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Visioni d’Italia - zara Quella città gentile della Dalmazia dove ogni traccia è stata cancellata

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view post Posted on 17/7/2010, 15:56     +1   -1
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http://www.corriere.it/cultura/speciali/20...44f02aabe.shtml

CITAZIONE
Qui i rapporti della polizia austriaca erano zeppi di patrioti. Ora nazionalismi, oblio e investimenti mancati.

*

Visioni d’Italia - zara

Quella città gentile della Dalmazia
dove ogni traccia è stata cancellata

Qui i rapporti della polizia austriaca erano zeppi di patrioti. Ora nazionalismi, oblio e investimenti mancati.

«Zajednica Talijana Zadar ». Così c’è scritto sul campanello della Comunità Italiana di Zara. In croato? «Ha fatto tutto il Comune ». Come mai non c’è una targa? «L’avevamo messa. In italiano. Ma qualcuno ce l’ha spaccata la notte stessa dell’inaugurazione », sospira Rina Villani, che guida la nostra comunità. Dice che il Municipio ha subito risarcito i danni. Ma la targa è stata presto rimossa per ordine della Sovrintendenza: disturbava l’armonia del palazzo Fozza. Anche se di plexiglas trasparente? Disturbava. E tutte le insegne dei negozi lungo la stessa Plemica Borelli Uliza? Disturbava. C’è chi dirà: il nazionalismo slavo non c’entra. Non sta forse la comunità, a tradurre l’indirizzo, in «via conte Borelli»? Il vecchio professor Gastone Coen, che fu compagno di scuola di Enzo Bettiza a Spalato, sorride amaro: «Il conte Borelli, a dispetto dell’origine bolognese, fu un patriota croato». Di più: il «croato» Borelli è stato omaggiato dal rispetto toponomastico del cognome italiano e l’italiano Alessandro Paravia, grande letterato di schietti sentimenti risorgimentali che chiuse la carriera come docente a Torino e donò la sua immensa biblioteca alla città, è stato croatizzato: «Alesandra Paravije». Questa è Zara, oggi. Ogni traccia del suo passato è stata accuratamente cancellata. Certo, le vetrine di Benetton hanno aperto la strada a un po’ di locali e negozi, soprattutto di moda, dal nome nostrano. Business is business. E i turisti bisogna ben accontentarli. Altri riconoscimenti, però, zero. Scriveva un secolo fa Luigi Federzoni, destinato a diventare presidente del Senato e dell’Accademia d’Italia, che «Venezia non partorì mai, nella sua lunga e copiosa maternità, figliola più somigliante di questa, ne più degna, ne più devota. Zara è adorabile. Zara dovrebbe essere in cima ai pensieri di tutti gli italiani. Per il labirinto delle calli pittoresche formicola tanta festevole, graziosa e appassionata venezianità».

Non per altro, narra la leggenda, il giorno della caduta della Serenissima, il 12 maggio 1797, nell’ultima seduta del Maggior consiglio, Francesco Pesaro avrebbe urlato al Doge Ludovico Manin: «Tolé su el corno e andè a Zara!» E quando questa dovette deporre le insegne di San Marco, il 6 luglio successivo, racconta Lorenzo Licini, «talmente dalle lacrime rimasero bagnati i vessilli» che pareva «fossero stati immersi nell’acqua ». C’è poi da stupirsi se, come ha ricostruito Oddone Talpo in «Per l’Italia», gli zaratini furono numerosi nelle vicende risorgimentali? Se i rapporti della polizia austriaca erano pieni di simpatizzanti dell’Unità? Se c’erano dalmati tra i garibaldini accorsi in difesa della Repubblica romana, nelle battaglie di Curtatone e di Calatafimi, nella difesa della Repubblica veneta di Daniele Manin? Se uno dei due quotidiani in edicola a metà Ottocento si chiamava «Il Risorgimento »? Certo, nonostante i 54 bombardamenti («Zara fu la Dresda dell’Adriatico», ha scritto Bettiza) compiuti dagli alleati agli sgoccioli della II Guerra mondiale, bombardamenti forse dovuti alle informazioni volutamente false passate agli americani dai partigiani titini interessati ad annientare l’ultimo baluardo cocciutamente italiano della costa dalmata, alcuni dei gioielli che facevano di Zara un sestiere serenissimo con 72 calli e 15 campielli, sono ancora lì. Bellissimi. Come l’elegantissima Loggia veneta nota come loggia Paravia. O il tempio di San Donato. La Chiesa di San Simeone. La Cattedrale di Sant’Anastasia. La porta di Terraferma eretta su disegno di Sammicheli e dominata da un magnifico leone sopravvissuto alle martellate dei nazionalisti slavi. Il campo dei Cinque pozzi. Le mura. Ma nulla porta più traccia del nome che aveva. E in definitiva della sua identità. Come se si fosse compiuto quanto minacciò il presidente del comitato di liberazione della Croazia Vladimiro Nazor, in un lontano comizio del 1944: «L’Italia aveva ingrandito e abbellito Zara non per amore, ma per calcoli politici. Spazzeremo dal nostro terreno le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zadar che sarà la nostra vedetta nell’Adriatico». La Calle Larga, l’antico cardo della Jadera voluta da Cesare Augusto, è stata corretta: Kalelarga. E per trovare nomi italiani devi andare al vecchio cimitero. Del quale si prende cura il Madrinato Dalmatico. Come ha scritto Ottavio Missoni, a lungo sindaco degli zaratini in esilio, «Zara forse esiste ormai solo nel cuore e nel disperato amore dei suoi cittadini dispersi nel mondo ».

Che senso c’è a cancellare un pezzo del proprio passato addomesticandolo su misura? Quante città vorrebbero vantarsi di avere avuto l’impronta di Venezia? Che futuro può avere un paese che «resetta» la memoria fino ad allevare ragazze graziose e gentili quali quelle che accompagnano i turisti nel tour delle Incoronate e non conoscono neppure uno dei nomi che queste isole avevano? Eppure, come dimostra lo storico incontro avvenuto a Trieste tra il presidente italiano Giorgio Napolitano, quello sloveno Danilo Turk e quello croato Ivo Josipovic, qualcosa sta cambiando. E come ha scritto Enzo Bettiza, nato a Spalato da padre italiano e madre slava e cresciuto da una balia serba che gli riempì la testa con «i mirabolanti duelli fra Marko Kraljevic e il Turco dalle tre teste saettanti», potrebbe essere arrivato davvero il «momento di dimenticare un passato fra i più pesanti e spietati lungo le frastagliate frontiere europee». È vero, è difficile dimenticare. Per gli slavi, che dopo averci a lungo amati (vale la pena di leggere «l’Italia agli occhi dei croati», di Zdravka Krpina) furono sottoposti a insopportabili angherie nazionaliste sotto il ventennio mussoliniano. E più ancora per noi. Buttati fuori dall’Istria, dal Quarnero e dalla Dalmazia in 350mila, stando alle cifre di padre Flaminio Rocchi, autore del libro sull’esodo considerato a torto o a ragione dagli esuli una specie di Vangelo. Sottoposti nelle fasi finali del conflitto e nei primi anni del dopoguerra a vendette feroci culminate nell’omicidio di migliaia di persone. Annientati nello stesso diritto di ricordare il peso della cultura e dell’arte veneziane e italiane in luoghi che si chiamavano Cittanova, Albona, Rovigno, Capodistria, Umago…

