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Forum Irredentismo e Nazionalismo italiano

Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento una pulizia etnica contro gli Italiani

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Pandrea
view post Posted on 25/1/2011, 02:44     +1   -1




CITAZIONE (FulvioDip @ 22/1/2011, 02:23) 
CITAZIONE (_Raziel_ @ 21/1/2011, 22:31) 
non mi risulta che in piena prima o seconda crociata, con tutta la galvanizzazione religiosa che c'era, ciò abbia minimamente favorito l'unità nazionale, anzi, guai a chi, potentato italiano o perfino l'impero che certo non era spinto da motivazioni nazionali, avesse "osato" pestare i piedi alla santa sede con tanti uomini armati sparsi in europa con una croce cucita sulla tunica.

all'epoca della prima o seconda crociata, l'italia come nazione unita manco si sapeva cosa fosse.
se è per questo non era formata nemmeno la spagna, e la francia stava si e no trovando la sua prima reale unità nazionale.
forse l'unico grande stato europeo già mediamente formato era l'inghilterra.
che ancora aveva i suoi problemi con scozia e galles.
insomma intorno all'anno 1000-1100 gli stati nazionali nemmeno si sapeva cosa fossero, forse esisteva giusto qualche protostato moderno.

Su questo argomento, consiglio a tutti il libro di Stefano Gasparri "Prima delle nazioni: popoli, etnie e regni dall'antichità al Medioevo", proprio sui cambiamenti medievali che sconvolsero la cartina etnica europa come mai prima e mai dopo, nonchè sulla formazione dei primi embrioni degli stati nazionali
 
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rector
view post Posted on 25/1/2011, 17:58     +1   -1




Sempre nella regola che voi ne sapete piu' di me, faccio notare che il primo senso di stato o nazione fu quello degli Italici Romani, purtoppo poi assoldarono barbari stranieri nelle loro file e tutto crollo' in rovina [ un po come succede oggi nel football Italiano] :italia:

 
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view post Posted on 25/1/2011, 18:29     +1   -1

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CITAZIONE (rector @ 25/1/2011, 17:58) 
Sempre nella regola che voi ne sapete piu' di me, faccio notare che il primo senso di stato o nazione fu quello degli Italici Romani, purtoppo poi assoldarono barbari stranieri nelle loro file e tutto crollo' in rovina [ un po come succede oggi nel football Italiano] :italia:

in questo devo correggerti però.
I Romani avevano un concetto di "Urbe" e non di Stato.
Diciamo avevano una metalità molto Federale per certe cose, e una mentalità molto _Urbecentrica per altre.

il Caso lampante che nona vessero un concetto di "nazione" o appartenenza Italia, fu l'ostinarsi a difender le province quali gallia e spagna, invece di "fare il passo indietro", cioè far della difesa dell'italia il fulcro centrale.
e il non accettare che potevano resistere anche "menomati" nella sola italia.
Come ho detto per loro esisteva il concetto UrbeCentrico, che il loro non era un impero, ne una nazione, era "tutta" la città di Roma.
Quando si presentavano non si presentavano come "impero Romano", ma semplicemente come "Roma".

Quindi non avendo il concetto di nazione, per l'italia, per loro era normale andar a difendere le colonie romane in gallia e spagna, semplicemente perchè per loro quella era Roma, come l'urbe.

Se avessero avuto un senso di stato "nazionale" legato esclusivamente all'italia, e quindi "preferenziale" verso una certa regione, sta sicuro che tutto il potenziale bellico stanziato tra gallia e spagna e nord africa, sarebbe tornato in italia a difesa.

insomma avrebbero fatto una scelta preferenziale "italica" che non hanno fatto.


Forse i primi a introdurre il concetto di "stato" furono proprio i barbari, o meglio i barbari latinizzati, che rigettarono le vecchie culture barbare e si stanziarono con orgoglio nelle nuove terre, orgogliosi di esser diventati eredi "dei latini".

infatti con probabilità una delle svolte della storia italica si trova proprio nell rifiuto di Flavio Oreste di fare un terzo delle terre italiche ad Odoacre.

con probabilità se questo fosse successo, anche l'italia avrebbe preso la strada di "regno romano-barbarico", e forse avremmo avuto un unità di italia con qualche secolo di anticipo.

a parte l'ucronia, il tutto per sottolinearti come i Romani, avevano un senso Urbecentrico esteso, e dell'italia come regione di nascita, ma non ne avevano come "patria preferenziale".


lo stesso la semplicistica nazione che l'impero romano crollo per i barbari assoldati è ormai credo superata.
anzi i barbari assoldati erano quelli più fedeli all'ideale di Roma avendolo visto da sempre come inarrivabile.

il problema di fondo è che a certi eventi della natura non puoi mettere freno con le armi, e a certe migrazioni di popolazione sono praticamente inarrestabili con l'esercito.

quello che sfascio l'impero fu in primis uno stato di guerra perpetuo, che di fatto, assorbiva tutte le casse dello stato.


