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La Concessione Italiana in Tientsin in Cina, ieri e oggi

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Sinnfein
view post Posted on 16/8/2007, 18:56     +1   -1




- La Concessione Italiana in Cina, ieri e oggi -

Si ringrazia per il grande apporto storico e nozionistico il sito: www.trentoincina.it/

Tientsin, da terreno malsano a zona bonificata e residenziale

La concessione italiana di Tientsin era inizialmente un terreno malsano e fangoso all’interno di un’ansa del fiume Pei ho, in una zona al di fuori della città cinese. Conteneva circa 16.000 abitanti in case di fango e paglia, disseminata di pozzanghere e saline. Aveva una superficie di mezzo chilometro quadrato ed era stata concessa all’Italia in perpetuo dal 7 giugno 1902. Nei decenni successivi si trasformò radicalmente grazie alla bonifica e alla pianificazione urbanistica, con una viabilità razionale, impianto di illuminazione e servizi igienici. Nel 1930 aveva 17 strade e due piazze, con ospedale, cattedrale, caserma, centrale telefonica, la “Casa degli italiani, scuola italiana e cinese, mercato coperto, giardino pubblico, palazzo dello sport e due campi sportivi. Vi risiedevano 7.954 abitanti di cui 394 italiani e 146 europei. Erano governati da un podestà (il Regio Console d’Italia) assieme ad una consulta composta da italiani e cinesi. La concessione era tutelata dal piccolo corpo della Polizia della Concessione Italiana, costituito da cinesi con ufficiali italiani. L’abitato, a parte gli edifici pubblici, era principalmente di abitazioni, ovvero villette con giardino recintato. Le famiglie cinesi più ricche della città abitavano in questa zona e ditte locali e straniere avevano degli uffici. La concessione era a ridosso della “Banchina d’Italia”, il porto fluviale e strumento di attività commerciali.

La particolare importanza della Concessione Italiana di Tientsin stava tutta nella sua posizione strategica, tra Pechino, capitale della Cina e il mare. Infatti la presenza militare delle grandi potenze era assicurata dalla forza militare delle rispettive Marine e dalle navi da guerra, capaci di trasportare truppe. Shanghai, molto più a sud, era una metropoli popolosa e importante, adatta per lo stazionamento delle navi oceaniche. Ma aveva il difetto di essere troppo lontana da Pechino, anche se un canale navigabile e strade la collegavano al nord. Quando era necessario, come per la Guerra dei Boxer, nel 1900, bisognava portarsi all’interno del Golfo di Chilhi, per sbarcare a Ta ku e raggiungere Pechino. Tuttavia l’avvicinamento all’approdo di Ta ku, alla foce del fiume Pei ho, era impossibile a causa di una secca che teneva le navi maggiori ad almeno dieci miglia da terra, tragitto lungo e lento da fare con altri natanti. Tale delicato trasbordo era dominato da 4 forti cinesi alla foce, che vennero espugnati dagli occidentali. A breve distanza da Ta ku si raggiungeva Tientsin. Da lì 128 chilometri separavano infine Tientsin da Pechino. Lungo il tragitto Ta ku – Tientsin – Pechino mosse infatti nel 1900 la colonna di truppe occidentali che, più volte ostacolata, raggiunse e liberò gli europei a Pechino, durante il famoso assedio di “55 giorni a Pechino” . Collegamenti telegrafici univano Pechino a Tientsin già nel 1900, ma in seguito vennero impiantate dalla Regia Marina più sicure stazioni radio, capaci di raggiungere anche le navi alla fonda.

Riassumendo, dopo la guerra dei Boxer e l’insediamento italiano, la presenza nazionale in Cina, oltre a Tientsin, comprendeva la Delegazione a Pechino, pochi marinai a Ta ku e al forte di Shan hai kwan (sulla costa a nord di Ta ku). E’ chiaro che con il crescere delle forze militari cinesi, più numerose, organizzate e attrezzate, la presenza militare occidentale negli anni trenta diveniva puramente simbolica e la posizione logistica (soprattutto quella di Tientsin) era più importante tanto da eliminare i piccoli presidi. Più a sud c’erano molti connazionali a Shanghai e nell’interno ad Hankow (sullo Jang-tze-kiang, che poi sbocca a Shanghai). Pochi religiosi si trovavano in ognuna delle tante missioni cattoliche italiane sparse sul territorio.


