medesima demonizzazione da parte della propaganda governativa. Ma quanto era riuscito facilmente al Lueger, a Vienna, non ebbe alcun successo a Trieste.
La reazione venne a mancare per un largo ordine di motivi, ma anzitutto Trieste, città italiana in cui mancava del tutto una mentalità antisemita ed in cui anzi gli ebrei erano bene accetti ed integrati (come si è spiegato sopra), non recepì affatto la propaganda asburgica dell’odio anti-ebraico.
Tale propaganda antiebraica ebbe invece un notevole successo presso i nazionalisti sloveni e croati. Questi ultimi, costituiti da popoli di storia molto recente e quasi privi di una tradizione letteraria, avevano un movimento nazionale dominato dal proprio clero, il quale, all’interno della struttura istituzionale dell’impero asburgico, era costituito di fatto da funzionari imperiali. Numerosi preti nazionalisti slavi si misero di buona lena a predicare l’antisemitismo, poiché in questo modo potevano contemporaneamente compiacere l’imperatore Francesco Giuseppe e servire la causa del proprio nazionalismo, essendo gli ebrei triestini tutti italiani.
La loro azione ebbe successo presso i nazionalisti slavi sia per xenofobia pura e semplice, sia per ostilità economica e sociale, essendo la ricca e colta borghesia italiana invidiata dalle masse dei poverissimi contadini sloveni e croati.
Scrive lo storico Almerigo Apollonio nella sua opera Libertà, Autonomia, Nazionalità - Trieste, l'Istria e il Goriziano nell'Impero di Francesco Giuseppe 1848-70: “ Gli ebrei italiani e gli ebrei triestini di origine italiana furono quindi sostenitori naturali del liberalismo e del movimento unitario italiano, che a quei principi liberali si ispirava.”. Egli poi aggiunge che “Non c'è alcun sintomo a Trieste, in città, di un antisemitismo tra le classi medie o popolari per tutto il XIX e XX secolo. Negli anni dopo il 1866 notiamo invece forti accenni di ispirazione o tono antisemita nelle campagne del contado triestino e negli stessi sobborghi.” Si trattava delle zone abitate dagli slavi. Infatti, spiega Apollonio, “tale accentuazione antisemita sarebbe sorta e si sarebbe sviluppata parallelamente ad un crescente sentimento di astio anticittadino. Il "cittadino", occupato negli affari e negli uffici, sarebbe diventato anzi, nell'immaginario degli abitanti del "territorio", l'ebreo per antonomasia”, parte del “motivo propagandistico del cittadino filoitaliano e antidinastico” che il governo asburgico cercava in ogni modo di diffondere.

Le conseguenze della propaganda antisemita asburgica, recepita dai nazionalisti slavi, furono spesso tragiche.
Ad esempio, a Trieste dal 10 al 12 luglio 1868, si ebbero violenze sugli Italiani da parte di reparti regolari dell’esercito austro-ungarico, costituite interamente da Sloveni. Questi, dopo aver udito discorsi incendiari di politici nazionalisti Sloveni, che predicavano contemporaneamente l’odio contro gli Italiani e gli Ebrei (tutti gli Ebrei triestini all’epoca erano degli irredentisti italiani), assalirono la popolazione indifesa di Trieste al grido di "morte agli italiani e agli ebrei maledetti".
L’eccidio fu opera di militari slavi in uniforme asburgica che assalirono ed uccisero civili italiani disarmati. Si ebbero tre morti: Rodolfo Parisi (ucciso con 26 colpi di baionetta), Francesco Sussa, Emifio Bernardini. Inoltre, furono gravemente feriti altri 21 Italiani: Ignazio Puppi, Giobatta Lucchini Giovanni Krammer, Pietro Bellafronte, Antonio Rustia. Emilio Rupnik, Edoardo Offacio, Giulio Cazzatura, Giacomo Katteri, Giuseppe Santinelli, Pietro Mosettig. Giovanni Stancich, Giuseppe Benporath della Comunità Ebraica cittadina, Teodoro Damillo. Nicolo Modretzky, Gaspare Hans, Giovanni Schmutz, Edgardo Rascovich, Angelo Crosato, Luigi Grusovin ed Ernesto Ehrenfreund.

