| CITAZIONE (enniodiprinzio @ 15/10/2012, 23:54) CITAZIONE (simon1971 @ 15/10/2012, 13:47) L'area di maggior intelleggibilta' e' senz'altro quella che raggruppa due/isole linguistiche separate tra loro.proprio dalla presenza del ligure.Ossia l'area centrale Italiana, nella quale si possono raggruppare (e non me ne vogliano i filologi educati sui libri e non sul campo!)il Toscano, l'umbro, il marchigiano tipo (escludendo i dialetti galloitalici e di tipo meridionale della frontiera)e il laziale (con l'eslusipone dell'area di lingua napoletana tra Gaeta e Sora), il Corso (ma solo in minima parte quello del Sud e il Gallurese),daun lato e l'area Catalano-occitanica dall'altro. Queste sono le aree con maggior affinita' con l'Italiano standard.Vengono poi l'area iberica e in seguito quella sarda e meridionale italiana.E da ultimo, in quanto incomprensibili per l'italiano standard vi sono l'area francese (con cui vi e' una minima compresnione, solo nello scritto, giacche' la scrittura non ha dopo di un certo momento, quando si e' creato l'accademia della lINGUA, continuato a seguire l'evoluzione della lingua),galloitalica, ladina, e rumena.
ps:per quel che riguarda il romanesco e il basso laziale, l'affinita' con l'italiano non e' originale, bensi un risultato recente, con la toscanizzazione del vernacolo romano avvenuta dal XVI sec. in poi. precedentemente vi si parlava un dialetto di tipo meridionale, a m,eta via tra Abruzzese e campano. Sicuramente andrò in OT però questa cosa sul romanesco meridionale e molto interessante e l'avevo già sentita anni fa in televisione,oltre a leggerla nell'unico libro di linguistica che ho letto e citato un paio di interventi fà(Devoto-Giacomelli).Varrebbe la pena di farne un thread a parte,perchè è fondamentale per capire la natura stessa del latino parlato a Roma in epoca classica(di cui io sono all'oscuro). Innanzi tutto una piccola precisazione,bisogna aggiungere ai dialetti mediani anche il dialetto aquilano (cfr.Wikipedia) che appartiene linguisticamente al centro Italia (nella parte strettamente inerente la città ed il suo circondario a nord di essa-tutto il resto della provincia a sud-est a cominciare da certe frazioni della città parla un dialetto che mediano non è più,così come ad est di Tagliacozzo).Questo dipende dalla stirpe sabina di quei popoli abruzzesi,mentre il resto era di stirpe sabellica. Questo mi fa fare anche un'altra considerazione,se è vero che a Roma prima dei papi medicei si parlava un dialetto meridionale,perchè nei dintorni di essa,la Sabina appunto,il dialetto è sempre stato di tipo centrale?Faccio alcune ipotesi: 1)Roma aveva in epoca classica di partenza un latino che se non avesse avuto massicci apporti dei coloni campani avrebbe sviluppato un dialetto di tipo centrale nel medioevo,ma l'apporto continuo di gente dalla Campania felix ha finito per meridionalizzare il suo idioma. 2)Gli immediati dintorni di Roma,almeno fino ad una certa distanza si meridionalizzarono,influenzati da essa,ma poi per lo stesso motivo ritornarono ai dialetti centrali nel XVI SEC. 3)Tuttavia le aree più lontane (la Sabina appunto)non penso siano state meridionalizzate per influenza romane prima e smeridionalizzate poi dopo i Papi medicei (tanto più che l'Aquila era pure in un altro stato-il viceregno spagnolo e pertanto non credo subisse più di tanto una influenza linguistica da Roma).Insomma il fatto che a l'Aquila si parla un dialetto centrale,discende da fatti antichi,ossia ai sabini e non ai Papi medicei attraverso l'influenza di Roma. 4)Allora,in ultima istanza,forse la meridionalizzazione del dialetto romano medioevale,è stata causata dall'immigrazione campana in epoca classica,ma questa meridionalizzazione si è limitata all'Urbe,mentre le zone limitrofe vicine ne hanno seguito le sorti e quelle più lontane invece hanno continuato indisturbate la propria tradizione linguistica che ha portato allo sviluppo dei dialetti centrali. P.S.