Restauro della concessione italiana di Tientsin

Qualcuno si chiederà se restano tracce della presenza italiana nella ex colonia di Tientsin, oggi Tianjin. A quanto pare rimangono molti edifici e la struttura originale, tanto da giustificare oggi una grande operazione urbanistica con accordi tra Italia e Cina. La città italiana fu costruita nella piccola concessione, all’interno di un’ansa del fiume Haine (allora Pei ho), e si contrapponeva alla città vecchia cinese. Sorsero edifici pubblici italiani come il Municipio, il Consolato, la famosa Caserma Carlotto, la Chiesa, l’Ospedale, la Caserma della Polizia, la centrale telefonica, con vie e spazi come Corso Vittorio Emanuele III e Piazza Regina Elena: ad eccezione del Municipio, sono tutti rimasti, sia pure con altri nomi e funzioni. Presso questi edifici si sviluppava un abitato costituito da villette occidentali circondate da giardino, in stile eclettico italiano tipico degli anni venti. La principale differenza rispetto ad analoghe situazioni residenziali in Italia, stava in una maggiore dilatazione degli spazi. Un regolamento urbanistico del 1913 garantiva uniformità, basse altezze dei palazzi, distanza dalla strada, il tutto con viali alberati che solcavano zone di giardini. Purtroppo in Italia, “bel paese” ricco di cose belle ma trascurato nel proteggere il tessuto urbano normale, non esiste più una realtà così estesa ed uniforme di belle costruzioni dello stesso periodo, che acquista grande valore e opportunità sia per l’Italia che per la Cina. Il governo cinese, che ha la totale proprietà pubblica dell’area, intende procedere ad ampie demolizioni delle costruzioni cinesi recenti per valorizzare edifici ed urbanistica italiana. Vi è dunque una collaborazione tra progettisti italiani e imprese cinesi. Quanto edificato nei giardini verrà abbattuto e verrà lasciata una viabilità interna (le vecchie vie Trento e Fiume), con parcheggi sotterranei e uscita metropolitana al centro della zona, destinata a grande parco per il centro della città, attraverso l’accesso pubblico dei giardini delle villette, con prevalente uso pedonale. Edifici moderni e grattacieli si manterranno ai margini della zona italiana, creando nuove abitazioni per compensare le demolizioni. Inoltre la viabilità principale verrà tenuta all’esterno. Le maggiori attività commerciali si collocheranno nella zona adiacente, mentre le attività culturali, di intrattenimento e di promozione italiana si collocherebbero proprio nella ex concessione italiana. Se quanto progettato si realizzerà, al termine dovremmo vedere un ambiente interessante che ci ricorderà la storia dell’Italia in Cina.
Il recupero di frammenti di Storia italiana, a molti sconosciuta, è una notizia positiva. Forse qualcuno si stupirà della presenza di tante costruzioni italiane in capo al mondo. Bisogna ricordare che gli Italiani sono sempre stati grandi costruttori, sia in patria che all’estero, sia a livello privato che pubblico. Durante lo sforzo coloniale, affrontato in ritardo rispetto ad altre potenze europee, si costruì molto (opere pubbliche, edifici, infrastrutture, abitazioni residenziali) con qualità, slancio, e forse con scarsa lungimiranza perché il colonialismo era al tramonto. Sembra che si volesse imitare l’uso che la Roma imperiale faceva dei monumenti nelle colonie. I Romani infatti costruivano anche per dimostrare le capacità della madrepatria, quasi che questa superiorità tecnica nelle opere civili giustificasse la supremazia e dominazione. Durante l’espansione coloniale del novecento, in mediterraneo, come in Africa, fino in Cina, i luoghi acquisiti dall’Italia furono spesso considerati come estensioni della nazione, spendendovi grandi energie. In molti casi le costruzioni italiane sono rimaste e mantengono un valore architettonico ancora oggi.