Gianni Duiella, ottantadue anni, «zaratino da mezzo millennio», se li ricorda bene quegli anni di lacerazione, quando la sua famiglia si spaccò tra quelli che poterono scegliere di abbandonare tutto e andare in Italia e quelli che restarono, come lui: «Furono tantissimi, gli italiani fatti sparire. Senza un processo. Certo, qui non ci sono le foibe e i partigiani comunisti hanno dovuto arrangiarsi. Gli attaccavano una pietra al collo e li buttavano in mare». Come capitò a Nicolò Luxardo, il titolare della celeberrima fabbrica di Maraschino affogato nelle acque dell’isola di Selve con la moglie Bianca. Quanti furono, quei nostri connazionali assassinati a Zara non è chia ro. Duiella pensa a trecento. Coen «forse cinquecento ». Flaminio Rocchi scrive di novecento. Eppure, gli stessi zaratini esuli come Ottavio Missoni, Lucio Toth, Giorgio Varisco, vorrebbero recuperare una volta per tutte un rapporto decente e rispettoso con gli zaratini croati di oggi: «Non possiamo rinfacciarci i rispettivi torti per secoli, non ha senso. Dobbiamo guardare avanti. Per il bene dei nostri nipoti. Per il bene della nostra Zara». Sia chiaro: nulla va cancellato, perché la memoria aiuta a capire gli errori per non ripeterli. Ma, anche se lo stesso Napolitano ha riconosciuto che ci fu «un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica», occorre andare oltre. Anche perché, come ha ricordato Paolo Mieli ricostruendo attraverso il libro di Paolo Simoncelli «Zara. Due e più facce di una medaglia», dedicato ai retroscena della mancata assegnazione della medaglia d’oro al Gonfalone della città per i bombardamenti alleati, i torti non sono tutti da una parte sola. Basti ricordare l’infinito e offensivo tormentone dei risarcimenti agli esuli. Qual è il nocciolo? Che i beni requisiti dai comunisti dopo la conquista del potere da parte del maresciallo Tito, una volta schiantatasi la Repubblica popolare jugoslava, sono stati restituiti ai vecchi proprietari. Ovvio: era dura, per la nuova Slovenia e la nuova Croazia decise a entrare in Europa sventolando principi liberali, tenere i beni nazionalizzati. Gli unici a non aver nulla sono stati i nostri esuli. Scappati clandestinamente (c’è chi remò da Umago a Bibione) o costretti ad andarsene firmando la rinuncia a tutto. Prendiamo la storia della famiglia Luxardo. La loro fabbrica era forse il maggiore stabilimento dalmata. L’arrivo delle truppe di Tito cancellò tutto. I due fratelli maggiori, Pietro e Nicolò Luxardo, come abbiamo detto, furono uccisi. La fabbrica distrutta dai bombardamenti. Sopravvisse solo il Maraschino, un liquore famosissimo fatto con le ciliegie marasche. Ma a Torreglia, in provincia di Padova, dove la famiglia era scappata.

Sgretolata la Jugoslavia, la fabbrica finì nelle mani di un austriaco di origini slave, ma non funzionò. Tanto che si arrivò a distribuire le azioni della «Maraska» ai dipendenti. Racconta Franco Luxardo: «A un certo punto ci arrivò un messaggio in codice. Una specie di invito a riprendere in mano la situazione.Ma era impraticabile. Intanto per la difficoltà di rintracciare tutte le azioni sparpagliate. Poi per problemi oggettivi. Producevamo più noi con trenta dipendenti che loro con 250». «Ricompriamoci l’Istria e la Dalmazia!», incitavano anni fa, dopo lo sgretolamento jugoslavo, alcuni nazionalisti triestini. Le cose, in realtà, sono andate diversamente. Anche per le vecchie ferite rimaste aperte. Fra il 1993 e il 2009 sono arrivati in Croazia investimenti esteri per 21 miliardi 434 milioni di euro. Un mare di soldi: quasi 5 mila euro per ogni cittadino croato. Peccato che quelli italiani siano stati appena il 4,6% del totale: 989 milioni. Una percentuale trascurabile non soltanto rispetto al volume di risorse arrivate dall’Austria (6,1 miliardi, pari al 28,6% del totale), ma anche nei confronti degli investimenti olandesi (3,3 miliardi, il 15,4%), tedeschi (il 12,6%), ungheresi (quasi il 10%), francesi (6,3%) e addirittura lussemburghesi (5,4%). Nei primi tre mesi del 2009, nonostante la congiuntura economica croata sia pessima, le somme investite da italiani sono precipitate all’1,4%. Di più: il 67% dei nostri investimenti è dovuto a quattro acquisizioni bancarie: Unicredit ha comprato la Zagrebacka banka, Intesa San Paolo la Privredna banka, Veneto banca la Gospodarsko kreditna banka e il Banco popolare Verona e Novara la Banca Sonic. Per il resto, briciole. E soprattutto «Zero a Zara». Nell’elenco dei 56 «principali operatori italiani presenti in Croazia » stilato dall’Ice a fine settembre 2009 non ce n’era nemmeno uno con sede nella città dalmata. Gli esuli istriani e dalmati sono stati scottati due volte. La prima quando gli jugoslavi li hanno cacciati. La seconda quando dovevano essere indennizzati dallo Stato italiano: una vicenda allucinante, che va avanti dalla fine degli anni Quaranta senza che i profughi, secondo la stima di Lucio Toth, animatore dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, abbiano avuto neppure il 20% di quanto lasciato a Tito. Cornuti e mazziati. Proprio dalla amatissima Italia. In oltre mezzo secolo, infatti, due accordi internazionali (nel 1954 e nel 1983) hanno stabilito il principio che gli immobili e le aziende di proprietà italiana rimasti «di là» erano il prezzo che il nostro Paese doveva pagare per i danni di guerra. Gli esuli, a loro volta, sarebbero stati rimborsati dallo Stato italiano. L’accordo del 1983 fissava inoltre a carico di Belgrado un conguaglio di 110 milioni di dollari, da pagare in 13 rate a partire dal primo gennaio 1993: a quella data la Jugoslavia non c’era più. Da allora avrebbero dovuto far fronte all’obbligo la Croazia e la Slovenia. E parte di quella somma è stata in effetti depositata, ma non è mai stata utilizzata: le associazioni degli esuli si sono sempre opposte, in mancanza di una soluzione definitiva. Tanto più che quei 110 milioni di dollari, secondo i calcoli, non avrebbero rappresentato che briciole. Come quelle arrivate finora.

