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Forum Irredentismo e Nazionalismo italiano

Carta Linguistica Nizzarda del 1887

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enniodiprinzio
view post Posted on 15/10/2012, 22:54     +1   -1




CITAZIONE (simon1971 @ 15/10/2012, 13:47) 
L'area di maggior intelleggibilta' e' senz'altro quella che raggruppa due/isole linguistiche separate tra loro.proprio dalla presenza del ligure.Ossia l'area centrale Italiana, nella quale si possono raggruppare (e non me ne vogliano i filologi educati sui libri e non sul campo!)il Toscano, l'umbro, il marchigiano tipo (escludendo i dialetti galloitalici e di tipo meridionale della frontiera)e il laziale (con l'eslusipone dell'area di lingua napoletana tra Gaeta e Sora), il Corso (ma solo in minima parte quello del Sud e il Gallurese),daun lato e l'area Catalano-occitanica dall'altro.
Queste sonmo le aree con maggior affinita' con l'Italiano standard.Venogo poi l'area iberica e in seguito quella sarda e meridionale italiana.E da ultimo, in quanto incomprensibili per l'italiano standard vi sono l'area francese (con cui vi e' una minima compresnione, solo nello scritto, giacche' la scrittura non ha dopo di un certo momento, quando si e' creato l'accademia della lINGUA, continuato a seguire l'evoluzione della lingua),galloitalica, ladina, e rumena.



ps:per quel che riguarda il romanesco e il basso laziale, l'affinita' con l'italiano non e' originale, bensi un risultato recente, con la toscanizzazione del vernacolo romano avvenuta dal XVI sec. in poi. precedentemente vi si parlava un dialetto di tipo meridionale, a m,eta via tra Abruzzese e campano.

Sicuramente andrò in OT però questa cosa sul romanesco meridionale e molto interessante e l'avevo già sentita anni fa in televisione,oltre a leggerla nell'unico libro di linguistica che ho letto e citato un paio di interventi fà(Devoto-Giacomelli).Varrebbe la pena di farne un thread a parte,perchè è fondamentale per capire la natura stessa del latino parlato a Roma in epoca classica(di cui io sono all'oscuro).
Innanzi tutto una piccola precisazione,bisogna aggiungere ai dialetti mediani anche il dialetto aquilano (cfr.Wikipedia) che appartiene linguisticamente al centro Italia (nella parte strettamente inerente la città ed il suo circondario a nord di essa-tutto il resto della provincia a sud-est a cominciare da certe frazioni della città parla un dialetto che mediano non è più,così come ad est di Tagliacozzo).Questo dipende dalla stirpe sabina di quei popoli abruzzesi,mentre il resto era di stirpe sabellica.
Questo mi fa fare anche un'altra considerazione,se è vero che a Roma prima dei papi medicei si parlava un dialetto meridionale,perchè nei dintorni di essa,la Sabina appunto,il dialetto è sempre stato di tipo centrale?Faccio alcune ipotesi:
1)Roma aveva in epoca classica di partenza un latino che se non avesse avuto massicci apporti dei coloni campani avrebbe sviluppato un dialetto di tipo centrale nel medioevo,ma l'apporto continuo di gente dalla Campania felix ha finito per meridionalizzare il suo idioma.
2)Gli immediati dintorni di Roma,almeno fino ad una certa distanza si meridionalizzarono,influenzati da essa,ma poi per lo stesso motivo ritornarono ai dialetti centrali nel XVI SEC.
3)Tuttavia le aree più lontane (la Sabina appunto)non penso siano state meridionalizzate per influenza romane prima e smeridionalizzate poi dopo i Papi medicei (tanto più che l'Aquila era pure in un altro stato-il viceregno spagnolo e pertanto non credo subisse più di tanto una influenza linguistica da Roma).Insomma il fatto che a l'Aquila si parla un dialetto centrale,discende da fatti antichi,ossia ai sabini e non ai Papi medicei attraverso l'influenza di Roma.
4)Allora,in ultima istanza,forse la meridionalizzazione del dialetto romano medioevale,è stata causata dall'immigrazione campana in epoca classica,ma questa meridionalizzazione si è limitata all'Urbe,mentre le zone limitrofe vicine ne hanno seguito le sorti e quelle più lontane invece hanno continuato indisturbate la propria tradizione linguistica che ha portato allo sviluppo dei dialetti centrali.