Questo fratelli, per fare un altro piccolo esempio della grande opera dei nostri marinai e in generale delle nostre forze armate durante la nostra storia nazoinale, che portarono spesso civiltà e vita ove regnavano incontrastate schiavitù e pestilenze.
Cosa ne pensate voi?

Edited by FulvioDip - 20/7/2014, 15:26
 
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view post Posted on 16/8/2007, 19:46     +1   +1   -1
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Non viene citato l'ingrandimento ottenuto della nostra concessione a spese di quella austriaca dopo la prima guerra mondiale.
Tientsin oggi è una delle città più popolate e ricche della cina, se non avessimo perduto la guerra l'avremmo tenuta almeno qualche altro decennio, come Hong Kong e Macao, e ci avrebbe portato introiti immensi.
Tenere una città del genere, e trattenere i contributi fiscali e doganali per ulteriori 40 anni ci avrebbe fatto molto comodo.
Invece niente, con quella cazzo di guerra abbiamo perso tutto.
 
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Sinnfein
view post Posted on 17/8/2007, 10:26     +1   -1




CITAZIONE (_Raziel_ @ 16/8/2007, 20:46)
Non viene citato l'ingrandimento ottenuto della nostra concessione a spese di quella austriaca dopo la prima guerra mondiale.
Tientsin oggi è una delle città più popolate e ricche della cina, se non avessimo perduto la guerra l'avremmo tenuta almeno qualche altro decennio, come Hong Kong e Macao, e ci avrebbe portato introiti immensi.
Tenere una città del genere, e trattenere i contributi fiscali e doganali per ulteriori 40 anni ci avrebbe fatto molto comodo.
Invece niente, con quella cazzo di guerra abbiamo perso tutto.

Vero, dell'ingrandimento ne avevo letto su ragionpolitica.it, ma data la natura politica 'di parte' e 'non indipendente' ho preferito non citarne il contenuto (è un laboratorio politico di Forza Italia).
Concordo anche sulla guerra, se solo fossimo rimasti neutrali facendoci pagare profumatamente per la nostra non belligeranza, penso saremmo uno dei paesi più forti ed avanzati del mondo.
 
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paolotheking
view post Posted on 17/8/2007, 13:00     +1   -1




CITAZIONE (Sinnfein @ 17/8/2007, 11:26)
CITAZIONE (_Raziel_ @ 16/8/2007, 20:46)
Non viene citato l'ingrandimento ottenuto della nostra concessione a spese di quella austriaca dopo la prima guerra mondiale.
Tientsin oggi è una delle città più popolate e ricche della cina, se non avessimo perduto la guerra l'avremmo tenuta almeno qualche altro decennio, come Hong Kong e Macao, e ci avrebbe portato introiti immensi.
Tenere una città del genere, e trattenere i contributi fiscali e doganali per ulteriori 40 anni ci avrebbe fatto molto comodo.
Invece niente, con quella cazzo di guerra abbiamo perso tutto.

Vero, dell'ingrandimento ne avevo letto su ragionpolitica.it, ma data la natura politica 'di parte' e 'non indipendente' ho preferito non citarne il contenuto (è un laboratorio politico di Forza Italia).
Concordo anche sulla guerra, se solo fossimo rimasti neutrali facendoci pagare profumatamente per la nostra non belligeranza, penso saremmo uno dei paesi più forti ed avanzati del mondo.

:ave: :ave: :ave: :ave: :ave:
 
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Sinnfein
view post Posted on 21/8/2007, 09:31     +1   -1




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view post Posted on 21/5/2020, 14:20     +1   +1   -1

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Il quartiere italiano di Tianjin è l'unico a non essere stato abbattuto per far posto ai grattacieli, come invece accaduto alle altre ex concessioni straniere; è stato accuratamente restaurato da una collaborazione italo-cinese ed è una delle zone più apprezzate e popolate della città
20140518_134631

20140518_134524



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FORVM-palazzo-della-cultura-fascista3
 
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view post Posted on 21/5/2020, 18:09     +1   -1
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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E pensare che i cinesi erano considerati razza inferiore...se Mussolini sapesse che in piena Cina Comunista c'è un edificio con fasci littori in bella vista... :birra:
 
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view post Posted on 21/5/2020, 18:12     +1   -1

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Ma quell'edificio è stato costruito a Tientsin proprio dal fascismo come Palazzo della cultura italiana oggi ristrutturato come Centro sportivo
1280px-

Edited by rezakhan - 21/5/2020, 19:33
 
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view post Posted on 31/5/2020, 12:42     +1   +1   -1
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Architettonicamente la concessione italiana era la più bella e curata.
 