L’Italia aveva cominciato a risarcire gli esuli nel ‘49, prima ancora dell’accordo del ‘54. Ma col contagocce. Tranne eccezioni. Come l’indennizzo di 102 miliardi di lire (valuta del 1993) ai pronipoti italiani di un generale austro-ungarico: il principe Alfredo Candidus Ferdinand von Windisch Graetz, protagonista nel 1848 della repressione della rivolta di Vienna. I suoi eredi avevano lasciato nei territori ex-italiani proprietà sterminate: 11 castelli e un’impresa con 3mila dipendenti. E Mariano Hugo, grazie al rimborso, sarebbe diventato il principale azionista privato del Banco di Napoli. Di legge in legge si è arrivati al 2001. Quando la legge stabilì che i risarcimenti sarebbero dovuti avvenire in base ai nuovi coefficienti di rivalutazione variabili secondo il valore nominale attribuibile ai beni nel 1938. Coefficienti, però, ancora ridicoli. Basta dire che i valori fino a 100 mila lire si sarebbero dovuti moltiplicare per 350. E che il parametro sarebbe stato via via ridotto al crescere dell’importo, fermandosi ad appena dieci volte per le somme superiori a 5 milioni di lire del 1938. Un’idea di quanto fosse sballato e ingiusto quel sistema? Secondo le tabelle Istat, una lira del 1938 valeva nel 2001 qualcosa come 1.377 lire. Quattro volte più del coefficiente massimo. Inutile dire che il tormentone delle pratiche ancora aperte, 11.608, non si è mai chiuso. Anche perché da anni le associazioni degli esuli chiedono che vengano applicati parametri più realistici. Per esempio quello per «il ripristino di edifici privati distrutti dagli eventi bellici» stabilito annualmente dal ministero delle Infrastrutture secondo una legge del 1966. Ora il moltiplicatore, riferito in questo caso al 1940, sarebbe superiore a 4.800: oltre due volte e mezzo la rivalutazione monetaria Istat. Il che porterebbe a una stima complessiva di circa 5 miliardi di euro. Impossibile. Senza arrivare a tanto, è stato calcolato che un indennizzo equo non dovrebbe essere comunque inferiore a 2 miliardi di euro. Ma dove trovarli? E’ centrale, la questione di soldi. Anche sotto il profilo culturale. Lo prova l’annosa vicenda del tentativo di fare rinascere a Zara, quel pezzo d’Italia che non è più Italia, un asilo di lingua italiana. Sono anni che il progetto va faticosissimamente avanti. E anni che si impantana quando ormai sembra in dirittura d’arrivo. Zagabria sarebbe favorevole. Anche perché è interesse di tutti costruire una nuova Europa dove finalmente vengano accantonati i rancori. Il comune di Zara, per quanto se ne sa, è un po’ più diffidente. Perché, dopo il grande esodo, i morti sotto le macerie e le decimazioni operate dai partigiani titini, persiste un certo nazionalismo riottoso a riaprire un capitolo chiuso. Perché gli italiani che erano l’85% della popolazione di un tempo si sono via via ridotti ad essere, in una città gonfiatasi da venti a oltre centomila abitanti, una piccola minoranza, pari a mezzo migliaio di persone iscritte alla comunità di cui soltanto un centinaio registrate come di nazionalità italiana. Perché infine anche in Croazia stanno tagliando finanziamenti alle scuole e si sa com’è la politica: come fai a dir di sì agli italiani se già i croati non trovano posto negli asili per i loro bambini? Fatto sta che il calvario di illusioni e delusioni sta stremando la stessa Unione degli italiani. Facendo nascere dolorose spaccature intestine tra gli istriani e i dalmati. I primi, attraverso il presidente Maurizio Tremul, dicono che questo «è un passaggio così importante che occorre partire col piede giusto: questo asilo deve essere pubblico. Certo, il comune di Zara potrebbe dare un contributo, sulla carta, anche a una struttura privata. Lo prevede la legge. Ma domani? Possiamo noi farci carico del rischio che domani, a fronte di pochissimi alunni, il comune non cambi idea? La verità è che i bambini che chiedevano di essere iscritti, alla fine, erano troppo pochi.» Gli zaratini, per bocca di Rina Villani, dicono che no, non si può più aspettare: «Ci sono già cento bambini che seguono i corsi di italiano alle elementari ed è fondamentale incoraggiare questa tendenza aprendo questo benedetto asilo anche a costo di farlo privato, a spese nostre, accettando che il comune paghi solo gli insegnanti. C’erano già i soldi, per comprare il "nostro" asilo. E invece, rinvia rinvia, hanno preferito usarli per fare un ospizio a Pola… ». Sullo sfondo, al di là del sogno dell’asilo, c’è qualcosa di più. E cioè la sofferenza degli italiani zaratini che, nel momento in cui cercano di rialzare la testa, si sentono, come sospira Gaetano Coen, «lontani non solo da Roma ma anche dall’Istria».

Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella
17 luglio 2010

 
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view post Posted on 9/8/2010, 10:34     +1   -1
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Stella e Rizzo sono dei grandi: non solo denunciano la "casta" ma si occupano pure delle terre giuliano-dalmate, del resto il "Corriere della Sera" ne parla spesso.

Ecco la reazione dei giornalisti croati:

Campagna mediatica per la medaglia a Zara (Slobodna Dalmacija 22 lug)
lunedì 02 agosto 2010 (da http://www.anvgd.it/index.php?option=com_c...9468&Itemid=144)

Avviata nuovamente una vigorosa campagna mediatica per il conferimento dell'onorificenza all'amministrazione cittadina del 1944.

Esuli zaratini: Non rinunciamo alla nostra „ Dresda adriatica“; Vrancic: nostalgia irredentistica.


„Zara diventa nuovamente un caso nazionale ?“ – scrive „ Il Piccolo“ di Trieste nel numero del 18 luglio scorso, commentando la sempre piu' vigorosa campagna di stampa mediatica e politica che e' sdivampata un'altra volta, dopo il recente incontro a Trieste fra Josipovic, Napolitano, Turk.

Finalita' della campagna e' portare a termine un'iniziativa intrapresa e congelata ancora nel 2001, relativa alla medaglia d'oro all'ultima amministrazione italiana della Citta' di Zara, anno 1944, onorificenza statale che il Presidente Italiano conferisce.

Nove anni fa, l'allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi conferi' l'onorificenza in parola a Zara italiana, ma dopo le aspre proteste diplomatiche inoltrate a Roma dal Governo di Racan, l'intero procedimento fu „congelato“, cosicche' ad oggi non ha ancora avuto luogo la cerimonia con la quale sarebbe dovuta essere appuntata la medaglia sul gonfalone della Citta' di Zara , sotto la sovranita' italiana.

Un siffatto epilogo della faccenda tranquillizzo' la diplomazia croata, ma deluse profondamente le aspettative di parte della politica italiana, in ispecie quelle delle associazioni degli esuli, che caldeggioarono per decenni una delibera in tal senso.

E tuttavia, dalle proteste diplomatiche dell'epoca non trasse concrete utilita' nemmeno Zagabria, perche' i rapporti con la limitrofa Italia si raffreddarono proprio nel momento in cui il sostegno di Roma alle ambizioni europee della Croazia appariva decisivo.

Nove anni dopo, il 17/07/2010, l'influente quotidiano nazionale „ Corriere della Sera“ ha dedicato alla storia di Zara due intere pagine, rappresentando l'indisponibilita'-chiusura dell'attuale amministrazione cittadina alle diversita' culturali e nazionali.

Gli autori del testo, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ricordano come la tabella-iscrizione posta all'ingresso del palazzo della Comunita' Italiana fosse stata danneggiata la sera stessa della sua apposizione, ed immediatamenete dopo la cerimonia d'inaugurazione della sede.

„ Zara, citta' nella quale e' stata cancellata ogni traccia „ e' il titolo del servizio pubblicato nel „ Corriere della Sera „ , foglio di grande tiratura; nel testo si discorre tra l'altro delle innumerevoli difficolta' ed ostacoli sulla via dell'attuazione d'un asilo italiano nell'odierna Zara, citta' nella quale, sino al 1945, l'85% della popolazione era costituito da Italiani. Al „ Corriere „ si e' riallacciato il giorno dopo, 18 luglio, pure il triestino „ Il Piccolo „ , coll'articolo „ Zara, cancellata ogni italiana memoria „ , nel quale il noto Zaratino, Renzo de' Vidovich, a capo della comunita' degli esuli di Trieste, ha auspicato che, dopo l'incontro fra Josipovic e Napolitano, potesse infine compiersi il procedimento di assegnazione della medaglia d'oro a Zara italiana.