P.S.(del 16 ott) in merito a questa apparteneza ondivaga di Roma ora al centro ed ora al sud (da un punto di vista dialettale) causata dagli apporti ora da sud (Campania) ora da nord (Toscana-Umbria) si può cercare una analogia vicina che appartiene sempre a quel confine labile e forse transitorio nelle varie epoche, tra centro e sud da un punto di vista dialettologico,mi riferisco alla zona del Fucino.Se prendete una qualunque cartina geografica abbastanza dettagliata,noterete che la conca del fucino è circondata dai monti ma ha alcune vallate che la connettono ad altre aree che hanno dialetti completamnte diversi(da nord il cicolano sabino attraverso la valle del Salto)(da sud l'area linguisticamente campana del basso Lazio che da Sora attraverso la valle del Liri fa rimontare influssi meridionali).Queste due correnti ognuna con la sua spinta si mescolano ed ibridano proprio nel Fucino,come se un DJ mixando due pezzi diversi per un attimo li fa sentire entrambi.Ora come risultato di tutto ciò discende che Tagliacozzo ed Avezzano,separate da soli 14 km,parlino due dialetti non solo diversi,ma apparteneti a due grandi famiglie diverse,il primo di tipo Laziale mediano (del centro Italia)il secondo già con elementi del sud seppure non ancora completi e con interfernze cantrali.Insomma c'è il paradosso che Tagliacozzo ha più parentela linguistica con Roma che dista 75 km che con Avezzano(le cui periferie quasi si toccano)ed Avezzano ha più parentela linguistica con la Campania(Napoli dista 150 km)piuttosto che con Tagliacozzo che ne dista solo15.Questo confine quindi ha subito nel tempo variazioni che hanno lasciato Roma ora di qua ora di là a seconda delle spinte più forti in quel momento(culturali o migratorie).

Edited by enniodiprinzio - 16/10/2012, 11:47
 
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enniodiprinzio
view post Posted on 16/10/2012, 10:20     +1   -1




CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 15/10/2012, 20:11) 
A proposito di glottologia, etimologia ed etnologia: io ho notato che nel ligure dove la A è seguita da Q, quest'ultima cade e diventa IG, ad esempio acqua>> àiga oppure aquila>> àigüra. Sapete qualcosa a riguardo? (chiedo a voi che siete di sicuro più colti di me e sapete meglio di me dove e come cercare)

(ovviamente riferito al ligure roiasco/intemelio (talvolta definito anche ponentino)

Per ora non so risponderti,questa serà mi rileggerò con calma il capitolo che riguarda la Liguria nel libro sui dialetti che ho letto e più volte citato qui.Mi prenderò la Briga(ops siamo in tema) di postarlo tutto semmai quel capitolo,magari a puntate se è troppo lungo.
 
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view post Posted on 16/10/2012, 11:33     +1   -1

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Concordo con Ennio, sulla storia dell'area linguistica romana.
Effettivamente quello che noi parliamo dai papi mediceii è appunto definito come il toscano romano.
Concordo anche io nell'inserire l'aquilano tra i dialetti centrali, come dico sempre il ternano, reatino ed aquilano sono le 3 facce della stessa medaglia, una lingua di scambio che serviva a passare da una parte all'altra degli appennini, venendo da nord, sud ed est ovviamente polarizzato ad ovest verso la direzione di Roma.

Storicamente è anche detto che i Re di Napoli provarono sempre ad estendere la loro influenza verso il centro italia, arrivando, in periodi alterni a dominare su Roma e nella massima estensione anche all'umbria e sud delle marche. (attorno al 1400 per una 20ina d'anni).

E' anche vero che nel periodo decadente, Roma era una città a 2 marce, quella papalina grosso ed opulenta ed una città dedita alla pastorizia principalmente , quindi molto simile al circondario sabino e lungo il corso del fiume tevere.

La stessa nobiltà romana era un pò rozzotta (battute a parte, il marchese del grillo è un ottima ricostruzione del tipo di nobili romani prima del passaggio di napoleone, gente che aveva la villa, fuori città, con i villici a lavorare, che passavano il tempo nelle osterie, insomma gente un pò nobile ed un pò pastore).


Non concordo sui flussi migratori, l'area campana è sempre stata monopolizzata da napoli, è anche vero che per secoli il circondario di sora e gaeta erano nella cosi detta "terra del lavoro" , l'agro dedicato alla pastorizia del regno delle 2 sicilie.

Quindi diciamo che vi era un contatto tra i pastori campani e quelli propriamente laziali.

Difatti attualmente la regione lazio, sborda in maniera eccessiva verso sud, praticamente l'ultima città "laziale" è terracina...tutto quello che si trova più giù è di chiara matrice campana
 
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Ultima-Frontiera
view post Posted on 16/10/2012, 13:33     +1   -1




CITAZIONE (enniodiprinzio @ 16/10/2012, 11:20) 
CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 15/10/2012, 20:11) 
A proposito di glottologia, etimologia ed etnologia: io ho notato che nel ligure dove la A è seguita da Q, quest'ultima cade e diventa IG, ad esempio acqua>> àiga oppure aquila>> àigüra. Sapete qualcosa a riguardo? (chiedo a voi che siete di sicuro più colti di me e sapete meglio di me dove e come cercare)

(ovviamente riferito al ligure roiasco/intemelio (talvolta definito anche ponentino)

Per ora non so risponderti,questa serà mi rileggerò con calma il capitolo che riguarda la Liguria nel libro sui dialetti che ho letto e più volte citato qui.Mi prenderò la Briga(ops siamo in tema) di postarlo tutto semmai quel capitolo,magari a puntate se è troppo lungo.

grazie ennio!
Ma il libro che hai te è per caso di Azaretti? (Emilio Azaretti è uno dei più grandi studiosi del Ligure di ponente, assieme a Forner )


Chiedo gentilmente di rimanere a tema della discussione, dunque di parlare delle lingue del nizzardo antecedenti al 1887 o per arrotondare al 1900. Non perché voglio farmi capo di tutto ma perché già ci si confonde tra toscano-ligure-occitano-catalano e se ci aggiungiamo anche l'abruzzere, il romanesco, il mediano, ecc. anche per un visitatore resta difficile capire il filo del discorso e rispondere alle domande che s'è fatto in testa :w2nk:
 