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view post Posted on 12/6/2021, 11:01     +3   +1   -1

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Oggi

Il quartiere italiano di Tianjin, costituito dalla vecchia Concessione Perpetua di Tientsin, è posto lungo il fiume Hai tra i quartieri francese ed austro-ungarico. Esso costituisce un unicum di architettura italiana in Cina, di stampo marcatamente versiliese: gli architetti che nella prima metà del Novecento costruirono i vari edifici si ispirarono allo stile liberty e art déco che caratterizzava le costruzioni coeve dei viali a mare di Viareggio e di tutte le altre località di mare del periodo. La municipalità ha salvaguardato queste architetture riaprendole al pubblico con funzioni culturali e di intrattenimento coinvolgendo nel recupero società italiane.

Tra gli edifici più interessanti si segnalano il Consolato con la Casa del Fascio (dalla singolare torre a forma di fascio littorio che domina il quartiere), l'ex Caserma "Ermanno Carlotto", le scuole, risalenti queste ultime agli anni 1930, la fontana monumentale dedicata a Marco Polo dell'architetto Giuseppe Boni.

Le vie sono distinte con una doppia denominazione sino-italiana: Piazza Regina Elena che presenta il Monumento alla Vittoria nella Prima guerra mondiale; Corso Vittorio Emanuele III; Piazza Dante; Corso Trento e Trieste e Viale Carlotto, intitolato quest'ultimo all'eroe italiano che combatté la Guerra contro i Boxer agli inizi del ventesimo secolo.

Il quartiere italiano nelle mappe di Google: www.google.com/maps/@39.1353543,117.2007867,16z

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Il Palazzo della Cultura Italiana, ristrutturato ed oggi usato come centro sportivo. Si noti che sono stati mantenuti i fasci littori ai quattro lati agli angoli della torre:
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La ex sede del console (governatore) della Concessione italiana di Tientsin:
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Storia e dati

La Concessione Perpetua di Tientsin (in cinese: 天津意租界) fu un possedimento coloniale italiano in Cina, amministrato dal Regno d'Italia tra il 1901 e il 1943.
La sua massima estensione era di 1,04 km² (ovvero quasi il triplo dell'attuale Città del Vaticano). Al censimento del 1936 contava una popolazione di 7.954 residenti.
Per massima estensione si intende quella che si ebbe dal 1918 in poi, quando fu occupata ed annessa la confinante concessione austro-ungarica, grazie all'arrivo di 900 prigionieri militari "irredenti" (ossia soldati di etnia italiana, originari dall'Impero Austro-Ungarico, principalmente dal Trentino, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia), provenienti dalla Russia sconvolta dalla guerra civile tra l'Armata Bianca e i bolscevichi.

Per approfondimenti: https://it.wikipedia.org/wiki/Concessione_...ana_di_Tientsin
e le note bibliografiche a https://it.wikipedia.org/wiki/Concessione_...i_Tientsin#Note

Nel 1943 arrivarono i Giapponesi e terminò de facto la giurisdizione italiana. Con il Trattato di Parigi del 1947 la Concessione Perpetua di Tientsin fu assegnata alla Cina, ma, attenzione, non a quella "popolare" attuale (che sarebbe arrivata nel 1949), bensì a quella "nazionalista" alla quale oggi è rimasta solo Taiwan ed alcune isole.

Per questo motivo, sul piano del diritto, forse l'Italia avrebbe gli estremi per reclamare indietro la Concessione, perché non esistono trattati con la Cina "popolare" come avrebbero fatto alla fine degli anni 1990 il Portogallo per Macao e il Regno Unito per Hong Kong.