Dopo la simbolica riappacificazione dei tre Presidenti, e' tempo di passi concreti – afferma il de' Vidovich - giudicando che, nel nuovo clima d'amicizia, non si ripeteranno le incomprensioni ed i contrasti del 2001. Nel 2001, la diplomazia croata protesto' addirittura presso Washington per via della delibera sulla medaglia d'oro a Zara, esigendo dalla prima potenza mondiale che facesse pressioni su Roma affinche' quest'ultima desistesse dal conferimento dell'onorificenza all' „ Amministrazione fascista di Zara „ della fine del Secondo Conflitto Mondiale.

La parte italiana, nondimeno, respinse ogni eccezione circa il fatto che si volesse conferire l'onorificenza al fascismo, ribadendo che si trattava di riconoscimento a Citta' rasa al suolo nel corso di 54 bombardamenti alleati e dalla quale esodarono migliaia d'Italiani , cittadini autoctoni, sino ad allora, di una piccola provincia italiana che, come ama dire Ottavio Missoni, esiste oggi unicamente nel suo „ amore e ricordo „. Gli Zaratini esuli affermeranno che Zara fu trasformata, sotto l'imperversare delle bombe alleate del 1943/1944, in una „ Dresda adriatica „.


Ministero degli Esteri e delle Integrazioni Europee.

Qual e' oggi la posizione del Ministero sulla questione e come si reagirebbe nell'ipotesi che l'attuale Presidente d'Italia, Giorgio Napolitano, portasse a termine la procedura del conferimento della medaglia d'oro all'ultima amministrazione italiana di Zara ?

- Siamo del parere che le questioni del passato, ivi compresa quella dell'assegnazione di onorificenza all'ultima amministrazione italiana di Zara del 1943/1944,costituiscano argomento chiuso e sottolineiamo che le personalita' piu' autorevoli di entrambe le parti hanno riconfermato, in piu' d'una occasione, che i due Stati desiderano costruire un comune futuro europeo, nel dialogo e nella tolleranza. Un messaggio di tale contenuto, rimarcante valori che uniscono, e' stato divulgato pure in occasione del recente incontro fra i Presidenti d'Italia, Croazia e Slovenia a Trieste – e' il tenore della risposta che abbiamo ottenuto da Mario Dragun, portavoce di Jadronkovic.


Picula: esperimmo un'offensiva diplomatica.

Nel 2001, il responsabile pro-tempore della diplomazia croata, Tonino Picula , guido' un'offensiva diplomatica contro l'assegnazione della medaglia d'oro all'ultima amministrazione italiana di Zara.

- Della decisione di Ciampi di conferire all'ultima, italiana, e dunque indubbiamente fascista amministrazione di Zara, una medaglia d'oro, e della posizione ufficiale di Zagabria informai tutti i Governi degli Stati Europei ed inviai pure un messaggio ( „non paper“) a Washington. Ebbi lunghi ed estenuanti colloqui col responsabile diplomatico dell'epoca, Renato Ruggiero, che, per la verita', non condivideva a titolo personale la delibera di Ciampi e tuttavia si rifiuto' di presenziare alla cerimonia della firma dell'Accordo Croato di Stabilizzazione ed Associazione all'Unione Europea. Ebbi pure un colloquio molto teso con Javier Solana , presso il quale reagi' la parte italiana, facendogli intendere come Roma si attendesse dalla Croazia il rispetto dei sentimenti nazionali Italiani.


Senol Selimovic




Vrancic: per Zara nostalgia irredentista (Slobodna Dalmacija 22 lug)
lunedì 02 agosto 2010 (http://www.anvgd.it/index.php?option=com_c...9469&Itemid=144)

Non e' il caso di reagire per nulla ne' di replicare alle pressioni volte a conferire la famosa medaglia d'oro all' amministrazione italiana di Zara del 1946/1944 – ritiene l'ex – ambasciatore croato in Italia, Ivica Mastruko.

Occorre assolutamente ignorare le pretese ! Si replico' ad esse in modo conferente gia' nel 2001 ed oggi sarebbe inopportuno modificare le prese di posizione dell'epoca. Si tratta di usuale atteggiamento irredentistico che spesso si reiterera' e, conseguentemente, non e' il caso di prestarvi attenzioone – afferma Ivica Mastruko.

Similmente pensa anche il Sindaco Zvonimir Vrancic, stando al quale Zara costituisce centro multiculturale, nel quale tutte le minoranze possono soddisfare le proprie necessita', ivi compresa la Comunita' degl'Italiani, con la quale la Citta' collabora ottimamente.

Interpreto la campagna dei media italiani alla stregua di nostalgia irredentistica che, son certo, non avra' modo di realizzare le proprie ambizioni. Zara collabora intensamente con alcune citta' italiane e continuera' ad offrire il proprio contributo allo sviluppo di rapporti amichevoli fra Croazia ed Italia – ha detto Vrancic, secondo il quale il danneggiamento della tabella-iscrizione nel palazzo della Comunita' Italiana configura un incidente di percorso puro e semplice; aggiungendo peraltro che l'apertura dell'asilo italiano, in collaborazione con la Citta', avverra' allorquando vi saranno, per il progetto, sufficienti interessi.

Ci fu chiesto di apporre la tabella con l'iscrizione all'interno dell'edificio e lo facemmo. Se mai la porremo all'ingresso dello stabile, non so, resta da vedere; si tratta, ad ogni modo, di fatti datati, accaduti cinque anni fa, che non ci appaiono essenziali – piu' importante e' che in un'atmosfera aperta e tollerante possiamo colloquiare e risolvere problemi effettivi – asserisce Rina Villani, presidentessa sella zaratina Comunita' degl'Italiani.

Noi, come Comunita' degl'Italiani, collaboriamo ottimamente con la Citta', con la Contea, coi cittadini di Zara - ha dichiarato la Villani, chiarendo che l'asilo italiano sara' aperto quando la Comunita' degl'Italiani sara' riuscita a raccogliere le risorse finanziarie per l'acquisti dei necessari spazi.

Predrag Opacic
 
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Occit@n
view post Posted on 9/8/2010, 15:47     +1   -1




Fatemi capire: ma dolo la MARMAGLIA croata può vantare mire irredentistiche cacciando ad esempio i serbi dalla Kraijna regione da SEMPRE a maggioranza etnica serba?!

Gli italiani invece non possono rivendicare Zara che è SEMPRE stata italiana per millenni e millenni fino al 1945?!

Questo staterello ridicolo di 4.500.000 abitanti (la metà della Lombardia!) pensa forse di essere il centro del mondo?

Sarebbe ora che qualcuno spiegasse a questi personaggi che la Croazia è solamente un errore geografico e che se li facciamo entrare nell'Unione Europea e solo per sfamare quattro disgraziati che vivono con le pezze al culo!