Certo però c'è da dire , che verso la fine della repubblica, un lento movimento di "nazionalizzazione" dell'italia stava avvenendo, ma poi le ingenti conquiste imperiali, fecero si che il binomio Roma-Italia che si stava iniziando a Creare, diventasse Roma-Impero.
Però un leggero abbozzo di questo binomio verso la fine della repubblica si stava creando.



Lo stesso impero d'oriente, dopo Giustiniano, ritrovo grande propulsione economica e culturale, quando si arrese alle incessanti invasioni dei barbari ed arabi.
accetto di perdere terre ricche come la siria ed egitto, e la panonia.
e divenne un impero che controllava grosso modo i terriotori dell'odierna grecia e turchia, con tutto l'egeo.
semplicemente perchè avevano un impero culturalmente compatto di lingua greca, e una forte impronta religiosa cristiana ortodossa.
 
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Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 28/1/2011, 09:38     +1   -1




Colgo l'occasione della Giornata della Memoria e dell'argomento dell'antisemitismo propagandato dall'impero asburgico in funzione anti-italiana per un breve excursus storico: la politica nazista in Venezia Giulia. Essa infatti ricalcò nella sostanza la linea già tracciata dalla politica imperiale.
Essa dimostra infatti la continuità fra regime imperiale e III Reich nelle finalità e nei metodi di cancellazione della presenza italiana in Venezia Giulia e nel perseguimenti di una politica filo-slava.




CONTINUITA' FRA LA POLITICA ASBURGICA E QUELLA NAZISTA IN VENEZIA GIULIA

L’invasione nazista conferma il legame, già riscontrato in precedenza, fra i progetti e le finalità di distruzione della italianità della Venezia Giulia dei nazionalisti Tedeschi e dei nazionalisti Slavi, ossia la loro alleanza.
Come si è già diffusamente ricordato in precedenza, nel periodo dell’occupazione asburgica della Venezia Giulia l’amministrazione austriaca si era alleata di fatto con i nazionalisti Slavi al fine di distruggere l’italianità della Venezia Giulia, avendo deciso Francesco Giuseppe di “procedere alla germanizzazione e slavizzazione” della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell’Alto Adige “con energia e senza riguardo alcuno”.
L’operato dei nazisti nella seconda guerra mondiale attesta la continuità di tale programma, compiuto secondo modalità analoghe: espulsioni di Italiani, immigrazione di Slavi, germanizzazione e slavizzazione delle scuole, della toponomastica ecc., e naturalmente lager e massacri.
I nazisti che promossero tali azioni erano praticamente tutti Austriaci ed in massima parte ex amministratori asburgici, e nel proprio bagaglio ideologico attingevano direttamente alla mentalità dell’Austria imperiale. Anzi, Hitler stesso, che si preoccupò personalmente della ri-costituzione dell’unità amministrativa cosiddetta del “Litorale adriatico”, oltre ad essere un Austriaco in Venezia Giulia non faceva che riproporre progetti e finalità già propri alle autorità imperial-regie.
La stessa “soluzione finale” in Venezia Giulia ricalcò strettamente le orme dell’amministrazione asburgica, che già aveva cercato di diffondervi l’antisemitismo, strumentalmente alla propria politica anti-italiana.
Inoltre, a rafforzare il parallelismo, sia nel periodo dell’occupazione asburgica, sia in quello dell’occupazione nazista, i nazionalisti Slavi, appoggiati e favoriti dal governo austro-germanico (di fatto austriaco in entrambi i regimi), si allearono con quest’ultimo contro gli Italiani.
Come si era ricordato in precedenza, la stessa formazione del nazionalismo sloveno e croato avviene durante il dominio asburgico ed in parte in sua conseguenza, con strumentalizzazione anti-italiana. Similmente, è sempre all’era asburgica che risale un’alleanza di fatto fra l’amministrazione imperiale ed i nazionalisti Slavi in Venezia Giulia, oltre al progetto di germanizzare e slavizzare la regione.
Si ritrova pertanto una grande continuità storica, sia per i metodi, sia per le finalità, nell’azione dei nazionalisti Austriaci e Slavi in Venezia Giulia, dal periodo asburgico a quello nazista.