Sul piano della fattibilità, ovviamente tutto sembra molto improbabile.

Considerazioni

I cinesi, negli ultimi anni, si sono presi cura della ex concessione italiana (per motivi turistici, più che per vero amore...). Bisogna riconoscere che, a differenza di altri luoghi dove è esplosa l'edilizia dei palazzoni, tutti gli edifici ex italiani sono stati restaurati e non demoliti; infine è stata mantenuta una certa italianità nel reticolato delle vie (con i nomi delle strade anche in Italiano!), negozi e ristoranti che richiamano a Marco Polo e all'Italia, mostre ed iniziative culturali sempre riferite all'Italia.

Una meta turistica alternativa ed originale, per chi ha denaro e voglia per potersi permettere una vacanza in Cina!

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view post Posted on 12/6/2021, 11:10     +1   -1
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Penso che il fatto di avere riconosciuto la PRC al posto della ROC (con cui l'Italia non mantiene formalmente relazioni diplomatiche, anche se come tutto il mondo vi compra hardware), abbia implicato in automatico che l'accordo di restituzione si sia trasmesso alla Cina comunista.
 
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view post Posted on 12/6/2021, 11:59     +1   -1

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CITAZIONE (afullo @ 12/6/2021, 12:10) 
Penso che il fatto di avere riconosciuto la PRC al posto della ROC (con cui l'Italia non mantiene formalmente relazioni diplomatiche, anche se come tutto il mondo vi compra hardware), abbia implicato in automatico che l'accordo di restituzione si sia trasmesso alla Cina comunista.

Nel diritto internazionale non funziona proprio così.

La Russia e la Cina Popolare per esempio hanno ristabilito nel 2004 un tratto del confine fluviale (ribaltando un precedente vantaggio acquisito con una mini-guerra URSS//Cina nel 1969)
https://twitter.com/Pillandia/status/1324251964662833153
e le famose dispute himalaiane India//Cina derivano appunto da precedenti accordi non più riconosciuti dagli stati attuali.

Per tornare a noi, un errore clamoroso della Repubblica Italiana all'inizio degli anni 1990 fu quello di riconoscere frettolosamente le nuove Slovenia e Croazia, senza invece rimettere in discussione il Trattato di Osimo. In questo modo la posizione delle popolazioni italiane rimaste in Istria è gravemente peggiorata: nuovo confine sul fiume Dragogna, ospedale di Isola d'Istria interdetto agli abitanti di Umago, Buie e Grisignana, scuole e centri culturali impoveriti, bilinguismo non più mantenuto accuratamente nelle insegne e nella segnaletica stradale, Tele Capodistria depotenziata, la Voce del Popolo con minori risorse ecc.
Il tutto perché la Slovenia ha visto riconosciuti i diritti confinari con l'Italia, ma Slovenia e Croazia non si sentono obbligate a rispettare i doveri che aveva sottoscritto invece la Iugoslavia.

hrsi1991

hrsi1991
 
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view post Posted on 12/6/2021, 12:13     +1   -1
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Questo sì, infatti in ucronie varie il 25 giugno 1991 l'Italia disconosce proprio il trattato di Osimo, cogliendo l'occasione della guerra civile per intervenire con lo scopo di difendere gli italiani locali...
 
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view post Posted on 13/6/2021, 16:48     +1   -1

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beh signori sapete ovviamente che il problema non è che il diritto internazionale gestisce i rapporti di forza tra gli stati, quando è il rapporto di forza tra gli stati che gestisce e "cambia" , se ci sono mutamenti in questo rapporto di forza, il diritto internazionale (che è una delle cose più fluidi dei vari diritti) cambia.

Quindi si , se riconosci la rpc è quasi implicito che tutti i trattati che hai firmato con "la cina" passino alla rpc , tanto più che l'italia non riconosce taiwan come nazione "libera" ne come repubblica nazionale o democratica di cina. Anzi a livello ufficiale riconosce esclusivamente la Repubblica Popolare Cinese, nella sua integrità e sovranità territoriale, quale unica entità statuale della Cina quindi , si un trattato firmato con la cina pre RPC automaticamente fa della rpc il depositario di quel trattato.