 
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rector
view post Posted on 9/8/2010, 19:19     +1   -1




QUOTE (Occit@n @ 9/8/2010, 16:47)
Fatemi capire: ma dolo la MARMAGLIA croata può vantare mire irredentistiche cacciando ad esempio i serbi dalla Kraijna regione da SEMPRE a maggioranza etnica serba?!

Gli italiani invece non possono rivendicare Zara che è SEMPRE stata italiana per millenni e millenni fino al 1945?!

Questo staterello ridicolo di 4.500.000 abitanti (la metà della Lombardia!) pensa forse di essere il centro del mondo?

Sarebbe ora che qualcuno spiegasse a questi personaggi che la Croazia è solamente un errore geografico e che se li facciamo entrare nell'Unione Europea e solo per sfamare quattro disgraziati che vivono con le pezze al culo!

_____________________________________________

Occit@n, il punto cruciale e' propio la "potenza" degli staterelli a confronto della misera classe politica di chi governa l'Italia, quelli fanno la voce grossa e i nostri politici, al posto di essere fermi e risoluti, cercano compromessi e soluzioni per il quieto vivere!
 
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view post Posted on 28/8/2014, 20:52     +1   -1
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Questa discussione potrebbe diventare la base per descrivere l'attualità riguardante Zara al di là dell'asilo in lingua italiana già trattato altrove.

Fa piacere sapere che, nonostante la cosa non sia alla fine purtroppo andata in porto, molti attuali abitanti vogliono ripristinare ufficialmente lo storico nome di Calle Larga per indicare la via principale del centro storico:


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...firme-1.9285700

“Tutti per la Calle Larga” A Zara quasi 11mila firme

I promotori dell’iniziativa civica hanno consegnato la petizione in Municipio I consiglieri comunali dovranno esprimersi nella sessione di giugno
di Andrea Marsanich


ZARA. Li hanno definiti antizaratini, anticroati e addirittura paladini dell'italianizzazione di Zara.

Ma gli ideatori dell'iniziativa civica intitolata “Tutti per la Calle Larga“ sono andati avanti e in una sola settimana hanno raccolto la bellezza di 10 mila e 823 firme con le quali si chiede il ripristino dell'antico toponimo che dai tempi della Serenissima stava ad indicare la via centrale e più famosa di questa città dalmata.

Come da noi già scritto, da quando la Croazia è diventata sovrana e indipendente (1991) questo simbolo di Zara è stato ribattezzato in Via Larga o Široka ulica in croato, nome che naturalmente non ha fatto presa tra gli zaratini e non solo tra essi.

I responsabili dell'iniziativa, Tamara Šoleti„, Nenad Mar„in, Valter Pero, Boris Marin e Hrvoje Bajlo, hanno deciso coraggiosamente di farsi avanti, promuovendo la sottoscrizione della petizione in una città dove il nazionalismo croato è ancora sentitissimo e prova ne siano le pluriennali fatiche dell'Uniona Italiana (alla fine premiate) per avere dopo lunghi decessi un asilo infantile italiano.

Senza badare agli “ultrà croati“ l'altro giorno le quasi 11 mila adesioni sono state consegnate dai promotori al presidente della Commissione comunale per la ridenominazione di vie e piazze, Rade Šimi„evi„, che ora ha l'obbligo di sottoporre la richiesta al consueto iter procedurale.

Da palazzo municipale è subito arrivata la conferma che i consiglieri del parlamentino dovranno esprimersi sulla proposta nella sessione in programma il mese prossimo.

Interessante rilevare come all'iniziativa non abbia aderito proprio il sindaco di Zara, l'accadizetiano Božidar Kalmeta (centrodestra), che però ha pubblicamente esternato di appoggiare la raccolta di firme a favore dello storico toponimo Calle Larga.

«L'adesione è stata massiccia in quanto gli zaratini sono emotivamente molto legati a questo plurisecolare nome – ha dichiarato Boris Marin, meglio noto in città come Boro Postino – purtroppo ci hanno attaccato da molte parti, anche tramite i mass media, con accuse assurde e fuorvianti. La gente è però dalla nostra parte ed ha premiato gli sforzi del sottoscritto e dei miei colleghi».

Giorni fa i responsabili di Tutti per la Calle Larga avevano manifestato ottimismo sul fatto che i consiglieri comunali voteranno a favore del ripristino, aggiungendo che i ragusei non vogliono neanche sentir parlare di cancellazione del toponimo Stradone o Stradun, mentre i fiumani si tengono ben stretto il loro Corso.




http://www.editfiume.com/lavoce/politica/7...-a-farsi-strada

Calle Larga fatica ancora a farsi strada

Categoria: Politica Creato Venerdì, 11 Luglio 2014 15:06 Scritto da Redazione

ZARA | Gli attivisti dell’iniziativa civica Zaratini Tutti per Kalelarga (Calle Larga) non demordono dalle proprie rivendicazioni. Nonostante nella proposta dell’ordine del giorno della seduta del Consiglio municipale in programma oggi non sia previsto il dibattito relativo alla ridenominazione dell’odierna Široka ulica in Kalelarga i promotori dell’iniziativa sperano che il medesimo possa essere integrato all’ultimo momento. In caso contrario i sostenitori del ripristino del vecchio nome della principale passeggiata del centro storico zaratino hanno già annunciato l’intenzione di tornare a chiedere un nuovo incontro al sindaco Božidar Kalmeta. Il primo cittadino di Zara, infatti, aveva promesso che la questione sarebbe stata discussa in sede di Consiglio municipale.

Fiducia in Kalmeta

La petizione a favore del ripristino dello storico toponimo è stata firmata da 10.830 zaratini. Hrvoje Bajlo, uno dei promotori della proposta, è convinto che il progetto sarà discusso dai consiglieri municipali. “Sono convinto che il sindaco non sia capace di mentire né a noi né all’opinione pubblica”, ha dichiarato Bajlo. Un altro sostenitore dell’iniziativa, Boris Marin, ha ammesso di sentirsi tradito. “Ero fiducioso. Si era complimentato per il grande numero di firme raccolte. Ci aveva accolto in modo caloroso. Aveva annunciato pubblicamente che l’argomento sarebbe stato discusso in sede di Consiglio municipale”, ha osservato Marin riferendosi a Kalmeta. “L’atto di ripristinare il vecchio toponimo doveva unificarci, non dare adito a strumentalizzazioni politiche e dividerci”, ha rilevato l’attrice Tamara Šoletić. Al momento il sindaco Kalmeta preferisce mantenere il riserbo sull’intera vicenda.

Già Strada Grande

La Calle Larga, secondo alcuni, sarebbe addirittura più antica della stessa Zara. Nel corso della Seconda guerra mondiale quasi tutti gli edifici che s’affacciavano su Calle Larga andarono distrutti e la strada fu ricostruita in stile modernistico, mantenendo soltanto l’antica direzione est-ovest. Spulciando nella storia di questa fondamentale via di comunicazione longitudinale, risaliamo all’antica Jadera romana (in seguito Diadora). Stando ai principi urbanistici dell’epoca dell’Impero Romano, la rete stradale era formata da strade longitudinali più larghe e da quelle trasversali che dividevano la città in insule (quartieri) rettangolari. Quindi, due importanti strade longitudinali furono – e lo sono ancor oggi – la strada che portava dalla Porta di Terraferma fino al Foro e quella che conduceva dall’attuale Piazza Petar Zoranić alla chiesa della Madonna della Salute, ossia l’attuale Calle Larga. Già Via Magna, Strada Grande, Ruga Magistra (ossia “strada principale”), nel Seicento fu conosciuta come Strada Santa Caterina, prendendo il nome del monastero che si trovava nello spazio occupato oggigiorno dal caffè “Central“.