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enniodiprinzio
view post Posted on 16/10/2012, 16:41     +1   -1




CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 16/10/2012, 14:33) 
CITAZIONE (enniodiprinzio @ 16/10/2012, 11:20) 
Per ora non so risponderti,questa serà mi rileggerò con calma il capitolo che riguarda la Liguria nel libro sui dialetti che ho letto e più volte citato qui.Mi prenderò la Briga(ops siamo in tema) di postarlo tutto semmai quel capitolo,magari a puntate se è troppo lungo.

grazie ennio!
Ma il libro che hai te è per caso di Azaretti? (Emilio Azaretti è uno dei più grandi studiosi del Ligure di ponente, assieme a Forner )


Chiedo gentilmente di rimanere a tema della discussione, dunque di parlare delle lingue del nizzardo antecedenti al 1887 o per arrotondare al 1900. Non perché voglio farmi capo di tutto ma perché gi
à ci si confonde tra toscano-ligure-occitano-catalano e se ci aggiungiamo anche l'abruzzere, il romanesco, il mediano, ecc. anche per un visitatore resta difficile capire il filo del discorso e rispondere alle domande che s'è fatto in testa :w2nk:

Hai ragionissima Ultima-frontiera,dobbiamo rimanere in tema,la questione del dialetto di Roma (fondamentale per l'origine delle lingue romanze) una volta che si è capito che tipo di latino si parlava a Roma,è argomento da trattare degnamente in un thread a parte,solo che non lo posso aprire io,farei ridere i polli,visto che del latino studiato allo scientifico non ricordo quasi nulla.Lo apra chi ne sà qualcosa,ed in questo forum di esperti ce ne sono.
Per il libro di cui ti ho parlato si tratta di:
Giacomo Devoto-Gabriella Giacomelli, I dialetti delle regioni d'Italia,Biblioteca Universale Sansoni (una delle ultime ristampe aggiornate).Libro non corposo ma ben fatto,da autori che sanno il fatto loro,abbastanza tecnico ma non impossibile da capire anche per chi come me non è un tecnico della materia.Saluti

CITAZIONE (FulvioDip @ 16/10/2012, 12:33) 
Concordo con Ennio, sulla storia dell'area linguistica romana.
Effettivamente quello che noi parliamo dai papi mediceii è appunto definito come il toscano romano.
Concordo anche io nell'inserire l'aquilano tra i dialetti centrali, come dico sempre il ternano, reatino ed aquilano sono le 3 facce della stessa medaglia, una lingua di scambio che serviva a passare da una parte all'altra degli appennini, venendo da nord, sud ed est ovviamente polarizzato ad ovest verso la direzione di Roma.

Storicamente è anche detto che i Re di Napoli provarono sempre ad estendere la loro influenza verso il centro italia, arrivando, in periodi alterni a dominare su Roma e nella massima estensione anche all'umbria e sud delle marche. (attorno al 1400 per una 20ina d'anni).

E' anche vero che nel periodo decadente, Roma era una città a 2 marce, quella papalina grosso ed opulenta ed una città dedita alla pastorizia principalmente , quindi molto simile al circondario sabino e lungo il corso del fiume tevere.

La stessa nobiltà romana era un pò rozzotta (battute a parte, il marchese del grillo è un ottima ricostruzione del tipo di nobili romani prima del passaggio di napoleone, gente che aveva la villa, fuori città, con i villici a lavorare, che passavano il tempo nelle osterie, insomma gente un pò nobile ed un pò pastore).


Non concordo sui flussi migratori, l'area campana è sempre stata monopolizzata da napoli, è anche vero che per secoli il circondario di sora e gaeta erano nella cosi detta "terra del lavoro" , l'agro dedicato alla pastorizia del regno delle 2 sicilie.

Quindi diciamo che vi era un contatto tra i pastori campani e quelli propriamente laziali.

Difatti attualmente la regione lazio, sborda in maniera eccessiva verso sud, praticamente l'ultima città "laziale" è terracina...tutto quello che si trova più giù è di chiara matrice campana

Fulvio aprilo tu il thread su Roma che noi ti seguiamo aspettando Simon o Raziel o Mars.Comunque il mio riferimento alla colonizzazione da parte dei coloni campani è desunto dal libro citato,nel mio intervento precedente in risposta ad Ultima Frontiera.Quel massiccio arrivo è da collocarsi in piena epoca romana classica,e secondo l'autrice meridionalizzò con apporti campani,il latino di Roma.
 