(del 16 ott) in merito a questa apparteneza ondivaga di Roma ora al centro ed ora al sud (da un punto di vista dialettale) causata dagli apporti ora da sud (Campania) ora da nord (Toscana-Umbria) si può cercare una analogia vicina che appartiene sempre a quel confine labile e forse transitorio nelle varie epoche, tra centro e sud da un punto di vista dialettologico,mi riferisco alla zona del Fucino.Se prendete una qualunque cartina geografica abbastanza dettagliata,noterete che la conca del fucino è circondata dai monti ma ha alcune vallate che la connettono ad altre aree che hanno dialetti completamnte diversi(da nord il cicolano sabino attraverso la valle del Salto)(da sud l'area linguisticamente campana del basso Lazio che da Sora attraverso la valle del Liri fa rimontare influssi meridionali).Queste due correnti ognuna con la sua spinta si mescolano ed ibridano proprio nel Fucino,come se un DJ mixando due pezzi diversi per un attimo li fa sentire entrambi.Ora come risultato di tutto ciò discende che Tagliacozzo ed Avezzano,separate da soli 14 km,parlino due dialetti non solo diversi,ma apparteneti a due grandi famiglie diverse,il primo di tipo Laziale mediano (del centro Italia)il secondo già con elementi del sud seppure non ancora completi e con interfernze cantrali.Insomma c'è il paradosso che Tagliacozzo ha più parentela linguistica con Roma che dista 75 km che con Avezzano(le cui periferie quasi si toccano)ed Avezzano ha più parentela linguistica con la Campania(Napoli dista 150 km)piuttosto che con Tagliacozzo che ne dista solo15.Questo confine quindi ha subito nel tempo variazioni che hanno lasciato Roma ora di qua ora di là a seconda delle spinte più forti in quel momento(culturali o migratorie). Piccola nota sul romanesco e la sua evoluzione per Fulvio: Nel corso del Rinascimento il romanesco ha subito un pervasivo processo di toscanizzazione. Come testimoniano numerosi testi altomedievali[2], il volgare che si parlava a Roma nel Medioevo era assai più vicino agli altri dialetti laziali o al napoletano che al fiorentino. Presentava infatti: la metafonesi delle vocali mediobasse (rom. ant. puopolo, castiello); la conservazione di jod (rom. ant. iace, it. giace; iónze, it. giunse); il betacismo (rom. ant. vraccia, it. braccia; rom. ant. Iacovo, it. Giacomo); la vocalizzazione di -l preconsonantico[3] (rom. ant. aitro, it. altro); l'articolo determinativo maschile solo in forma forte[4] (rom. ant. lo ponte, it. il ponte); il passato remoto in -ào ed -éo (rom. ant. annao it. andò; rom. ant. fao it. fece; rom. ant. pennéo it. pendé); il futuro in -àio (rom. ant. farràio, it. farò), ancora in uso in vari dialetti laziali[5]. In parte questo dialetto si è mantenuto fino al XIX secolo nella parlata del ghetto di Roma, che rimase immune da influenze esterne e quindi più fedele al tipo linguistico originario. Sulla progressiva toscanizzazione del romanesco nel corso del Rinascimento sono fondamentali gli studi di Gerhard Ernst[6]. Il Romanesco,secondo me non e' corretto neppure inserirlo tout.court nei dialetti mediani, in quanto questi sono veri dialetti, e in alcuni casi con una certa distanza dall'italiano standard(seppure nem inferiore rispetto ai dialetti del nord e sud),mentre il romanesco ormai e'pressoche'interamente inteleggibile per i parlanti italiano standard. Lo considererei piuttoosto una variante di toscano meridionale,o meglio di toscano con pronuncia non toscana ma piuttosto meridionale,ancor piu che laziale.Tanto e' che un romano che parla un buon italiano puo piu facilmente confondersi con un meridionale che con un umbro, marchigiano o "burrino",i quali parlano i dialetti mediani. Semmai e' curiosa la forte affinita' tra Toscano e dialetti centrali quali l'umbro o marchigiano,perfettamente intelleggibili tra loro nonostante una storia separata,come pure una differente popolazione etrusca nel caso dei toscani e umbro-italiaca nel secondo caso.Credo cmq che come per l'Occitano,anche qui l'affinita'si debba al maggior conservatisimo del latino di tutte queste parlate piu che a eventuali particolari forti legami,del resto inesistenti tra toscano,dialetti centrali ed occitano. CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 15/10/2012, 20:11) A proposito di glottologia, etimologia ed etnologia: io ho notato che nel ligure dove la A è seguita da Q, quest'ultima cade e diventa IG, ad esempio acqua>> àiga oppure aquila>> àigüra. Sapete qualcosa a riguardo? (chiedo a voi che siete di sicuro più colti di me e sapete meglio di me dove e come cercare)
(ovviamente riferito al ligure roiasco/intemelio (talvolta definito anche ponentino) Accade anche in catalano e occitano (es.aigues=acque)
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