Dopo l’8 settembre il III Reich attuò il progetto, già anteriore, di creazione di due “Länder” dipendenti da Berlino; l’uno comprendente il Trentino e l'Alto Adige, l'altro il Friuli e la Venezia Giulia. Il 10 settembre, la Cancelleria del Reich decideva ufficialmente la costituzione dell'Alpenvorland con capitale Bolzano e dell'Adriatisches Küsteriland con capitale Trieste, rispettivamente affidati al Gauleiter del Tirolo Franz Hofer, ed al Gauleiter della Carinzia Friedrich Rainer. In tal modo, il 15 ottobre 1943 nasceva ufficialmente l'Adriatisches Küstenland che comprendeva Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume inclusi i territori di Buccari, Ciabar, Casta e Veglia.
Sin dagli inizi, ed in modo sistematico, emerse come questa ripartizione amministrativa, inglobata nel III Reich, perseguisse un chiaro progetto di de-italianizzazione dei territori occupati, di cui era parte integrante l’idea di procedere ad una slavizzazione.


Germanizzazione e slavizzazione dell’amministrazione.
Gli incarichi più importanti della regione furono affidati abitualmente ad ex funzionari asburgici che già avevano amministrato la Venezia Giulia sotto dominio imperiale. Vi furono però alcune, apparenti, eccezioni, fra cui particolarmente significativa quella del generale delle SS Odilo Globocnik, un austro-tedesco con origini in parte slovene (il cognome Globocnik è appunto sloveno), nato e cresciuto a Trieste sotto il dominio asburgico, che fu incaricato anche di procedere alla deportazione degli Ebrei che vivevano in Venezia Giulia. Inoltre, ai funzionari italiani in subordine, che rimasero al loro posto per esigenze amministrative, furono regolamente affiancati altri di origine tedesca e slava.


Germanizzazione e slavizzazione della toponomastica, dell’insegnamento, della lingua ufficiale
Inoltre, il nazista Rainer provvedè a germanizzare e slavizzare la toponomastica, l’insegnamento, le lingue ufficiali.
Già il nome scelto dai tedeschi per la nuova regione aveva allarmato i cittadini giuliani, poiché Adriatisches Küstenland (“Litorale austriaco”, termine quanto mai arbitrario, non avendo i germanofoni mai superato il 5% del totale degli abitanti della Venezia Giulia neppure durante il dominio austriaco, per di più quasi tutti militari o funzionari in servizio temporaneo) era infatti lo stesso nome che indicava quella zona ai tempi del dominio asburgico.
Inoltre, il Gauleiter dispose che le lingue tedesca e slava tornassero ad essere lingue ufficiali e la loro conoscenza fu resa indispensabile nei concorsi e nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Ancora, egli le reintrodusse nelle scuole di ogni ordine e grado.
Parimenti, il Rainer finanziò ed appoggiò i sedicenti “circoli culturali” sloveni e croati, oltre che i giornali e le pubblicazioni in queste lingue.


Tricolore proibito, monumenti italiani distrutti

Ogni segno esteriore della presenza italiana nel cosiddetto “Litorale austriaco” venne gradualmente cancellato. Fu addirittura proibita l’esposizione del tricolore e questo provvedimento giunse a colpire le insegne dei reparti militari della RSI che operavano al fianco dei tedeschi nella regione. Non fu però proibito ai reparti militari slavi, formati da Sloveni e Croati provenienti dalle aree transalpine, di adoperare le proprie insegne.
Persino i monumenti italiani della regione furono distrutti. A Capodistria quello dedicato a Nazario Sauro fu abbattuto, mentre a Gorizia il monumento dedicato ai caduti italiani della prima guerra mondiale fu fatto saltare in aria da un gruppo di Slavi, che agì sotto la protezione delle SS.


Espulsioni e deportazioni di Italiani, immigrazione di Slavi

Il regime nazista provvedè inoltre ad espellere un buon numero di “cittadini della RSI” (il cosiddetto “Litorale austriaco” hitleriano non era infatti compreso nella repubblica sociale), ed ad imporre rigide restrizioni al movimento degli Italiani che volessero recarsi nei territori inglobati nel Reich. Inoltre, provvide a massicce deportazioni di Italiani nei campi di concentramento, anzitutto, ma non esclusivamente di Ebrei Italiani.
Al contempo, il Globocnik si fece promotore di una immigrazione di Slavi dalla Slovenia e dalla Croazia nella Venezia Giulia. Egli addirittura sviluppò un progetto di far stanziare nel Goriziano, in Carnia e nell'Alto Friuli i Cosacchi, alleati dei Tedeschi, dell'atamano Piotr Krassnoff (autore del noto libro Dall'Aquila imperiale alla Bandiera Rossa). Circa 15.000 uomini seguiti dalle rispettive famiglie si videro affidare un territorio fra Venezia Giulia e Friuli a cui fu data la denominazione di Kosakenland.


Cancellazione dei reparti militari italiani ed attribuzione di competenze a reparti di nazionalisti slavi
Ignorando le proteste del governo di Salò, il Globocnik una volta assunto l'incarico dispose che i cittadini della regione fossero esentati dal servizio militare nella RSI, con il chiaro intento d’impedire una formazione di reparti militari italiani nella regione.
Le unità fasciste presenti in Venezia Giulia furono raggruppate nella «Milizia Difesa Territoriale» (MDT), salvo i carabinieri e la Guardia di finanza cui erano affidati compiti diversi. La MDT operava alle dipendenze del comando SS ed era inquadrata nella Landschutz, la polizia territoriale di cui facevano parte, anche le varie formazioni di slavi che si erano alleati con i tedeschi.