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view post Posted on 16/10/2012, 22:51     +1   -1

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CITAZIONE (enniodiprinzio @ 15/10/2012, 23:54) 
CITAZIONE (simon1971 @ 15/10/2012, 13:47) 
L'area di maggior intelleggibilta' e' senz'altro quella che raggruppa due/isole linguistiche separate tra loro.proprio dalla presenza del ligure.Ossia l'area centrale Italiana, nella quale si possono raggruppare (e non me ne vogliano i filologi educati sui libri e non sul campo!)il Toscano, l'umbro, il marchigiano tipo (escludendo i dialetti galloitalici e di tipo meridionale della frontiera)e il laziale (con l'eslusipone dell'area di lingua napoletana tra Gaeta e Sora), il Corso (ma solo in minima parte quello del Sud e il Gallurese),daun lato e l'area Catalano-occitanica dall'altro.
Queste sono le aree con maggior affinita' con l'Italiano standard.Vengono poi l'area iberica e in seguito quella sarda e meridionale italiana.E da ultimo, in quanto incomprensibili per l'italiano standard vi sono l'area francese (con cui vi e' una minima compresnione, solo nello scritto, giacche' la scrittura non ha dopo di un certo momento, quando si e' creato l'accademia della lINGUA, continuato a seguire l'evoluzione della lingua),galloitalica, ladina, e rumena.





ps:per quel che riguarda il romanesco e il basso laziale, l'affinita' con l'italiano non e' originale, bensi un risultato recente, con la toscanizzazione del vernacolo romano avvenuta dal XVI sec. in poi. precedentemente vi si parlava un dialetto di tipo meridionale, a m,eta via tra Abruzzese e campano.

Sicuramente andrò in OT però questa cosa sul romanesco meridionale e molto interessante e l'avevo già sentita anni fa in televisione,oltre a leggerla nell'unico libro di linguistica che ho letto e citato un paio di interventi fà(Devoto-Giacomelli).Varrebbe la pena di farne un thread a parte,perchè è fondamentale per capire la natura stessa del latino parlato a Roma in epoca classica(di cui io sono all'oscuro).
Innanzi tutto una piccola precisazione,bisogna aggiungere ai dialetti mediani anche il dialetto aquilano (cfr.Wikipedia) che appartiene linguisticamente al centro Italia (nella parte strettamente inerente la città ed il suo circondario a nord di essa-tutto il resto della provincia a sud-est a cominciare da certe frazioni della città parla un dialetto che mediano non è più,così come ad est di Tagliacozzo).Questo dipende dalla stirpe sabina di quei popoli abruzzesi,mentre il resto era di stirpe sabellica.
Questo mi fa fare anche un'altra considerazione,se è vero che a Roma prima dei papi medicei si parlava un dialetto meridionale,perchè nei dintorni di essa,la Sabina appunto,il dialetto è sempre stato di tipo centrale?Faccio alcune ipotesi:
1)Roma aveva in epoca classica di partenza un latino che se non avesse avuto massicci apporti dei coloni campani avrebbe sviluppato un dialetto di tipo centrale nel medioevo,ma l'apporto continuo di gente dalla Campania felix ha finito per meridionalizzare il suo idioma.
2)Gli immediati dintorni di Roma,almeno fino ad una certa distanza si meridionalizzarono,influenzati da essa,ma poi per lo stesso motivo ritornarono ai dialetti centrali nel XVI SEC.
3)Tuttavia le aree più lontane (la Sabina appunto)non penso siano state meridionalizzate per influenza romane prima e smeridionalizzate poi dopo i Papi medicei (tanto più che l'Aquila era pure in un altro stato-il viceregno spagnolo e pertanto non credo subisse più di tanto una influenza linguistica da Roma).Insomma il fatto che a l'Aquila si parla un dialetto centrale,discende da fatti antichi,ossia ai sabini e non ai Papi medicei attraverso l'influenza di Roma.
4)Allora,in ultima istanza,forse la meridionalizzazione del dialetto romano medioevale,è stata causata dall'immigrazione campana in epoca classica,ma questa meridionalizzazione si è limitata all'Urbe,mentre le zone limitrofe vicine ne hanno seguito le sorti e quelle più lontane invece hanno continuato indisturbate la propria tradizione linguistica che ha portato allo sviluppo dei dialetti centrali.

P.S.(del 16 ott) in merito a questa apparteneza ondivaga di Roma ora al centro ed ora al sud (da un punto di vista dialettale) causata dagli apporti ora da sud (Campania) ora da nord (Toscana-Umbria) si può cercare una analogia vicina che appartiene sempre a quel confine labile e forse transitorio nelle varie epoche, tra centro e sud da un punto di vista dialettologico,mi riferisco alla zona del Fucino.Se prendete una qualunque cartina geografica abbastanza dettagliata,noterete che la conca del fucino è circondata dai monti ma ha alcune vallate che la connettono ad altre aree che hanno dialetti completamnte diversi(da nord il cicolano sabino attraverso la valle del Salto)(da sud l'area linguisticamente campana del basso Lazio che da Sora attraverso la valle del Liri fa rimontare influssi meridionali).Queste due correnti ognuna con la sua spinta si mescolano ed ibridano proprio nel Fucino,come se un DJ mixando due pezzi diversi per un attimo li fa sentire entrambi.Ora come risultato di tutto ciò discende che Tagliacozzo ed Avezzano,separate da soli 14 km,parlino due dialetti non solo diversi,ma apparteneti a due grandi famiglie diverse,il primo di tipo Laziale mediano (del centro Italia)il secondo già con elementi del sud seppure non ancora completi e con interfernze cantrali.Insomma c'è il paradosso che Tagliacozzo ha più parentela linguistica con Roma che dista 75 km che con Avezzano(le cui periferie quasi si toccano)ed Avezzano ha più parentela linguistica con la Campania(Napoli dista 150 km)piuttosto che con Tagliacozzo che ne dista solo15.Questo confine quindi ha subito nel tempo variazioni che hanno lasciato Roma ora di qua ora di là a seconda delle spinte più forti in quel momento(culturali o migratorie).