Zaratini affezionati

Fu durante il Regno italiano che cambiò nome in Calle Larga, oppure Strada Larga, denominazione che in seguito fu croatizzata, tant’è che oggi si scrive e pronuncia in una parola sola: Kalelarga. Nel periodo del socialismo, dopo la II Guerra mondiale, Calle Larga venne ribattezzata Omladinska ulica (Via della gioventù) e Via Ivo Lola Ribar. Gli zaratini, affezionati al nome italiano Calle Larga, continuarono e continuano tutt’oggi a far riferimento alla via con questo nome, per cui succede molto spesso che se si menziona il nome Široka ulica non si capisce subito di quale parte di Zara si stia parlando. Questa via, la più importante e la più trafficata del centro di Zara, collega parti essenziali della città, partendo da Piazza Santa Anastasia attraverso lo spiazzo che si estende fino al Foro, per giungere in Piazza del Popolo (già Platea Magna e Piazza dei Signori), proseguendo in via Elizabeta Kotromanić (già Calle Cariera) fino al Palazzo ducale e quello del provveditore. La strada congiunge monumenti sacrali come la Chiesa di San Simeone, la Cattedrale di Sant’Anastasia e la Chiesa della Madonna della Salute.



http://www.editfiume.com/lavoce/politica/7...iglio-cittadino

Calle Larga, è bagarre nel Consiglio cittadino

Categoria: Politica Creato Sabato, 12 Luglio 2014 14:00 Scritto da Krsto Babić

ZARA | Il toponimo Kalelarga (Calle Larga) semina zizzania. La seduta del Consiglio municipale di Zara ieri è stata interrotta dopo che la maggioranza dei consiglieri non ha voluto inserire nell’ordine del giorno il dibattito sul ripristino dello storico nome dell’odierna Široka ulica (Via larga). A causare la sospensione della seduta è stato il consigliere dell’Azione giovanile, Marko Pupić Bakrač, che in segno di protesta si è rifiutato di abbandonare il pulpito dell’Aula consiliare. Bakrač è uno dei nove consiglieri municipali che hanno richiesto che la mozione fosse inserita nell’ordine del giorno della seduta con procedura d’urgenza.

Una protesta democratica

“Io manifesterò il mio disappunto in modo democratico e non mi muoverò dal pulpito fino a quando nell’ordine del giorno della seduta non sarà inserita la proposta inerente al ripristino del toponimo Calle Larga. Sta a voi sospendere la seduta, chiamare la polizia o fare ciò che vi pare, ma io non mi muovo”, ha puntualizzato Pupić Bakrač. Il consigliere dell’Azione giovanile ha puntato il dito contro i rappresentanti della maggioranza, rinfacciando loro di voler favorire gli interessi dell’imprenditore Zdenko Zrilić. Marko Pupić Bakrač ha osservato che la richiesta promossa da quest’ultimo al fine di far modificare il Piano dettagliato dell’assetto del parco Maraska è stato inserito nell’ordine del giorno della seduta all’ultimo momento, più correttamente il giorno stesso della sua presentazione.

Non pervenuta la petizione

Il presidente del Consiglio municipale, Živko Kolega, ha giustificato la decisione di non includere nell’ordine del giorno la mozione inerente al ripristino del toponimo Calle Larga in quanto alla Città non è ancora pervenuta la petizione con le firme dei 10.823 zaratini favorevoli affinché a Via larga venga restituito il vecchio nome. “L’iniziativa civica che ha promosso la petizione avrebbe dovuto consegnare la documentazione”, ha constatato Kolega, invitando i commessi a far allontanare Pupić Bakrač dal pulpito e interrompendo in seguito la seduta.
L’Iniziativa civica Tutti per Kalelarga nel maggio scorso, nell’arco di una settimana, ha raccolto oltre 10mila firme a sostegno del ripristino dello storico toponimo.
I promotori dell’iniziativa per il ripristino del vecchio nome sono pure stati ricevuti dal sindaco Božidar Kalmeta, che ha promesso loro che la questione sarebbe stata dibattuta in sede di Consiglio municipale.

Krsto Babić

Foto di Filip Brala/Pixsell




http://www.anvgd.it/notizie/16954-toponoma...o--17lug14.html

Toponomastica: a Zara “Calle Larga” resta nel cassetto – 17lug14

Ripristino dell'antico toponimo Calle Larga, avanti piano. La richiesta, avanzata dall'azione civica zaratina intitolata "Desidero che il nome Široka ulica sia mutato per sempre in Calle Larga" e supportata dalle firme di 10.823 cittadini, è stata sottoposta all'attenzione della commissione municipale per la toponomastica. Dopo questo passaggio, l'iniziativa sarà all'attenzione dei membri del consiglio comunale di Zara che dovranno esprimersi in merito. La procedura potrebbe durare per mesi ed è quanto temono gli organizzatori, molti dei quali convinti che l'amministrazione cittadina (da decenni di orientamento croato–patriottico e fortemente contraria a tutto quanto sappia di italianità storica di Zara) voglia annacquare l'iniziativa, magari gettandola nel dimenticatoio.


LEGGI L'ARTICOLO
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...setto-1.9602038

Toponomastica: a Zara “Calle Larga” resta nel cassetto

Bloccato in Comune l’appello di 10.823 cittadini che chiedono ripristinare l'antico nome della storica via in italiano
di Andrea Marsanich


16 luglio 2014

Ripristino dell'antico toponimo Calle Larga, avanti piano. La richiesta, avanzata dall’azione civica zaratina intitolata “Desidero che il nome Široka ulica sia mutato per sempre in Calle Larga” e supportata dalle firme di 10.823 cittadini, è stata sottoposta all’attenzione della commissione municipale per la toponomastica. Dopo questo passaggio, l’iniziativa sarà all’attenzione dei membri del consiglio comunale di Zara che dovranno esprimersi in merito. La procedura potrebbe durare per mesi ed è quanto temono gli organizzatori, molti dei quali convinti che l’amministrazione cittadina (da decenni di orientamento croato–patriottico e fortemente contraria a tutto quanto sappia di italianità storica di Zara) voglia annacquare l’iniziativa, magari gettandola nel dimenticatoio. Lo intenderebbe fare, rilevano i sostenitori dello storico, pluricentenario toponimo di Calle Larga, dopo il successone dello scorso maggio, con l’adesione di più di 10 mila persone, desiderose che l’obbrobrio Širola ulica (Via larga) sia definitivamente cancellato.

Il sindaco di Zara, l’accadizetiano Božidar Kalmeta (centrodestra), ha dichiarato ai giornalisti che l’iter va rispettato e non si deve avere fretta: «Da parte mia voglio ribadire il massimo rispetto per la proposta, corroborata dalle firme di migliaia di miei concittadini (Zara ha 71 mila abitanti). Voglio però aggiungere subito che non si tratta di una questione cruciale per le sorti della città, alle prese con altri e ben più importanti problemi. Gli organizzatori si sono già rivolti a me, dimenticando volutamente o meno che io non sono un faraone e neanche il presidente del consiglio cittadino, persona incaricata di stilare l’ordine del giorno delle sessioni del consiglio comunale. La richiesta è al vaglio della competente commissione e quindi dovrà essere valutata e votata in sede di parlamentino».