L'aggressività anti-italiana dei reparti slavi ed il tacito assenso dei nazisti
Le diverse formazioni di Slavi che operavano in Venezia Giulia sotto comando tedesco erano alquanto differenziate: cetnici serbi, ustascia croati, domobranci sloveni, belagardisti d’ispirazione cattolica, varie formazioni di altri movimenti politico-militari sorti dal marasma della guerra civile jugoslava.
Per quel che qui interessa, si devono fare subito due osservazioni in proposito. In primo luogo, questi vari reparti di Slavi era in lotta intestina tra loro, e sovente si avevano degli scontri, malgrado fossero tutti alleati dei Tedeschi. Tuttavia, sebbene in conflitto reciproco, queste varie unità slave facevano sempre fronte comune contro gli Italiani. In secondo luogo, il generale delle SS Odilo Globognik e più in generale le autorità germaniche non ostacolavano affatto gli atti di violenza degli Slavi ai loro ordini contro gli Italiani.
Il funzionario della RSI in visita nei territori occupati da Hitler riferiva a Salò che «Grazie alla politica […] praticata dai tedeschi sloveni e croati trovano il modo di manifestare tangibilmente il loro odio secolare contro gli italiani. […] Armati per combattere i partigiani comunisti, essi svolgono al contrario tutta la loro attività nel combattere gli italiani perché tali».


http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.

Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:55
 
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Pandrea
view post Posted on 28/1/2011, 19:48     +1   -1




Quanta storia nascosta e segreta si scopre leggendo questo forum. Altro che "poveri sloveni mangiati vivi da Mussolini in persona".

P.S. Fonti?

Edited by Pandrea - 28/1/2011, 19:52
 
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view post Posted on 28/1/2011, 19:52     +1   -1
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Apprendere che la pulizia etnica degli italiani nell'impero asburgico era disposta addirittura dai massimi livelli e, soprattutto, leggere tutti quegli episodi di cronaca contro gli italiani in Dalmazia ad opera dei nazionalisti slavi è impressionante...... :[:

Mi chiedo: ma di queste violenze l'opinione pubblica italiana ne era al corrente? Voglio dire, la popolazione dibatteva sull'intervenire o meno nella prima guerra mondiale limitandosi a discutere circa l'ottenimento di Trento e Trieste o invece si parlava anche dei gravissimi rischi che gli italiani rimasti sotto l'impero austroungarico stavano correndo, così che l'intervento in guerra sarebbe stato un "male necessario"??? :lolasd:
Ho l'impressione che la prima opzione sia quella esatta: se così è stato un peccato, perché denunciando fortemente le persecuzioni contro gli italiani d'oltreconfine forse non solo si sarebbe evitata la spaccatura fra interventisti e neutrali (credo che molti di quest'ultimi avrebbero cambiato idea) ma soprattutto la questione del confine orientale poteva già essere diffusa allora e probabilmente sarebbe stato un forte elemento di coscienza nazionale, magari fino ai giorni nostri......temo sia stata una grande occassione perduta! :[:
 
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usop
view post Posted on 28/1/2011, 21:41     +1   -1




un po difficile se pensiamo come ha fatto notare gia il buon marcus tullio che il governo italiano evito scrupolosamente di legarsi in qualche modo agli ambienti irredentisti per non urtare gli 'alleati ' della triplice....basti ricordare come fu osteggiato ad esempio oberdan quando era in italia prima di tentare il colpo contro l'imperatore
 
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view post Posted on 29/1/2011, 21:43     +1   -1

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CITAZIONE (Irrto @ 28/1/2011, 19:52) 
Apprendere che la pulizia etnica degli italiani nell'impero asburgico era disposta addirittura dai massimi livelli e, soprattutto, leggere tutti quegli episodi di cronaca contro gli italiani in Dalmazia ad opera dei nazionalisti slavi è impressionante...... :[:

Mi chiedo: ma di queste violenze l'opinione pubblica italiana ne era al corrente? Voglio dire, la popolazione dibatteva sull'intervenire o meno nella prima guerra mondiale limitandosi a discutere circa l'ottenimento di Trento e Trieste o invece si parlava anche dei gravissimi rischi che gli italiani rimasti sotto l'impero austroungarico stavano correndo, così che l'intervento in guerra sarebbe stato un "male necessario"??? :lolasd:
Ho l'impressione che la prima opzione sia quella esatta: se così è stato un peccato, perché denunciando fortemente le persecuzioni contro gli italiani d'oltreconfine forse non solo si sarebbe evitata la spaccatura fra interventisti e neutrali (credo che molti di quest'ultimi avrebbero cambiato idea) ma soprattutto la questione del confine orientale poteva già essere diffusa allora e probabilmente sarebbe stato un forte elemento di coscienza nazionale, magari fino ai giorni nostri......temo sia stata una grande occassione perduta! :[:

guarda che non pensassero a questo si è visto anche nei trattati del 1919.
dove pur di prendersi postumina con 0 italiani, perchè + sicuro, si preferì perdere tutta la dalmazia.