Piccola nota sul romanesco e la sua evoluzione per Fulvio:

Nel corso del Rinascimento il romanesco ha subito un pervasivo processo di toscanizzazione. Come testimoniano numerosi testi altomedievali[2], il volgare che si parlava a Roma nel Medioevo era assai più vicino agli altri dialetti laziali o al napoletano che al fiorentino. Presentava infatti:
la metafonesi delle vocali mediobasse (rom. ant. puopolo, castiello);
la conservazione di jod (rom. ant. iace, it. giace; iónze, it. giunse);
il betacismo (rom. ant. vraccia, it. braccia; rom. ant. Iacovo, it. Giacomo);
la vocalizzazione di -l preconsonantico[3] (rom. ant. aitro, it. altro);
l'articolo determinativo maschile solo in forma forte[4] (rom. ant. lo ponte, it. il ponte);
il passato remoto in -ào ed -éo (rom. ant. annao it. andò; rom. ant. fao it. fece; rom. ant. pennéo it. pendé);
il futuro in -àio (rom. ant. farràio, it. farò), ancora in uso in vari dialetti laziali[5].

In parte questo dialetto si è mantenuto fino al XIX secolo nella parlata del ghetto di Roma, che rimase immune da influenze esterne e quindi più fedele al tipo linguistico originario. Sulla progressiva toscanizzazione del romanesco nel corso del Rinascimento sono fondamentali gli studi di Gerhard Ernst[6].
Il Romanesco,secondo me non e' corretto neppure inserirlo tout.court nei dialetti mediani, in quanto questi sono veri dialetti, e in alcuni casi con una certa distanza dall'italiano standard(seppure nem inferiore rispetto ai dialetti del nord e sud),mentre il romanesco ormai e'pressoche'interamente inteleggibile per i parlanti italiano standard.Lo considererei piuttoosto una variante di toscano meridionale,o meglio di toscano con pronuncia non toscana ma piuttosto meridionale,ancor piu che laziale.Tanto e' che un romano che parla un buon italiano puo piu facilmente confondersi con un meridionale che con un umbro, marchigiano o "burrino",i quali parlano i dialetti mediani.


Semmai e' curiosa la forte affinita' tra Toscano e dialetti centrali quali l'umbro o marchigiano,perfettamente intelleggibili tra loro nonostante una storia separata,come pure una differente popolazione etrusca nel caso dei toscani e umbro-italiaca nel secondo caso.Credo cmq che come per l'Occitano,anche qui l'affinita'si debba al maggior conservatisimo del latino di tutte queste parlate piu che a eventuali particolari forti legami,del resto inesistenti tra toscano,dialetti centrali ed occitano.

CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 15/10/2012, 20:11) 
A proposito di glottologia, etimologia ed etnologia: io ho notato che nel ligure dove la A è seguita da Q, quest'ultima cade e diventa IG, ad esempio acqua>> àiga oppure aquila>> àigüra. Sapete qualcosa a riguardo? (chiedo a voi che siete di sicuro più colti di me e sapete meglio di me dove e come cercare)

(ovviamente riferito al ligure roiasco/intemelio (talvolta definito anche ponentino)

Accade anche in catalano e occitano (es.aigues=acque)
 
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view post Posted on 19/10/2012, 01:29     +1   -1

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Comuni storicamente italofoni della Contea di Nizza e Alpi Marittime sono:
Mentone,Roccabruna,Gorbio,Castellaro,Sant'Agnese,Sospello,Saorgio, Fontano, Castiglione e Molinetto,Tenda,Breglio?,Briga Marittima.
Il dialetto LIGURE, facente parte del gruppo dei dialetti italofoni, termina a Cap d'Ail ovvero DOPO il principato di Monaco, includendo quindi l'entroterra della Roya e della Bevera, Mentone e Montecarlo.I dialetti liguri parlativi sono il roiasco/brigasco ed il mentonasco.

Dopo Cap d'Ail inizia una zona di TRANSIZIONE ,che include Nizza,in cui il dialetto ligure si mescola al gavot dove, oltre al ligure, soprattutto nelle alte valli della Vesubia, del Varo e della Tinea, intervengono anche elementi linguistici piemontesi.

In detta "zona di transizione" fino al fiume Varo, includendo quindi tutta la città di Nizza e il suo entroterra, la percentuale di dialetto a radice ligure è sempre maggioritaria, tant'è che un Nizzardo capisce benissimo un Genovese e ha invece grosse difficoltà a interloquire in dialetto con uno di Marsiglia o di Avignone.

Il volere attribuire il dialetto nizzardo al gruppo occitano (langue d'oc) è frutto della propaganda francese che ha SEMPRE negato l'italianità di Nizza e del suo entroterra.
La cosa e' così vera che gli occitanisti non includono il nizzardo ne' nelle parlate provenzali ne' nel gavot-alpino,distinguendosi enermemente dalla due parlate occitane con cui confina. Si e' dovuto creare un raggruppamento a parte( con una propria grammatica e grafia a parte) che include la sola citta' di Nizza e suoi dintorni nei quali appunto si parla la langue nissart.