Il presidente del consiglio cittadino di Zara, Živko Kolega, ha precisato di attendere la decisione in merito della commissione per la toponomastica, aggiungendo che questo organismo non si riunisce ogni qual volta vi siano singole iniziative. «Solitamente le sedute della commissione vengono convocate quando si hanno un certo numero di proposte. Il ripristino di un antico nome non può avere la procedura d’urgenza, perché non è argomento che possa mettere a rischio le finanze della città o altri interessi della nostra municipalità». Hrvoje Bajlo, organizzatore principale della raccolta di firme, ha tenuto a ribadire che non vi è alcuna connotazione politica nella richiesta. «Da più parti siamo stati attaccati di volere italianizzare o romanizzare la nostra Zara. Sono accuse stupide. Calle Larga è la nostra via centrale, lunga 800 metri e conosciuta in tutto il mondo. Non vogliamo rinunciare a questo nome e se servirà ricorreremo all’arma del referendum. Voglio ricordare ancora una volta che i fiumani non si sognano per nessuna ragione di sacrificare il nome Corso per la loro via principale e nemmeno i ragusei per il loro Stradone. Gli zaratini, sottoscrivendo la richiesta, hanno detto la loro e vogliono sia cancellata un’ingiustizia».
 
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view post Posted on 28/8/2014, 20:58     +1   -1

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Grazie di cuore Irto per le informazioni che ci porti e che ci permettono di rinsaldare il legame con le terre irredente.
 
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view post Posted on 28/8/2014, 22:16     +1   -1
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Di nulla dardanide, è un piacere per me :w2nk: Senza voler togliere nulla alle altre località, non nascondo di avere per Zara una particolare simpatia, molto probabilmente perché la sua italianità ha e ha avuto vita particolarmente dura purtroppo; inoltre l'anno scorso ci sono stato e mi ha fatto un'ottima impressione, anche se purtroppo non è più quella di una volta.

Già che ci sono metto anche quest'altra notizia che in sé non ha nulla di rilevante per gli argomenti di nostro interesse, ma mi sembra di intravedere un po' dello spirito della vecchia "mularìa zaratina" che ho letto nei ricordi degli esuli, come se l'antica anima della città non sia del tutto sparita, come dimostra anche il tentativo di un grande numero di abitanti di voler ripristinare lo storico toponimo "Calle Larga"

http://www.editfiume.com/lavoce/politica/8...re-a-pallanuoto

Nel Foro di Zara si può giocare a pallanuoto

Categoria: Politica Creato Giovedì, 31 Luglio 2014 15:00 Scritto da kb

ZARA | Il Quarnero e la Dalmazia sono stati colpiti nella giornata di ieri da un forte nubifragio. I danni più gravi sono stati registrati nell’area di Zara. I Vigili del fuoco sono stati costretti a entrare in azione una cinquantina di volte per pompare l’acqua fuori dagli scantinati e dai pianterreni di abitazioni, negozi, bar e ristoranti. Il comandante dei Vigili del fuoco della Regione di Zara, Željko Šoša, ha reso noto che la situazione risulta particolarmente grave sulle isole di Olib, Silba, Ist e Molat. Ha avvertito che allagamenti sono stati registrati pure nelle località di Novi e Stari Bokanjac, Bili brig e Polovanija. I danni maggiori sono stati subiti dagli immobili, in prevalenza villini unifamiliari, non collegati alla canalizzazione. Sott’acqua sono rimaste pure diverse zone del centro storico di Zara.


Una tradizione consolidata

Nella zona del Foro l’acqua ha raggiunto il mezzo metro. Un gruppo di ragazzi ha colto l’occasione per organizzare una partitella di pallanuoto, una sorta di tradizione zaratina che si ripete ogniqualvolta la città è colpita da piogge particolarmente abbondanti. (kb)
 
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view post Posted on 3/10/2014, 18:42     +1   -1
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Mi sembra incredibile (in senso positivo) di come il tentativo di ridenominare Calle Larga anche a livello ufficiale sia così sentito!!!

www.editfiume.com/lavoce/politica/9...a-infiamma-zara

Calle Larga infiamma Zara

Categoria: Politica Creato Venerdì, 03 Ottobre 2014 14:00 Scritto da Krsto Babić

ZARA | La querelle legata alla ridenominazione di Široka ulica (Via larga) in Kalelarga (Calle Larga) non accenna a placarsi. La seduta del Consiglio municipale di Zara ieri è stata interrotta già nel corso del question time. A provocare la sospensione della seduta è stato il consigliere Marko Pupić Bakrač, eletto nelle file dell’Azione giovanile (AM).


Un gesto plateale

Pupić Bakrač ha occupato il palco in segno di protesta per l’ennesima esclusione dall’ordine del giorno della mozione relativa al ripristino del toponimo Kalelarga. Il presidente del Consiglio cittadino, Živko Kolega (HDZ), ha dapprima ammonito il consigliere di AM, per poi imporre al servizio d’ordine di farlo allontanare dal palco. Gli sforzi dei commessi si sono però rivelati vani. Pupić Bakrač si è opposto al proprio allontanamento. Dopo cinque tentativi è intervenuta la polizia che l’ha caricato su un cellulare. “Se questo è uno Stato di diritto, coloro che hanno impartito quest’ordine dovranno rispondere delle proprie azioni. In armonia all’articolo 39 della Legge sulla tutela personale, nei miei confronti non doveva essere usata la forza”, ha osservato il consigliere dell’AM.
Prima di essere arrestato, Pupić Bakrač ha distribuito ai giornalisti presenti una dichiarazione e un fotomontaggio nel quale sono raffigurati il sindaco di Zara, Božidar Kalmeta (HDZ), assieme all’imprenditore Zdenko Zrilić, con la scritta Široka ulica tradotta in turco. Pupić Bakrač aveva occupato il podio anche in occasione della scorsa seduta del Consiglio municipale. Pure in quell’occasione l’atto di protesta era legato alla sorte del toponimo Kalelarga. L’esito era stato lo stesso di ieri, il presidente Kolega aveva fatto intervenire il servizio d’ordine.


Tutelare la lingua ufficiale

Il Comitato per la denominazione delle vie e delle piazze in seno al Consiglio municipale una decina di giorni fa aveva respinto la richiesta volta a inserire nell’ordine del giorno della seduta del Consiglio municipale la mozione legata alla ridenominazione della Široka ulica in Kalelarga. Il Comitato aveva rilevato la necessità di usare la terminologia croata ufficiale nella denominazione delle vie e delle piazze. “Pur tenendo in considerazione il desiderio del numero considerevole di cittadini che hanno firmato la petizione, riteniamo che si debba tenere conto dell’uso della lingua croata standard per quanto concerne la denominazione delle strade, delle piazze e in generale dei nomi usati pubblicamente”, aveva sottolineato in un comunicato Rade Šimičević, a capo del suddetto Comitato.


Elezioni anticipate

Intanto, il gruppo consiliare SDP-HNS-DSU è giunto alla conclusione che il Consiglio municipale non esiste più in quanto gli è stata impedita qualsiasi attività. I consiglieri dell’opposizione hanno invitato il sindaco Kalmeta e tutti i membri del Consiglio municipale a rassegnare le proprie dimissioni al fine di rendere possibile l’indizione di elezioni anticipate. “Il sindaco e i servizi della Città non hanno una soluzione al problema”, ha dichiarato Irena Dragić (SDP), a capo del gruppo consiliare SDP-HNS-DSU.