il discorso è che si voleva trento (inteso fino al brennero) perchè era l'ultimo tassello della trincea alpina

e si voleva prendere trieste anche perchè era il + grande porto dell'adriatico.

oltre che per la presenza etnica.

assicurati questi due, allora poi si poteva trattare su tutto.
 
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Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 3/2/2011, 12:57     +1   -1




CITAZIONE (Pandrea @ 28/1/2011, 19:48) 
Quanta storia nascosta e segreta si scopre leggendo questo forum. Altro che "poveri sloveni mangiati vivi da Mussolini in persona".

P.S. Fonti?

Hai ragione, scusa. Fornisco ora la bibliografia sulla continuità fra politica asburgica e nazista nella volontà di cancellare l'italianità della Venezia Giulia e nel favorire invece la componente slava.



CONSIDERAZIONI BIBLIOGRAFICHE SULLA CONTINUITA' FRA ASBURGO E III REICH NEL DOMINIO DELLA VENEZIA GIULIA

Come si è spiegato nel mio intervento precedente, la politica di Hitler verso la Venezia Giulia in particolare, e l'Italia nord-orientale in generale, era ispirata direttamente alle tradizioni politiche e culturali dell'impero asburgico, il che certo non sorprende essendo egli cresciuto nella Vienna di Francesco Giuseppe e del borgomastro Karl Lueger, forse il più importante politico anti-semita precedente Hitler stesso.
Si riportano qui alcune brevi indicazioni bibliografiche.

1) Sulla vita di Hitler, in particolare, per ciò che qui interessa, per il ruolo di Vienna nella formazione del suo anti-semitismo, naturalmente l'opera di Joachim Fest, "Hitler, una biografia". Milano 1976
Sull'argomento si deve ancora ricordare la già citata opera di Leon Poliakov, “Storia dell’antisemitismo”, Milano Sansoni.

2) Sul soggetto specifico dell'occupazione nazista della Venezia Giulia manca (da quel che so) una monografia completa e pienamente attendibile. Esistono comunque dei lavori apprezzabili, come quello di E. Collotti, Il Litorale Adriatico nel Nuovo Ordine Europeo 1943-1945, , Milano 1974, in cui si spiega la continuità (di persone, metodi e fini) fra Asburgo e III Reich nell'amministrazione del cosiddetto "Adriatische Kustenland", cioè la Venezia Giulia
Dello stesso autore, cfr. anche Enzo Collotti, L'amministrazione tedesca dell'Italia occupata 1943-1945, Milano 1963
Cfr anche G. Fogar, Trieste in guerra. Gli anni 1943-1945, Trieste 1997

3) Sull'alleanza fra nazisti e Slavi in funzione anti-italiana, quale esplicita ripresa della politica asburgica, tratta, fra gli altri, l'ottimo lavoro di M. Cattaruzza,L’Italia e il confine orientale, il Mulino, Bologna 2007
Cfr ancora sull'argomento suddetto A. Sema, "Bandenkampf: resistenza e controguerriglia al confine orientale", Gorizia 2003, in cui segnala, fra l'altro, l'evidente preferenza dei nazisti per le unità militari di nazionalisti Slavi anziché per quelle di Italiani nelle operazioni di contro-guerriglia e simili, e più in generale il sostegno dato ai primi a discapito dei secondi.

4) Sono molto interessanti sul tema del programma hitleriano anche le osservazioni di Renzo De Felice, rintracciabili in "Mussolini l'alleato", Torino 1990, in cui si diffonde sui progetti hitleriani di annessione dell'Italia nord-orientale e le reticenze ed ambiguità dinanzi ad un Mussolini ormai quasi impotente

5) Sulla Risiera di San Sabba, la figura dell'austro-sloveno Globocnik, le SS Slave e le radici dell'odio anti-semita di Austriaci e nazionalisti Sloveni e Croati, risalente alla cultura anti-semitica viennese, diffusa propagandisticamente dall'amministrazione asburgica cfr. anche T. Matta, La Risiera di San Sabba: realtà e memoria di un Lager nazista a Trieste, in A.L. Carlotti (a cura
di), Italia 1939-1945. Storia e memoria, Vita e pensiero, Milano 1996
A. Scalpelli (a cura di), San Sabba. Istruttoria del processo per il Lager della Risiera, Trieste 1996
Stefan Sundhaussen, "Adriatische Kustenland. Hitler und Balkankrieg", Wiesbaden 1981

6) In generale, sulla politica nazista in Venezia Giulia, cfr. ancora R. Spazzali, Sotto la Todt. Affari, servizio obbligatorio del lavoro,
deportazioni nella Zona d’Operazioni “Litorale Adriatico”
, Gorizia 1995
K. Stuhlpfarrer, "Le zone d'operazioni Prealpi e Litorale Adriatico", Gorizia 1979.