Un tempo pure molti villaggi dell'Oltre-Varo erano di dialetto ligure(detto cola'Figun), frutto dell'insediamento di comunita' di liguri al seguito di signori feudali.
Le principali comunita' figun dell'Oltre Varo furono Biot, Vallauris, Escragnolles e Mons.

Edited by simon1971 - 20/10/2012, 02:26
 
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view post Posted on 19/10/2012, 03:16     +1   -1

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Frase in Nizzardo:
"Farèm un omenatge a un dei noastres fondators, lo trobador Maurís Sgaravizzi (defuntot lo 21 de julhet dau 2011), festegerèm li 40 ans dau Centre Cultural Occitan País Nissart e Alpenc e la fèsta serà finda en sosten a l’escòla bilenga nissart-francés .............Aquesta fèsta mete en valor lu dialèctes nissart e alpin, que rapresenton per naultres un patrimòni inestimable, que per sobreviure an da besonh d’èstre utilisat."
Io ho letto tesi in linguadocino e alvergnate e posso garantire che non sono tanto italiani come questo, nel nizzardo e' evidente la prevalenza del lessico italiano, nonostante un sustrato di tipo provanzale, questa e' la mia opinione.Non vi fate distrarre dall'uso della grafia occitana imposta (tg o nh per rendere i suoni g dolce e gn).

IL dialetto nizzardo tratto da wpedia inglese:
Standard Occitan recognises regional differences. It has been written that Niçard has kept some of the oldest forms of Occitan, other dialects (such as Provençal) having been more "frenchified" by their history.

The original dialect of "Nissa la Bella" (as Nice was called) had strong ties with Monégasque language (Ligurian), due to the geographical proximity of the two languages, and showed strong similarities to the Ligurian language until the middle of the 19th century.[2]

Giuseppe Garibaldi, born in Nice, defined his "Nizzardo" as an Italian dialect with some influences from Occitan and French, and - even for this reason - promoted the union of Nice to the Kingdom of Italy. Italian Giulio Vignoli wrote in his book about the "Nizzardo Italian" minority that, after Garibaldi's failed attempt, 11,000 of his supporters (nearly 1/3 of the population of Nice in the 1860s) were forced to move to Italy from Nice and were substituted by the French government with people from nearby Occitan areas: this changed the characteristic of Nissart that started to have many loanwords from Occitan (a language that is now predominant in the Nissart dialect).[3]

Even today some scholars (like the German Werner Forner, the French Jean-Philippe Dalbera and the Italian Giulia Petracco Sicardi) agree that Niçard has some characteristics (phonetical, lexical and morphological) that are typical of the western Ligurian language.[4]

The French scholar Jean-Philippe Dalbera (in Bernard Cerquiglini's report) pinpoints in his Les langues de France[5] the actual existence of a Ligurian dialect, called Royasque, in the Roya Valley (near Tende), in the westernmost part of the County of Nice. Royasque, which is a Ligurian variety, should not be confused with Niçard.

However "French specialist "of Romance linguistics see Niçard as a variety of Occitan. Some statements saying that Niçard would be a Ligurian or Italian dialect[6] are not supported by some specialists (see especially Dalbera 1984).[7] Indeed, French scholar Bernard Cerquiglini wrote in his book on the languages of France about the actual existence of a Ligurian minority in Tende, Roquebrune and Menton, a remnant of a bigger medieval "Ligurian" area that included Nice and most of the coastal County of Nice.

Even today some scholars (like the German Werner Forner, the French Jean-Philippe Dalbera and the Italian Giulia Petracco Sicardi) agree that the Niçard has some characteristics (phonetical, lexical and morphological) that are typical of the western Ligurian language. The French scholar Bernard Cerquiglini pinpoints in his Les langues de France the actual existence of a Ligurian minority in Tende, Roquebrune and Menton, a remnant of a bigger mediaeval "Ligurian" area that included Nice and most of the coastal County of Nice.

Another reduction in the number of the Nizzardo Italians happened after World War II, when the defeated Italy was forced to surrender to France the small mountainous area of the County of Nice that had retained in 1860. From the Val di Roia, Tenda and Briga one quarter of the local population moved to Italy in 1947.

In the century of nationalism between 1850 and 1950, the Nizzardo Italians were reduced from the 70% majority [18] of the 125,000 living in the County of Nice at the time of the French annexation to the actual minority of nearly two thousand (in the area of Tende and Menton) today.

Nowadays, Nizzardo Italians are fluent in French, but a few of them still speak the original Ligurian-influenced language of Nissa La Bella.