Burattini e burattinai

Sull’argomento è intervenuto pure il primo cittadino. Kalmeta ha espresso il giudizio che Marko Pupić Bakrač abbia inscenato l’incidente allo scopo di bloccare i lavori del Consiglio cittadino. “Non è lui il problema, si tratta di un burattino manovrato da un gruppo di persone il cui scopo consiste nel far cadere il governo cittadino al fine di ottenere le elezioni anticipate”, ha affermato il sindaco. “Quanto accaduto dimostra che qualsiasi idiota può diventare consigliere o sindaco”, ha concluso Kalmeta.
Il portavoce della Questura zaratina, Elis Žodan, interpellato in merito a quanto accaduto, ha osservato che alla polizia non è consentito di operare all’interno dell’aula del Consiglio municipale, ossia che da Statuto si tratta di un onere del servizio d’ordine. Però, alla fine, quando tutti i consiglieri se n’erano andati, gli agenti di polizia sono comunque stati costretti a intervenire. Pupić Bakrač in questo caso non ha opposto resistenza.


Incendiata la petizione

L’idea di ripristinare l’uso del toponimo Kalelarga per indicare la principale via del centro storico è stata dell’Iniziativa “Svi za Kalelargu” (Tutti per Calle Larga). Una petizione promossa al fine di sostenere l’iniziativa è stata sottoscritta da 10.823 zaratini. Tuttavia, la documentazione in questione è stata bruciata lunedì scorso ai bordi della piscina municipale dai rappresentanti dell’Iniziativa dopo che il sindaco Kalmeta li aveva invitati a incontrarsi per tentare ancora una volta di giungere a una soluzione. s“In questo caso sono stati infranti tutti i diritti democratici spettanti ai cittadini. Bruciando la documentazione in realtà abbiamo tutelato le firme affinché non possano essere soggette a manipolazioni”, ha dichiarato Hrvoje Bajlo – l’ideatore dell’iniziativa Svi za Kalelargu – prima che Boris Marin desse fuoco l’incartamento.

Krsto Babić





http://editfiume.com/lavoce/politica/9223-...roato-ufficiale

No a Kalelarga: «Non rientra nel croato ufficiale»

Categoria: Politica Creato Martedì, 23 Settembre 2014 15:00 Scritto da Krsto Babić

ZARA | Prosegue la saga legata al ripristino del toponimo Kalelarga (Calle Larga) per indicare la principale via del centro storico zaratino. Il Comitato preposto alle ridenominazione delle strade ha respinto ieri la richiesta di inserire nell’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio municipale la proposta di cambiamento del nome dell’odierna Široka ulica (letteralmente via Larga) in Kalelarga. Una modifica proposta dall’iniziativa di cittadini Svi za Kalelargu (Tutti per Calle Larga), che a suo tempo aveva promosso una petizione firmata da 10.823 zaratini (su una popolazione di circa 75mila persone, nda).


La mozione bocciata dall’HDZ

La mozione è stata bocciata da Rade Šimičević (HDZ), Bruno Milin (HDZ) e Aleksandar Švenjak (HDZ). Hanno votato a favore della medesima Josip Vlahović (DSU) e Irena Dragić (SDP).
“Pur tenendo nella dovuta considerazione il desiderio del numero considerevole di cittadini che hanno firmato la petizione, riteniamo che si debba tenere conto dell’uso della lingua ufficiale croata per quanto concerne la denominazione delle strade, delle piazze e in generale dei nomi utilizzati pubblicamente”, ha rilevato in un comunicato Rade Šimičević, a capo del suddetto Comitato. Ha osservato, inoltre, che i promotori dell’iniziativa hanno a loro disposizione modi alternativi per far approdare la questione in Consiglio municipale.
Lo ha fatto presente pure Marko Pupić Bakrač, consigliere municipale eletto nelle file dell’Azione giovanile.


Una decisione irrilevante

Pupić Bakrač ha rilevato che la decisione del Comitato è irrilevante per quanto concerne la definizione dell’ordine del giorno del Consiglio cittadino. “Ci attendevamo questo epilogo, di conseguenza io e il consigliere Ante Rubeša abbiamo avviato la procedura regolare per inserire la questione all’ordine del giorno del Consiglio municipale“, ha spiegato Pupić Bakrač.


Non vincolante il parere del Comitato

“Il parere del Comitato non è vincolante. Accade spesso che delle proposte vengano bocciate in sede dei vari Comitati, per poi essere comunque inserite nell’ordine del giorno dell’Assemblea cittadina. Non esiste un modo legale per impedire che questo argomento sia discusso in sede di Consiglio municipale”, ha assicurato il rappresentante dell’Azione giovanile.


Persa una battaglia, non la guerra

Fiducioso sull’esito del progetto si è dichiarato pure l’ideatore dell’iniziativa Svi za Kalelargu, Hrvoje Bajlo. “Abbiamo perso una battaglia, ma la guerra deve appena iniziare”, ha annunciato Bajlo. “La petizione è stata firmata da 10.823 elettori, che hanno dato chiaramente a intendere che desiderano che la Široka ulica sia ridenominata in Kalelarga. È evidente che alcune persone non sono state coerenti. In primo luogo il riferimento a Rade Šimičević e Aleksandar Švenjak dell’HDZ, i quali, pur avendo firmato l’iniziativa si sono rifiutati di promuovere la medesima”, si legge in un comunicato stampa diramato dall’iniziativa Svi za Kalelargu. I promotori dell’iniziativa hanno puntato il dito pure nei confronti del sindaco zaratino Božidar Kalmeta, pure lui dell’Accadizeta. ritenendolo uno dei principali responsabili di quanto sta accadendo.


Kalmeta ha cambiato idea?

I promotori dell’iniziativa non hanno potuto fare a meno di ricordatre che il primo cittadino Kalmeta in passato si era dichiarato favorevole al ripristino del toponimo Kalelarga in più di un’occasione.

Krsto Babić

Edited by Irrto - 3/10/2014, 20:48
 
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Buonasera, con tutta sincerità ritengo un errore aver rivendicato la Dalmazia al termine della Prima Guerra Mondiale per aver ottenuto solo la città di Zara. Se è vero che aveva elementi d'italianità, proprio il fatto di aver preteso Fiume e la Dalmazia alle trattative di Versailles del 1919 e il conseguente abbandono al tavolo di pace sfidando il mondo in un momento di profonda instabilità, ha fatto nascere il mito della Vittoria Mutilata e la nascita dei fasci di combattimento che culminó con la presa del potere del fascismo. Detto ciò sarebbe auspicabile in collaborazione tra i due Stati italiano e croato e la regione Veneto, il recupero filologico di quegli edifici che la seconda guerra mondiale ha cancellato in un'ottica di pace e amicizia dei popoli. Alla base di ciò si ritiene che la Dalmazia essendo a maggioranza croata è confinando pienamente con altri Stati anche dal punto di vista logistico debba rimanere slava .
 
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Su questo l'avvenuta integrazione europea della Croazia, da una parte discussa perché porta l'area Schengen a confinare esternamente con una nazione purtroppo ancora preda di tensioni etniche come la Bosnia-Erzegovina, è sicuramente un punto a favore. Anche perché tanto al momento confina comunque con l'Ucraina, attraverso la Slovacchia...
 
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