Poi che con taiwan uno "de fatto" ci faccia affari con il le attività del "gruppo parlamentare di amicizia tra Italia e Taiwan" è una soluzione pragmatica per fare i soldi e trattati con l'isola senza doversi schierare nella battaglia tra le due cine.

Manco gli usa, di cui di fatto taiwan è un protettorato, lo riconoscono come una nazione (hanno sempre il gioco dell'ufficio culturale ed economico per taipei). Credo che siano poco più di 10 nazioni che riconoscono la taiwan o come nazione indipendente o come "cina".

Ed al più potevi trattare con la cina per mantenere la concessione per altri 50 anni su modello di macau o hong kong, quello che non ricordo se formalmente l'Italia ha mai dichiarato guerra alla cina, in questo caso la perdita della concessione la puoi annoverare nelle "riparazioni" di guerra classiche.

Sul discorso riconoscimento slovenia/croazia, si c'è stata una certa fretta quando in termini assoluti dovevi rinegoziare anche con loro, ma pure li, a parte cercare di ottenere l'ex territorio di zona B (magari la croazia te lo dava pure, ma la slovenia perdeva lo sbocco al mare e non lo avrebbe mai fatto, sopratutto perchè la germania già l'aveva riconosciuta) non credo si sarebbe potuto fare. Comunque è stato sbagliato non provarci lo stesso a riprenderlo XD.

Edited by FulvioDip - 14/6/2021, 10:54
 
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view post Posted on 13/6/2021, 17:46     +1   +1   -1

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La Repubblica di Cina (impropriamente, ma ormai comunemente nota come Taiwan) è comunque la legittima Cina, fino al giorno - che forse potrebbe arrivare in futuro, ma oggi 13 giugno 2021 ancora non è così - non sarà sopraffatta completamente da quelli di Pechino. La Repubblica di Cina è nata nel 1912, è governata dai discendenti di quelli di allora ed ancora utilizza la bandiera di allora, mentre la Repubblica Popolare Cinese utilizza un vessillo nato più di 30 anni dopo per ragioni ideologiche. Il fatto che la Repubblica Popolare Cinese sia uno stato esteso e potente, nonché uno stato che costringe gli altri stati ad atteggiamenti di mobbing e di linciaggio diplomatico verso Taiwan, non rende Pechino moralmente degna di essere considerata erede della Cina del 1912, appunto per il fatto che la Repubblica di Cina ancora esiste.

Ciò che dici sul diritto internazionale è in gran parte vero de facto, ma non è sempre così: quando i dinosauri si estinguono, non sopravvivono i secondi animali più grandi e più forti, ma quelli piccoli più astuti. Per dirla in soldoni, alla fine dell'URSS ebbero un rapido riconoscimento internazionale (più ingresso nella NATO, più ingresso nell'Unione Europeo, più adozione dell'Euro) le 3 repubbliche baltiche, che l'Europa occidentale non aveva mai smesso di riconoscere nonostante gli atti di forza del 1940, sebbene d'altra parte riconoscevano pure l'URSS (per inciso, i primi due paesi al mondo che riconobbero nella storia l'Unione Sovietica lo stato legittimo al posto dell'Impero zarista, furono il Regno Unito e l'Italia mussoliniana). Invece l'indipendenza se la sognò la Cecenia e l'accreditamento internazionale fu più lento per l'Ucraina e le 3 repubbliche caucasiche, che non avevano un precedente riconoscimento.

Non sono d'accordo che la proprietà transitiva sia una prerogativa anche delle relazioni internazionali. Esempi: riconosciamo l'Ucraina e riconosciamo che la Crimea ne faccia parte, però riconosciamo anche la Russia che l'ha annessa ormai da più di 7 anni. Oppure riconosciamo il Cossovo indipendente, ma riconosciamo anche la Serbia che almeno finora non ha mai smesso di dichiarare che è sua parte integrante.

CNTW%2B2014

CNTW%2B2015%2B6

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