Edited by simon1971 - 20/10/2012, 02:27
 
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nolan79
view post Posted on 19/10/2012, 09:18     +1   -1




QUOTE (simon1971 @ 19/10/2012, 04:16) 
Frase in Nizzardo:
"Farèm un omenatge a un dei noastres fondators, lo trobador Maurís Sgaravizzi (defuntot lo 21 de julhet dau 2011), festegerèm li 40 ans dau Centre Cultural Occitan País Nissart e Alpenc e la fèsta serà finda en sosten a l’escòla bilenga nissart-francés .............Aquesta fèsta mete en valor lu dialèctes nissart e alpin, que rapresenton per naultres un patrimòni inestimable, que per sobreviure an da besonh d’èstre utilisat."
Io ho letto tesi in linguadocino e alvergnate e posso garantire che non sono tanto italiani come questo, nel nizzardo e' evidente la prevalenza del lessico italiano, nonostante un sustrato di tipo provanzale, questa e' la mia opinione.Non vi fate distrarre dall'uso della grafia occitana imposta (tg o nh per rendere i suoni g dolce e gn)

C'è anche la radio Simon: nissapantai.org . Per ascoltarla clicca su Escotar la Ràdio .

QUOTE (simon1971 @ 19/10/2012, 02:29) 
Comuni storicamente italofoni della Contea di Nizza e Alpi Marittime sono:
Mentone,Roccabruna,Gorbio,Castellaro,Sant'Agnese,Sospello,Tenda,Breglio?,Briga Marittima.
Il dialetto LIGURE, facente parte del gruppo dei dialetti italofoni, termina a Cap d'Ail ovvero DOPO il principato di Monaco, includendo quindi l'entroterra della Roya e della Bevera, Mentone e Montecarlo.

Dopo Cap d'Ail inizia una zona di TRANSIZIONE ,che include Nizza,in cui il dialetto ligure si mescola al gavot dove, oltre al ligure, soprattutto nelle alte valli della Vesubia, del Varo e della Tinea, intervengono anche elementi linguistici piemontesi.

In detta "zona di transizione" fino al fiume Varo, includendo quindi tutta la città di Nizza e il suo entroterra, la percentuale di dialetto a radice ligure è sempre maggioritaria, tant'è che un Nizzardo capisce benissimo un Genovese e ha invece grosse difficoltà a interloquire in dialetto con uno di Marsiglia o di Avignone.

Il volere attribuire il dialetto nizzardo al gruppo occitano (langue d'oc) è frutto della propaganda francese che ha SEMPRE negato l'italianità di Nizza e del suo entroterra.
La cosa e' così vera che gli occitanisti non includono il nizzardo ne' nelle parlate provenzali ne' nel gavot-alpino,distinguendosi enermemente dalla due parlate occitane con cui confina. Si e' dovuto creare un raggruppamento a parte( con una propria grammatica e grafia a parte) che include la sola citta' di Nizza e suoi dintorni nei quali appunto si parla la langue nissart.

Un tempo pure molti villaggi dell'Oltre-Varo erano di dialetto ligure(detto cola'Figun), frutto dell'insediamento di comunita' di liguri al seguito di signori feudali.
Le principali comunita' figun dell'Oltre Varo furono Biot, Vallauris, Escragnolles e Mons.

E anche Saorgio, Fontano, Castiglione e Molinetto. Comunque Mentone e Roccabruna storicamente erano già Principato di Monaco( ma sempre l'Italiano era lingua UFFICIALE ) .
 
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nolan79
view post Posted on 19/10/2012, 09:47     +1   -1




Ecco una mappa del Principato di Monaco: it.wikipedia.org/wiki/File:Mentan_Ròcabruna_e_Mònegue.png

Invece di Piemonte potrebbe esserci, eventualmente, scritto Italia. Con il confine che passerebbe, come nella linea BLU di Simon, vicino a Punta Mala inglobando Turbia.

Praticamente Capo d' Aglio sarebbe il limite occidentale di Monaco( a oriente Garavano ma, quest'ultimo; già nel comune di Ventimiglia ). Sicchè si ri-entrerebbe in Italia a Turbia( che avrebbe così un piccolo sbocco al mare ) e infine il confine di Punta Mala.
Con NIZZA( Paìs Nissart ).
 
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Ultima-Frontiera
view post Posted on 19/10/2012, 16:21     +1   -1




Non diciamo boiate. Da Garavano finisce Ventimiglia, da Mentone fino a monaco (dunque anche carnoles e roccabruna, comprendendo nell'entroterra i vari paesini) sono "Città libere di Mentone e Roccabruna", INDIPENDENTI da Monaco.
Attualmente, il ligure finisce a monaco. Turbìa e cap d'ail sono francesi 100% e il nizzardo è troppo poco ligure da essere classificato tale, ha una storia abbastanza contorta.
Poi non possiamo dire che Monaco è nizzarda/francese/italiana/intemelia, monaco è monaco, indipendente.
 
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view post Posted on 19/10/2012, 17:44     +1   +1   -1

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CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 19/10/2012, 17:21) 
Non diciamo boiate. Da Garavano finisce Ventimiglia, da Mentone fino a monaco (dunque anche carnoles e roccabruna, comprendendo nell'entroterra i vari paesini) sono "Città libere di Mentone e Roccabruna", INDIPENDENTI da Monaco.
Attualmente, il ligure finisce a monaco. Turbìa e cap d'ail sono francesi 100% e il nizzardo è troppo poco ligure da essere classificato tale, ha una storia abbastanza contorta.
Poi non possiamo dire che Monaco è nizzarda/francese/italiana/intemelia, monaco è monaco, indipendente.