Naturalmente, il sottoscritto con questo brevissimo elenco vuole solo fornire alcune elementari indicazioni bibliografiche, senza alcuna pretesa esaustiva

In breve: come si è spiegato in precedenza, gli Asburgo progettavano di distruggere l'italianità della Venezia Giulia, alleandosi con i nazionalisti slavi, da Vienna stessa foraggiati. Hitler non fece che riprendere tale progetto, con gli stessi metodi: deportazioni, uccisioni, germanizzazione e slavizzazione culturali ecc.



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Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:55
 
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Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 3/2/2011, 13:40     +1   -1




L’ECCIDIO DI CASTELNUOVO DEL GARDA
Prima di tornare all’argomento vero e proprio di questo filone di discussione, ovvero il tentativo d’annientare sistematicamente la popolazione italiana nelle regioni del Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia, compiuto dal regime asburgico nel periodo 1866-1918, si porta qui un breve excursus storico rivolto al passato, per ricordare come già nel periodo delle guerre risorgimentali gli Austriaci si fossero distinti per la loro estrema ferocia nei confronti delle popolazioni italiane.
Quello di Castelnuovo del Garda, un piccolo villaggio lombardo i cui abitanti furono tutti uccisi dalle truppe di Radetzky per rappresaglia, è soltanto uno dei moltissimi episodi analoghi che ebbero luogo da parte dei reparti asburgici nella lunga fase delle guerre risorgimentali.
I massacri compiuti su inermi durante le Cinque Giornate di Milano, gli ordini del generale Haynau durante le Dieci Giornate di Brescia d’incendiare ogni casa da cui si fossero compiuti atti ostili e di fucilare indistintamente tutti i suoi abitanti (vecchi, donne e bambini inclusi), il durissimo assedio di Venezia stremata da bombardamenti a tappeto, dalla fame e dalla pestilenza sono soltanto i più noti nel lunghissimo elenco di carneficine di civili compiuto dai reparti militari asburgici nel periodo 1820-1866.

L’11 aprile 1848 un gruppo di circa 400 volontari Lombardi insorti si attestò nel villaggio di Castelnuovo del Garda, in attesa delle avanguardie dell’esercito piemontese. Radetzky, approfittando del fatto che queste ultime erano ancora piuttosto lontane, inviò una forte colonna di 4000 uomini, al comando del generale principe Thurn und Taxis, membro della più alta aristocrazia imperiale.
Questi dapprima sottopose il piccolo villaggio, in cui si erano barricati i volontari, ad un massiccio bombardamento con l’artiglieria, poi ordinò un attacco che, vista la sproporzione delle forze, costrinse alla ritirata i volontari.
Dopo che questi furono costretti ad abbandonare il campo, le truppe asburgiche, in conformità agli ordini ricevuti da Radetzky, uccisero tutti gli abitanti di Castelnuovo, tranne quelli che fecero in tempo a fuggire: si ebbero così 113 vittime. Scrive Piero Pieri nel suo capolavoro Storia militare del Risorgimento (Torino 1962, p. 319): “Il villaggio è dato alle fiamme: le truppe austriache vogliono dare un esempio che distolga le popolazioni dal favorire piemontesi e insorti; e ben 113 persone, tra cui vecchi, donne, bambini in gran numero, sono massacrati o muoiono fra le fiamme!” Fatto ciò il villaggio fu dato alle fiamme. La chiesa stessa venne profanata e le donne giovani prima di essere uccise furono stuprate.
Dopo questa impresa, le truppe asburgiche il 12 aprile furono fatte rientrare a Verona, sede del grosso delle forze austriache, venendo fatte sfilare con grande evidenza per tutta la città assieme al bottino che aveva raccolto, per intimidire i cittadini. Il 13 aprile il feldmaresciallo Radetzky, noto per la sua verbosità retorica, indirizzò un proclama ai sudditi, in cui spiegava che quanto era accaduto a Castelnuovo del Garda era conseguenza della “ribellione” e che egli non poteva impedire che simili “conseguenze” (ovvero la rappresaglia) si verificassero. Questo proclama era chiaramente una minaccia destinata agli Italiani: chi fosse insorto od anche solo avesse appoggiato gli insorti avrebbe subito la stessa sorte.