In realtà, al di là dei singoli episodi, l'antisemitismo in Venezia Giulia si diffuse fortemente presso gli slavi, divenendo quasi parte integrante dell'ostilità nazionalistica contro gli italiani, proprio perché gli ebrei locali erano tutti italiani ed irredentisti. Antisemitismo ed anti-italianesimo furono così quasi sinonimi presso gli ambienti dei nazionalisti slavi della Venezia Giulia asburgica.

http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.


Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:52
 
Top
view post Posted on 21/1/2011, 14:14     +1   +1   -1
Avatar

Soldier

Group:
Member
Posts:
7,802

Status:


Un altro esempio, l'ennesimo, di come non si possa in alcun modo conciliare il cattolicesimo con l'unità nazionale. Mi spiego, un conto è rimanere indifferenti di fronte alla religione, un conto è, come negli ultimi decenni, fare attiva politica "cattolica", poiché questo significa inevitabilmente fare attiva politica anti italiana. Ecco che il liberalismo nazionale è l'unica ancora e cemento di coesione per la nazione, purtroppo riservata necessariamente ad una elité intellettuale, noi in Italia non potremo mai avere un cemento nazionale "di massa" come quello religioso, poiché per noi, a differenza dei francesi, degli spagnoli, degli slavi occidentali, o degli austriaci, il cattolicesimo ha un territorio in casa ed esso non può rinunciare a perseguire la sua politica di potenza temporale, è nello stato delle cose. E questo, a cascata, comporta tutta una serie di cose: snazionalizzazione delle masse (mentre altro le incita a nazionalizzarsi magari, e spesso in funzione stessa antiitaliana), rinuncia a perseguire gli interessi nazionale, visti spesso in conflitto con quelli della santa sede, ecc.
Purtroppo non ci sono alternative, fin tanto esisterà una sede apostolica dotata di struttura gerarchica e addirittura un territorio, essa eserciterà un potere che è politico, non pastorale come potrebbe esercitarlo un semplice sinodo metodista e riformato, quindi dovremmo guardarci da esso ed allearci politicamente con tutte le forze ad essa ostili o comunque indisponibili a vederla risorgere in potenza.
 
Top
view post Posted on 21/1/2011, 14:43     +1   -1

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
4,814

Status:


CITAZIONE (_Raziel_ @ 21/1/2011, 14:14) 
Un altro esempio, l'ennesimo, di come non si possa in alcun modo conciliare il cattolicesimo con l'unità nazionale. Mi spiego, un conto è rimanere indifferenti di fronte alla religione, un conto è, come negli ultimi decenni, fare attiva politica "cattolica", poiché questo significa inevitabilmente fare attiva politica anti italiana. Ecco che il liberalismo nazionale è l'unica ancora e cemento di coesione per la nazione, purtroppo riservata necessariamente ad una elité intellettuale, noi in Italia non potremo mai avere un cemento nazionale "di massa" come quello religioso, poiché per noi, a differenza dei francesi, degli spagnoli, degli slavi occidentali, o degli austriaci, il cattolicesimo ha un territorio in casa ed esso non può rinunciare a perseguire la sua politica di potenza temporale, è nello stato delle cose. E questo, a cascata, comporta tutta una serie di cose: snazionalizzazione delle masse (mentre altro le incita a nazionalizzarsi magari, e spesso in funzione stessa antiitaliana), rinuncia a perseguire gli interessi nazionale, visti spesso in conflitto con quelli della santa sede, ecc.
Purtroppo non ci sono alternative, fin tanto esisterà una sede apostolica dotata di struttura gerarchica e addirittura un territorio, essa eserciterà un potere che è politico, non pastorale come potrebbe esercitarlo un semplice sinodo metodista e riformato, quindi dovremmo guardarci da esso ed allearci politicamente con tutte le forze ad essa ostili o comunque indisponibili a vederla risorgere in potenza.