Sono stato ad Eza, e di sicuro il dialetto locale era di tipo ligure.
Un confine "storico" del ligure, prima della zona nizzarda, secondo me si attesta proprio su Eza e comprende quindi Turbia la cui francesizzazione è molto recente (sempre a mia impressione).
Del resto Cap d'Ail e Beausoleil sono state fondate nel primo decennio del '900 e la quasi totalità della loro popolazione proveniva dalla Francia centrale e settentrionale. Tutt'ora la maggior parte degli abitanti in entrambi i comuni è nata nella Ile de France.

 
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nolan79
view post Posted on 19/10/2012, 19:44     +1   -1




CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 19/10/2012, 17:21) 
Non diciamo boiate. Da Garavano finisce Ventimiglia, da Mentone fino a monaco (dunque anche carnoles e roccabruna, comprendendo nell'entroterra i vari paesini) sono "Città libere di Mentone e Roccabruna", INDIPENDENTI da Monaco.
Attualmente, il ligure finisce a monaco. Turbìa e cap d'ail sono francesi 100% e il nizzardo è troppo poco ligure da essere classificato tale, ha una storia abbastanza contorta.
Poi non possiamo dire che Monaco è nizzarda/francese/italiana/intemelia, monaco è monaco, indipendente.

Non sono boiate è quello che penso io, supportato dalla carta cho ho postato.
Io personalmente, se anche un domani si dovesse recuperare la frontiera storica( dalla testata della Val Tinea fino alla foce del Varo ) lascerei comunque Mentone e Roccabruna ai Monegaschi.

Non hanno MAI fatto parte ne del Piemonte ne della Contea di Nizza. Erano Monegasche prima ancora della "dazione" di Nizza ai Savoia, del 1388.

Anche un' eventuale Paese Nizzardo indipendente( appunto Paìs Nissart ) dovrebbe escluderle. E anche i due borghi tra Breil/Breglio e Olivetta- San Michele / Airole: Piene/Piena( o Penna ) e Libre/Libri. Che dovrebbero tornare al comune di Olivetta- San Michele; appunto.
Storicmente LIGURI fin dal XIII° secolo, estremo baluardo GENOVESE al confine con il Nizzardo prima. Poi tra Genova e il Ducato di Savoia dal '300 ai primi del '700.
Tra Repubblica di Genova e Regno di Sardegna dal 1720 al 1797.
Confine amministrattivo tra Ducato di Genova e Contea di Nizza tra il 1814 e il 1860, all' interno del Regno di Sardegna.

Ma, in realtà, furono Liguri addirittura fino al 1947. Comunque co il Nizzardo NON centrano un tubo( come Monaco-Mentone-Roccabruna del resto ).



CITAZIONE (dardanide @ 19/10/2012, 18:44) 
CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 19/10/2012, 17:21) 
Non diciamo boiate. Da Garavano finisce Ventimiglia, da Mentone fino a monaco (dunque anche carnoles e roccabruna, comprendendo nell'entroterra i vari paesini) sono "Città libere di Mentone e Roccabruna", INDIPENDENTI da Monaco.
Attualmente, il ligure finisce a monaco. Turbìa e cap d'ail sono francesi 100% e il nizzardo è troppo poco ligure da essere classificato tale, ha una storia abbastanza contorta.
Poi non possiamo dire che Monaco è nizzarda/francese/italiana/intemelia, monaco è monaco, indipendente.

Sono stato ad Eza, e di sicuro il dialetto locale era di tipo ligure.
Un confine "storico" del ligure, prima della zona nizzarda, secondo me si attesta proprio su Eza e comprende quindi Turbia la cui francesizzazione è molto recente (sempre a mia impressione).
Del resto Cap d'Ail e Beausoleil sono state fondate nel primo decennio del '900 e la quasi totalità della loro popolazione proveniva dalla Francia centrale e settentrionale. Tutt'ora la maggior parte degli abitanti in entrambi i comuni è nata nella Ile de France.

BRAVO dardanide, NON confine Italia Francia ma...Italia Paese Nizzardo che è già molto meglio della situazione attuale.

Comunque anche Belsole( altro che Beausoleil...BAH :amaro: ), come Capo d' Aglio, era un pezzetto di comune di Turbia, fino agli inizi del '900.
 
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Ultima-Frontiera
view post Posted on 19/10/2012, 21:04     +1   -1




Sarà, ma di quelle parti lì mi guarderei da un'annessione, conoscendole. Non siamo più nel 900 o almeno nel 1950, adesso la componente italofona/ligure è quasi estinta (si salva nell'entroterra).
 
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nolan79
view post Posted on 19/10/2012, 21:15     +1   -1




CITAZIONE (Ultima-Frontiera @ 19/10/2012, 22:04) 
Sarà, ma di quelle parti lì mi guarderei da un'annessione, conoscendole. Non siamo più nel 900 o almeno nel 1950, adesso la componente italofona/ligure è quasi estinta (si salva nell'entroterra).

Quindi Tenda, Briga, Saorgio, Breglio, Fontano, Sospello, Molinetto, Castiglione e Castellaro. L' entroterra della Liguria storica.

Comunque a Monaco non ho avuto problemi con l' Italiano, almeno a Monaco citta'. E se senti l' Inno e leggi la toponomastica delle vie... :asd: .

A Tenda poi l' Italiano e' una seconda Lingua, tra i LOCALI. I Tendaschi di Tenda voglio dire.
 
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