Per dare un'idea delle dimensioni degli eccidi austriaci durante il periodo risorgimentale basti ricordare che nel solo anno 1852, in cui l'impero si trovava in pace e non in guerra, vi furono 3609 condanne a morte nel solo Lombardo Veneto.



http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.

Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:56
 
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view post Posted on 3/2/2011, 19:09     +1   -1

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bèh l'ultimo caso, mi sembra più una normale cronaca di un fatto di guerra nell'ottica di sedare una rivolta nel territorio, che qualcosa più votato all'eradicazione dell'etnia italiana, come gli altri interessanti articoli.
 
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Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 3/2/2011, 20:41     +1   -1




Certamente è soltanto un episodio e deve essere inquadrato all'interno della logica di guerra, anziché nel progetto di sistematica cancellazione dell'italianità in intere regioni. Infatti è stato riportato solo come excursus dall'argomento principale, per ricordare come il governo austriaco si servisse di misure fortemente repressive contro gli Italiani da molti decenni, anche se il piano di pulizia etnica è stato formulato esplicitamente soltanto nel 1866.
Radetkzy però lo aveva teorizzato già in precedenza sia per la Dalmazia, sia per lo stesso Lombardo-Veneto, anche se la sua proposta non aveva ottenuto al momento approvazione.
 
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view post Posted on 3/2/2011, 22:46     +1   -1

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CITAZIONE (Marcus Tullius Cicero @ 3/2/2011, 20:41) 
Certamente è soltanto un episodio e deve essere inquadrato all'interno della logica di guerra, anziché nel progetto di sistematica cancellazione dell'italianità in intere regioni. Infatti è stato riportato solo come excursus dall'argomento principale, per ricordare come il governo austriaco si servisse di misure fortemente repressive contro gli Italiani da molti decenni, anche se il piano di pulizia etnica è stato formulato esplicitamente soltanto nel 1866.
Radetkzy però lo aveva teorizzato già in precedenza sia per la Dalmazia, sia per lo stesso Lombardo-Veneto, anche se la sua proposta non aveva ottenuto al momento approvazione.

si infatti all'epoca ancora non vie era un "italia" che reclamasse territori, e agli austriaci faceva comodo la ricchezza del lombardo veneto.
quindi per quanto dure potevano esser le misure repressive, erano sempre circoscritte a casi di esempio per la popolazione che non la cosa sistematica.
ironia della sorte, è stata proprio la nasciata dell'italia, e della sua automatica scelta di "nemico giurato" nell'austria, a far peggiorare tristemente le condizioni della popolazione italiana nel resto dell'impero Asburgico
 
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Marcus Tullius Cicero
view post Posted on 6/2/2011, 00:11     +1   -1