Raziel, il giro della Frittata è che essendo i primi "difensori della Fede" da un certo "lustro" alla nazione.
certo in tempo di seria escalation religiosa, una specie di scenario simil crociate moderno, questo fomenterebbe ed anzi unirebbe la nazione proprio sotto l'egida dei difensori della santa sede e della Fede.
In tempo di pace, invece escono fuori i problemi che dici tu, il tutto coaudiuvato da una nostra certa classe politica, che appena può si cala le brage davanti al solito cardinale che non perde occasione di parlare come un politico, e non semplicemente dare "indicazioni" teologiche su come la pensa la santa sede e le istituzioni cattoliche.

Purtroppo sempre per la triste dualismo che noi italiani non riusciamo a scollarci, se sei comunista non puoi esser cattolico (e chi lo dice?), se dei di destra, devi esser a tutti i costi cattolico protestante (e chi lo dice).

Dovremmo imparare che l'orientamento religioso, deve essere assolutamente slegato dall'orientamento politico.

non dico di diventare falsi perbenisti come la Francia (tutti i uguali per loro, siamo tutti francesi, uniti sotto la francia e non sotto la religione, e poi trattano come hanno trattato, gente nata in francia da 2 o 3 generazioni, e che vengono dalle loro amate colonie di mezzo mondo), ma avere la forza, ogni tanto, di dire "NO" alla santa sede.

CITAZIONE (Marcus Tullius Cicero @ 21/1/2011, 13:05)
Caro FulvioDip,
secondo me personaggi come quello (quasi sicuramente il solito clone) devono soltanto essere ignorati. Il loro intento è quello d'impedire che si discuta d'argomenti loro sgraditi, trascinando la discussione altrove.
Io suggerirei di segnalarli subito alla Direzione e per il resto d'evitarli.
Come diceva il Poeta: "Fama di loro il mondo esser non lassa, misericordia e giustizia li sdegna, non ragioniam di loro, ma guarda e passa".

Cordiali saluti

CITAZIONE (usop @ 21/1/2011, 13:05) 
a questo signore non interessa l'analisi storica.....cosa che si è sempre rifiutato di fare...per lui esisto solo il regime fascista nella storia del confine orientale....vagli a far capire che il fascismo non è mica sempre esistito,e che la conflittualiata tra etnie diverse e la questione balcanica esiste da secoli....

uno spera sempre che parlando in toni civili, al gente cambi idea :wn2k:
(anche se è una causa persa)
 
Top
view post Posted on 21/1/2011, 22:31     +1   +1   -1
Avatar

Soldier

Group:
Member
Posts:
7,802

Status:


non mi risulta che in piena prima o seconda crociata, con tutta la galvanizzazione religiosa che c'era, ciò abbia minimamente favorito l'unità nazionale, anzi, guai a chi, potentato italiano o perfino l'impero che certo non era spinto da motivazioni nazionali, avesse "osato" pestare i piedi alla santa sede con tanti uomini armati sparsi in europa con una croce cucita sulla tunica.
 
Top
view post Posted on 22/1/2011, 02:23     +1   -1

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
4,814

Status:


CITAZIONE (_Raziel_ @ 21/1/2011, 22:31) 
non mi risulta che in piena prima o seconda crociata, con tutta la galvanizzazione religiosa che c'era, ciò abbia minimamente favorito l'unità nazionale, anzi, guai a chi, potentato italiano o perfino l'impero che certo non era spinto da motivazioni nazionali, avesse "osato" pestare i piedi alla santa sede con tanti uomini armati sparsi in europa con una croce cucita sulla tunica.

ho parlato di scenario "simil crociata moderno".
non di prima o seconda crociata, insomma mi sembrava ben chiaro.

all'epoca della prima o seconda crociata, l'italia come nazione unita manco si sapeva cosa fosse.
se è per questo non era formata nemmeno la spagna, e la francia stava si e no trovando la sua prima reale unità nazionale.
forse l'unico grande stato europeo già mediamente formato era l'inghilterra.
che ancora aveva i suoi problemi con scozia e galles.
insomma intorno all'anno 1000-1100 gli stati nazionali nemmeno si sapeva cosa fossero, forse esisteva giusto qualche protostato moderno.
 
Top
168 replies since 13/1/2011, 17:47   8497 views
  Share