LA CANCELLAZIONE DEI NOMI E COGNOMI ITALIANI

La slavizzazione o germanizzazione dei nomi e cognomi italiani in Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia fu parte integrante del tentativo asburgico di germanizzare e slavizzare queste terre. L’Austria si servì in questo anche dei sacerdoti cattolici slavi. Il legame fra trono ed altare era stretto nell’impero e gli ecclesiastici erano in una certa misura funzionari imperiali. Inoltre, Sloveni e Croati, privi di una vera classe dirigente per la loro storica grande debolezza culturale, politica ed economica, ebbero per tutto il secolo XIX i capi del proprio movimento nazionalista proprio preti e vescovi.
Nell’anno 1900 nella diocesi di Trieste-Capodistria vi erano 100 preti italiani contro 189 slavi, neanche la metà dei quali originaria, ma importata dall’interno nell’intento di slavizzare anche religiosamente la regione. I parroci istriani e dalmati, che erano per la maggior parte di etnia slava in seguito alle precise istruzioni imperiali, cominciarono sin dal 1866 una falsificazione anagrafica che andrà avanti per decenni. Poiché nell’impero asburgico, erroneamente ritenuto un esempio di ottima amministrazione, i compiti dell’ufficio anagrafe erano ancora delegati ai parroci (secondo una prassi scomparsa da tempo negli altri stati europei), i sacerdoti slavi poterono intraprendere la falsificazione dei registri di battesimo e di matrimonio, con la slavizzazione dei nomi e dei cognomi latini ed italiani.
Scrive al riguardo Attilio Tamaro in Le condizioni degli italiani soggetti all'Austria nella Venezia Giulia e nella Dalmazia, Roma, G. Bertero, 1915:
“Cooperavano a questo sistema di snaturamento dei lineamenti storici ed etnici della Regione Giulia e della Dalmazia i preti. I vescovi delle provincie, fuorché quello di Parenzo, ligio però con cieca devozione al Governo austriaco, erano tutti slavi, per espressa volontà di Vienna. Come tali, per mezzo dei seminari vescovili e per mezzo delle loro relazioni con le provincie dell'interno, aumentarono con grande intensità la produzione di sacerdoti slavi e, approfittando dello scarso numero di preti italiani che le provincie potevano dare, empirono con quelli tutte le parrocchie, anche le italiane."
Questo aveva gravi conseguente, poiché i parroci all'epoca tenevano in Austria i registri anagrafici. I sacerdoti slavi, iccuranti delle proteste degli abitanti e "forti della protezione del Governo, con cui erano organicamente collegati nell'opera e nel fine, slavizzarono i cognomi nei libri delle nascite, in quelli matrímoníalí ed in quelli delle morti.” (op. cit.). L'obiettivo, spiega questo autore, era d'ottenere dei dati statistici che dessero l'impressione che non vi fossero Italiani o che fossero in graduale estinzione.
L’opera di slavizzazione forzata dei nomi e cognomi italiani ad opera del clero slavo, con la connivenza delle autorità austriache, è documentata minuziosamente nello studio di Alois Lasciac intitolato Erinnerungen aus meiner eamtencarrière in Österreich in den Jahren 1881 – 1918 (Trieste 1939). Il dottor Alois Lasciac, d’origine austriaca, era stato Vicepresidente della Luogotenenza imperial regia di Trieste ed Presidente della Commissione amministrativa del Margraviato (Marca) d’Istria: egli quindi era stato un alto funzionario austriaco dell’amministrazione asburgica.
Durante la sua attività nell’isola di Lussinpiccolo egli potè testimoniare che il clero locale, tutto croato nonostante la popolazione fosse in grande maggioranza italiana, falsificava i nomi e cognomi degli abitanti. Egli dedica un intero capitolo della sua opera proprio a tale argomento: Verstümmelung der Familiennamen in den Pfarrmatriken (Storpiatura dei cognomi nei registri). Lasciac segnala che l’antichissimo uso delle forme latine e venete per designare i nomi e cognomi degli abitanti locali era stato intenzionalmente sovvertito dai sacerdoti croati nei registri delle nascite, i matrimoni, le morti, slavizzando l’onomastica degli Italiani di Lussinpiccolo. Egli, che all’epoca era commissario imperial-regio, impose il ripristino della grafia originari, al che i nazionalisti Croati risposero facendo ricorso al governo centrale viennese. Lasciac conclude la sua narrazione di questa vicenda dicendo che l’intervento del parlamento di Vienna concesse tolleranza a questa arbitraria modifica dei nomi e cognomi, che negli archivi parrocchiali, aventi nell’impero funzioni di anagrafe statale, vennero ad essere trasformati in forma slava, in contrasto con la loro esistenza plurisecolare in forma italiana.
Furono numerose le pubbliche denunce dell’operato del clero slavo, compiuto con la tolleranza o l’aperto sostegno delle autorità asburgiche. Nel 1877 il deputato istriano al Parlamento di Vienna Francesco Sbisà presentò un’interrogazione denunciando la slavizzazione di nomi e cognomi italiani. Nel 1897 il linguista rovignese Matteo Bartoli parlò di 20.000 nomi modificati, in particolar modo nelle isole di Cherso, Lussino e Veglia, quasi totalmente abitate da italiani. Nel 1905, nel corso di una seduta alla Dieta Istriana, il deputato albonese, avvocato Pietro Ghersa, denunciò, attraverso una vasta documentazione derivante da lunghe ricerche, l'opera del governo che aveva fatto connivenza per la slavizzazione di circa 20.000 cognomi italiani nell'intera provincia istriana. Si noti che le ricerche di Bartoli e Ghersa erano state separate fra loro e che le prime riguardavano principalmente le isole del Carnaro, le seconde invece la penisola istriana, per di più in due periodi differenti. La cifra di 20.000 cognomi italiani slavizzati, segnalata da entrambi, deve quindi essere riferita ad aree per lo più differenti e risultare pertanto inferiore al totale delle sole regioni dell’Istria e del Carnaro.

Si noti comunque che i dati sopra segnalati, riguardanti i cognomi italiani slavizzati a forza in Istria, sono largamente incompleti per questa regione stessa, poiché numerosi altri furono modificati senza essere poi ripristinati nella forma originaria. Inoltre, queste pratiche avvennero anche nelle altre parti della Venezia Giulia, in Dalmazia e, tramite germanizzazione, in Trentino ed in Alto Adige.


http://patriottismo.forumcommunity.net/?t=42882887.

Edited by Marcus Tullius Cicero - 27/7/2012, 15:57
 
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robydeumago
view post Posted on 7/2/2011, 23:55     +1   -1




come dicono gli austro marxista e i cosidetti nostalgici anti italiani

L'austria era un paese ordinato ....a combattere l'italianità(questo lo aggiungo io)

nessun accenno a quello che subivano i patrioti nostrani

anche in questo caso la solita ipocrisia...
 
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168 replies since 13/1/2011, 17:47   8497 views
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